•Destiny {Jikook}•

49. Il mio destino sei tu

JUNGKOOK

Passai il resto di quel giorno, che era un venerdì, e del giorno seguente a lacerarmi per il fatto che avevo finalmente capito che le cose tra Jimin e me erano finite.
Prima di quella conversazione tra me e lui, dicevo che lo avevo lasciato andare, ma non lo pensavo. Facevo finta che fosse così solo perchè, in questo modo, non sarei sembrato così disperato come ero in realtà.
Ma, viste le sue parole nello stanzino, mi ero dovuto rassegnare al fatto che quello che cercavo di far credere fosse la verità lo era sul serio.

In tutto questo, cercai almeno un po' di essere arrabbiato con Yoongi e Tae, ma non ce la feci. Avevano semplicemente fatto quello che avrei dovuto fare io non appena Jimin mi aveva lasciato.

"Quindi sei sicuro che non vuoi uscire con noi?" mi chiese Tae al telefono sabato dopo cena.
"Certo" gli risposi io in tono quasi normale.
"Ti farebbe bene svagarti un po'..." mormorò lui prima di salutarmi e chiudere la chiamata.

Io alzai gli occhi al cielo, pensando che sarebbe stato un miracolo se fossi riuscito a svagarmi senza pensare al fatto che avevo perso definitivamente la persona che credevo mi sarebbe stata accanto per tutta la vita.
Ma, d'altronde, era meglio così visto tutto il male che gli avrei potuto fare se fossimo rimasti insieme.
O, almeno, così credevo in quel momento...

Non appena chiusi la chiamata con Tae mi diressi in bagno, decidendo di farmi una doccia prima di mettermi sotto le coperte guardando qualche film per evitare di pensare.
Rimasi più del dovuto sotto l'acqua calda, anche quando sentii la suoneria del mio telefono, segno che era arrivato un messaggio.

Fu non appena mi asciugai e mi rivestii, con una felpa larga ed un paio di pantaloni della tuta, che tornai in camera, prendendo in mano il telefono per vedere chi mi avesse scritto.

Non mento, il telefono mi stette per cadere dalle mani quando vidi che il mittente del messaggio era Jimin.
Il cuore iniziò a battermi all'impazzata ed il mio respiro iniziò a farsi affannoso. Tutto perchè pensavo non mi sarebbe mai più successo di ricevere un suo messaggio.
Non appena realizzai che era tutto vero, ovvero qualche secondo dopo, sbloccai lo schermo con il riconoscimento facciale e lessi quel messaggio lunghissimo, iniziando a piangere dalla gioia poco dopo.

"Sono seduto sulla sabbia della spiaggia dove ci siamo baciati per la prima volta. Non sto pensando di ammazzarmi e questo non è un messaggio d'addio, stai tranquillo. Sono solo triste. Triste perché le tue parole di ieri mattina mi hanno fatto riflettere. E, riflettendo, mi sono reso conto che sono ancora innamorato di te e non ho mai provato per nessuno quello che provo per te, anche se probabilmente non crederai alle mie parole. Scusami se ti ho spaventato, se non ti ho detto subito dei miei problemi e se ti ho fatto uscire dalla mia vita da un giorno all'altro inventandomi scuse che non stavano in piedi.
Sto pensando anche ad un'altra cosa, però. Sto pensando che lasciarti andare, per ritornare nel luogo sicuro che è Shin-Hyo, non ha avuto alcun senso, perchè il mio destino sei tu, nonostante tutti i rischi e tutte le volte che potrebbe andare male tra di noi.
Quindi, se mi ami ancora e pensi anche tu che io sono il tuo destino, raggiungimi. Ti aspetterò fino allo scattare della mezzanotte. Se non verrai saprò di aver fatto l'errore più grande della mia vita a lasciarti andare la prima volta".

Passai qualche secondo ad asciugarmi le lacrime dal volto con le maniche della felpa prima di rendermi conto che erano già le 23.02.

Così composi subito il numero della persona che credevo mi avrebbe saputo aiutare, fermandomi, però, poco prima di schiacciare il tasto per far partire la chiamata.
Tutto perchè mi chiesi se fosse giusto fare l'egoista ritornando da lui quando lui avrebbe potuto trovare qualcuno che l'avrebbe fatto stare molto meglio di me.

E, vi giuro, ci ho provato sul serio a tornare a sedermi facendo finta che quel messaggio non mi fosse mai arrivato, ma, semplicemente, non potevo rinunciare a Jimin, nonostante avessi fatto finta del contrario per due mesi.
E fu così che mi ritrovai a sperare che mia sorella rispondesse al telefono.