Sebastiano

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Riemergo lentamente dal sonno senza riuscire a capire cosa mi abbia svegliato esattamente e solo ora che ho aperto gli occhi mi rendo conto che, ieri sera prima di uscire, ho lasciato i balconi aperti. Fuori la notte la fa ancora da padrona e l'unica luce che riesco a vedere nel buio è quella pallida della luna che a malapena riesce a illuminare la stanza. Guardo l'ora sulla radiosveglia che ho sul comodino, segna le cinque del mattino e questo significa che sono a letto solo da mezz'ora, ma dal modo in cui mi sono svegliato, dormivo già parecchio pesantemente.

Mi guardo attorno e provo a tendere l'orecchio in cerca di qualche segnale o qualche suono riconducibile al mio risveglio, ma non noto nulla.

Appoggio di nuovo la testa sul cuscino e non appena chiudo gli occhi, sento il cellulare suonare.

Ma che cazzo.

Chi diavolo è che mi chiama alle cinque di mattina?

Numero sconosciuto. Mi prendono per il culo? Vorrei lasciar perdere, desistere, ma mi conosco troppo bene e so che la mia curiosità ha sempre avuto la meglio su di me e dato che ormai sono sveglio, tanto vale rispondere e vedere chi è.

"Pronto".

"Ospedale Tre Voci, parlo con il signor Sebastiano?".

Mi alzo di scatto dal letto, dentro di me non c'è più nessuna traccia di sonnolenza. Che diavolo vuole l'ospedale a quest'ora? Che diavolo è successo?

"Sì, sono io". Rispondo cercando di mantenere la voce su un tono calmo.

"La chiamo in merito a un ragazzo che è stato ricoverato da noi questa notte".

Ricoverato? Ragazzo?

L'unico ragazzo che conosco e che può trovarsi lì in questo momento è mio cugino Samuele, ma sono sicuro che non avrebbero mai chiamato me perché avrebbero sicuramente chiamato i suoi genitori.

"Mi scusi, è sicura di parlare con la persona giusta?".

"Mi dispiace, ma per telefono non posso aggiungere altro. Se gentilmente può recarsi qua potrei spiegarle meglio".

Sono confuso e incredulo, ma allo stesso tempo non ho nessuna intenzione di lasciar perdere.

"Va bene. Arrivo subito".

Proprio non capisco cosa diavolo stia succedendo, ma se è un qualche scherzo da parte di qualcuno che conosco, giuro che scoprirò chi è, e gliela farò pagare cara.

Mi vesto in velocità, prendo le chiavi dell'auto ed esco di casa.

Arrivo all'ospedale, mi reco al banco principale della reception e spiego l'accaduto. La signora dietro al desk mi spiega dove andare e mano a mano che percorro scale e corridoi, mi rendo conto che se fosse stato uno scherzo, a quest'ora si sarebbe già concluso e di sicuro non starei girando per l'ospedale se non fosse vero.

Quindi chi diavolo è che mi ha mandato a chiamare?

Arrivo a un'altra postazione e davanti a me trovo l'infermiera che mi ha contattato al telefono.

Mi spiega che hanno ricevuto una chiamata al numero d'emergenza per un'aggressione e che hanno ricoverato qui un ragazzo.

Nel portafoglio non aveva documenti e non aveva nemmeno il telefono con sé, né nessun'altra informazione. L'unica cosa che hanno trovato è stato il mio numero, nella tasca dei jeans che indossava.

Mi dice anche che di solito non chiamano persone all'infuori della famiglia, ma che non avendo altre notizie su di lui, data la situazione, sarebbe stato meglio per lui vedere una faccia conosciuta al suo risveglio e non solo dottori. Mi ha dato la possibilità di scegliere se rimanere o tornare a casa.

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