Sebastiano

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Sto sistemando alcuni libri sullo scaffale quando sento la porta aprirsi e poi la voce di Alessio salutare Gianluca.

Non appena li raggiungo li vedo già immersi in una delle loro conversazioni piene di pettegolezzi. Il mio capo non ha mai nascosto quello che vorrebbe da noi, mi stupisco solo che un uomo della sua età accetti tutto così facilmente. Non ha mai battuto ciglio né sul mio orientamento sessuale e nemmeno sul mio secondo lavoro. E ogni volta che Ale esce dalla libreria, lasciandoci nuovamente al nostro lavoro, non manca mai di ricordarmi quanto lo adora.

"Hai visto chi è passato a salutarci? E ha portato anche il caffè!".

Vorrei dirgli che è venuto perché l'ho avvisato che erano arrivati i libri che ha ordinato e dato che Gianluca non glieli fa più pagare gli porta il caffè così da sentirsi meno in colpa, ma decido di lasciar perdere e far parlare Ale.

"A dir la verità sono passato per i libri!". Dice infatti.

"Lo sai che non ti credo ragazzo! Sarai anche venuto per i libri, ma sono sicuro che sei passato anche per dare una sbaciucchiata al mio dipendente! Come se non vi conoscessi!". Esclama Gianluca.

Ecco una di quelle situazioni imbarazzanti in cui non vorresti mai essere coinvolto.

"Non ti si può nascondere mai niente!". Gli risponde Ale ridendo.

"Tu sei stressato per gli esami e lui ha qualcosa che lo turba. Quindi mi sembra ovvio che in qualche modo bisogna distrarsi. Anche io alla vostra età ero così!".

Porca miseria. Ho sempre saputo che in questa libreria non gli sfugge mai niente, tanto che non posso nascondergli nulla che lui subito capisce se c'è qualcosa che mi gira per la testa.

Ovviamente Alessio non lo contraddice, anzi.

"Ha conosciuto un ragazzo e ora mi vuole lasciare!". Spettegola subito prendendo la palla al balzo.

"Ti vuole lasciare? Che pazzia è questa! Ma gli hai fatto vedere cosa si perde?".

"Certo che gli ho fatto vedere! In varie occasioni e in varie maniere, ma lui non mi vuole!". Gli risponde per poi imbronciare le labbra.

Ma come fanno a parlare così? Io non ci posso credere. È come se io per loro non ci fossi e continuano a chiacchierare come se nulla fosse degli affari miei.

"Ehi! Io sono qua! Davanti a voi!".

Finalmente si fermano e mi guardano.

"E quindi? Racconto a Gianluca gli ultimi sviluppi della nostra storia!".

Non potrò mai rinunciare a lui. È entrato nella mia vita come un missile e non se ne andrà mai perché non glielo permetterò. Da quando lo conosco tutto attorno a me è migliorato e anche se in casi come questo vorrei soffocarlo, mi rendo conto che a parole sono più bravo che con i fatti perché è ancora qui, accanto a me, che respira, vivo e vegeto!

Se Alvise vorrà entrare nella mia vita, dovrà riuscire ad accettare anche Ale oltre al mio lavoro.

E già mi immagino la delusione nei suoi occhi non appena verrà a sapere anche questo mio bisogno.

"Finiremo un'altra volta. Ora vai ad allietarlo prima che si irriti ancora di più!". Dice il mio capo.

Prendo Ale per mano e lo trascino nel retro prima che Gianluca cambi idea.

"Ma ti sembra normale che devi raccontare tutto a Gianluca?". Lo rimprovero.

Lui per tutta risposta mi bacia. Uno di quei baci selvaggi, rudi, di chi vuole di più e subito.

E quando mi bacia così non so resistergli. Tutta la tensione accumulata durante la giornata ha deciso che vuole sfogarsi in un rapporto veloce e molto crudo.

"Mi hai rovinato". Dico sottovoce.

"Se non fosse per me, andresti di mano e basta. Quindi non lamentarti".

Niente da dire perché ha pienamente ragione.

"Ora sarà ancora più lunga aspettare questa sera per poter avere di più!".

"Ehi! Io ero passato sul serio solo per i libri! Mi servono per l'esame e prima inizio meglio è. È stato Gianluca a dire che tu eri turbato e se non ricordo male sei stato tu a trascinarmi qua dietro!".

Sospiro. Io lo so che morirò giovane se continuo a frequentare questi due.

Faccio un passo indietro per liberarlo dalla mia presa ferrea e per permettergli di allontanarsi dal muro dove lo avevo spinto durante il nostro bacio.

Mi prende la mano e si avvicina alla scrivania che si trova nella stanza, si siede sopra, allarga le gambe e mi tira a sé. Io non mi faccio pregare e lo raggiungo immediatamente tra le sue gambe.

Stiamo abbracciati per un po'. Poi inizia a baciarmi il collo.

"Sono preso così male che mi coccoli?". Gli chiedo alzando gli occhi al cielo sapendo che non può vedermi.

"Di solito lo fai sempre tu per me! Mi sembrava carino ricambiare per una volta".

Di certo non gli dico di smettere.

Mi accarezza la schiena e continua a baciarmi dolcemente.

"Non si è fatto vedere neanche ieri?".

"No". Dico rassegnato.

Poi si ferma di colpo smettendo di coccolarmi, così mugugno per averne ancora.

L'incrocio dei nostri passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora