Ares/Orion
(Non odiatemi pliz)Cat era al campo di allenamento della Alia, pronta con borracce e asciugamani. I ragazzi si stavano allenando duramente, in vista del Football Frontier.
Lei cercava di dare loro il maggiore supporto possibile in quanto membro dello staff, anche se non poteva fare a meno di invidiarli un po' per la loro bravura nel gioco del calcio.
Ma essendo imbranata come solo lei poteva essere, si limitava a incitarli dal bordo campo.Alla fine degli allenamenti tutti andarono verso gli spogliatoi, tutti tranne Cat.
Dave la notò, mentre lei osservava con sguardo assorto un punto impreciso davanti alla porta.
«Sorellina?» la chiamò, avvicinandosi.
La ragazza sussultò, e si voltò verso il fratello.
«Tutto bene?» chiese il maggiore.
«A-ah, sì, tutto bene» si affrettò a rispondere Cat, prendendo del materiale dimenticato sulla panchina.
«Sicura? Non è che ti senti male?»
La bionda scosse la testa, tornando dal fratello con alcuni asciugamani e delle borracce.
Dave decise di non andare oltre con le domande, ma tenne d'occhio la sorella per il resto della giornata. Non notando nulla di strano, smise di preoccuparsi.Cat invece aveva uno strano presentimento.
Sentiva in qualche modo di essere nel posto sbagliato, sentiva che non avrebbe dovuto essere lì in quel momento.
Ignorò quella sensazione, che sparì il giorno dopo.Diverso tempo dopo...
La Inazuma Japan si stava allenando duramente. Cat era riuscita a entrare nello staff della squadra, così da poter supportare il fratello maggiore.
Dopo la terza partita però, iniziò a essere strana. Si sentiva spesso poco bene, e molte volte le altre ragazze dello staff dovettero obbligarla ad andare a riposarsi, poichè lavorava anche troppo.Un giorno, mentre stava finendo di portare via alcune borracce, l'allenatore la raggiunse.
«Cacchan!» la salutò allegramente l'uomo.
«Signore, le serve qualcosa?» chiese educatamente Cat.
«Ecco, ho dimenticato di comprare alcune cose... Potresti andare tu a prenderle? Ho qui la lista»
Così dicendo mise nelle mani della ragazza un pezzo di carta e si dileguò.
Così la bionda finì il suo lavoro e si diresse alla sua camera, per uscirne dopo poco.
Nei corridoi incrociò Regina, che le chiese dove stesse andando.
«Una piccola commissione per l'allenatore» rispose sbrigativa Cat.
«E ci vuoi andare da sola? Questa mattina ti sei data molto da fare, e anche dopo pranzo... Adesso io devo fare altro, ma chiedo se uno dei ragazzi può accompagnarti» e senza darle il tempo di replicare la prese per un braccio e iniziò a trascinarla in giro per la sede della squadra.
Mentre camminavano, incontrarono nei corridoi Heath e Duske.
Il primo offrì come aiutante l'amico, che non oppose resistenza.Così i due andarono in città, a svolgere le commissioni per conto dell'allenatore.
Duske cercava di evitare che la ragazza si sforzasse troppo, anche perché se le fosse successo qualcosa Dave non glielo avrebbe mai perdonato.
Cat lo lasciava fare, entro un certo limite ovviamente.
Stavano attraversando la strada, quando si sentì il rombo del motore di una moto.
«Attenta!»
Due mani afferrarono Cat, tirandola all'indietro ed evitando che venisse investita dal ragazzo in moto.
Una mano era quella di Duske, che guardava la ragazza un po' preoccupato.
L'altra mano... Cat alzò lo sguardo sull'altro ragazzo che l'aveva soccorsa.
Era abbastanza alto, i capelli erano viola e acconciati in maniera un po' particolare, a ricordare una sorta di uccello. Gli occhi erano neri, ed erano puntati nella direzione verso la quale era sparito il motociclista.
A prima vista non sembrava un tipo raccomandabile a dirla tutta.
«Stai bene Cat?» chiese Duske, risvegliandola dai suoi pensieri.
«S-sì, sto bene. Ho solo preso un bello spavento. Grazie per avermi salvata. E anche a te...» aggiunse la ragazza, guardando verso lo sconosciuto.
«Vedi di stare più attenta. In questi giorni Felix è nervosetto...» le rispose il violetto.
La bionda si limitò ad annuire, intuendo che Felix fosse il ragazzo della moto.
«Uhm... Come ti chiami?»
Ci fu un breve silenzio.
«Archer Hawkings»
«Grazie, Archer»
Per qualche motivo quel ragazzo le ispirava fiducia, e gli sorrise timidamente.
Invece Duske non era dello stesso parere. Prese la mano di Catherine, guardando male Archer.
«Scusaci, andiamo di fretta» e così dicendo si allontanò con la ragazza, la quale rimase qualche secondo perplessa, prima di reagire e seguirlo, mentre salutava velocemente Archer con la mano libera.«Duske, tutto bene?»
Stavano tornando alla sede della squadra, e ancora il ragazzo non aveva detto nulla.
«Quel tipo, Archer... Lo conoscevo di fama. È un teppista, esattamente come il ragazzo che stava per investirti, Felix. Da quel che so quei due sono molto amici»
«Oh. Capisco...» disse la bionda, in tono quasi deluso. «Però non mi sembrava una cattiva persona» commentò dopo qualche secondo di silenzio.
Duske sospirò, guardandola «Non è una brava persona Cat.»
«Mi ha tirato per evitare che venissi investita»
«Questo non significa nulla, solo perché non è un assassino non vuol dire che puoi fidarti di lui» rispose duramente il ragazzo.
Calò nuovamente il silenzio, che durò fino al loro ritorno alla sede della squadra.Qualche partita dopo...
Catherine era insieme alle altre ragazze e ai ragazzi che avevano appena finito l'allenamento.
Erano stanchi, ma anche molto emozionati perché a breve sarebbero partiti per la Russia, alla volta dei mondiali veri e propri.
Dopo alcuni minuti si rese conto di non star più ascoltando i discorsi delle ragazze, ma di essersi incantata a guardare i ragazzi.
Era come se stesse cercando qualcuno in mezzo a loro, qualcuno che avrebbe dovuto essere lì.
Iniziò a fare mentalmente la conta per individuare chi potesse essere il ragazzo mancante, ma c'erano tutti. Eppure mancava qualcuno.
«Cat?» la chiamò il fratello.
«Uhm, sì Dave?» chiese lei voltandosi verso di lui.
Il ragazzo le si avvicinò, con sguardo preoccupato.
«Sicura di stare bene?»
«Una meraviglia!» disse e fece una piroetta su sé stessa per dimostrarlo, rischiando di inciampare tra l'altro.
Dave non sembrava per nulla convinto.
Si tolse un guanto da portiere e le tastò la fronte, ma la ragazza non aveva la febbre.
«Sei nervosa per la partenza? Puoi restare qui se non te la senti. Alla Aliea si prenderanno tutti cura di te come sempre, e potrai seguire le partite in diretta e chiamarmi quando vorrai» iniziò il moro, ma subito la minore lo interruppe.
«No, sono sicurissima di voler partire fratellone. Uh- credo che Sonny voglia provare qualche ultimo tiro in porta» aggiunse cercando di distrarlo.
Dave sospirò, accarezzò la sorella sulla testa e andò dal ragazzo instancabile.Erano le otto di sera.
Tutti stavano finendo di mangiare, o erano andati nelle loro camere.
Catherine era fuori, al campo di allenamento.
Qualcosa non andava. Cercando di scacciare il pensiero, prese un pallone e iniziò a palleggiare. Più o meno.
Riuscì a eseguire un palleggio sul ginocchio, prima di tirarsi la palla dritta in viso.
Si strofinò appena il viso, leggermente dolorante.
Poi riprese il pallone e ritentò.
Questa volta la palla cadde in avanti.
Al sesto tentativo riuscì a fare ben due palleggi. Prima di tirare il pallone oltre le proprie spalle.
Sospirando, si voltò per recuperarlo.
Sulla porta del campo c'era qualcuno.
Per qualche secondo la ragazza rimase a guardarlo, finché non lo riconobbe.
«È un po' tardi per allenarsi» le fece notare Duske.
«...tu come mai sei qui?» chiese perplessa Cat.
«Credo di aver lasciato qui la mia felpa. Almeno, Heath dice di averla vista qui l'ultima volta. Tu invece?»
Cat rimase in silenzio qualche secondo, pensando se mentire o dire la verità. Optò per una via di mezzo.
«Pensavo. Uh- credo di aver visto ora la tua felpa» disse andandola a prendere dalla panchina e portandola al ragazzo.
«Grazie... È meglio se vieni dentro, inizia a fare freddo»
La bionda annuì, uscendo dal campo e chiudendo la porta dietro di sé. Guardò ancora qualche secondo il campo, prima che Duske le mettesse una mano sulla spalla.
«Dovresti andare a riposare. Tuo fratello impazzirà di questo passo» disse il ragazzo, tirandola appena verso di sé e accompagnandola dentro.
In quel momento, Catherine sentì come se tutto quello fosse sbagliato.
Il luogo, la persona con cui era, era sbagliato. Non doveva trovarsi lì. Non doveva essere con Duske.
Ma non sapeva perché.
«Sarò solo un po' stanca» mormorò tra sé e sé, ignorando quel senso di disagio e le momentanee visioni di qualcuno coi capelli viola scuro vicino a sé.Autor corner
Ebbene sì, sono ancora in vita.
Ma questo capitolo è venuto fuori solo perché l'avevo scritto secoli fa, ma gli mancava il finale e mi è venuto voglia di continuarlo ora. Altrimenti sarebbe rimasta una bozza incompleta per l'eternità.
Quindi prendetevi questa os cringe, sì molto cringe, e deprimente.E PORCA PUTTANA COME CAZZO CI SIAMO ARRIVATI AI 6K?!?
Cioè sono secoli che faccio letteralmente nulla e comunque qualcuno legge, vota o aggiunge alle proprie raccolte questa cosa che per semplicità chiamo libro.
But thanks- really, apprezzo.
Forse riprenderò questa cosa.
Forse.
Forse mi limiterò a morire e sparire.
Chiii lo sa!Bye bye
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Cose su Inazuma Eleven
FanficMINNA, SAKKA YAROUZE! (sono abbastanza sicura sia scritto giusto) Trama : Cose inazumiane, tra cui anche one-shot (anche su richiesta), chat e scleri senza senso. SPOILER ALERT YAOI ALERT DISAGI MENTALI ALERT E niente, buona lettura :3