Alessio

503 50 16
                                    

Sotto pelle sento il sangue tremare mentre, ignaro di quello che sta accadendo dentro la mia testa, continua a scorrere. Per giorni dopo quel primo incontro ho continuato a ripetermi che era solo una grandissima cazzata e che il mio cuore, dopo tutto quello che aveva subito, non ci capisse più un cazzo di quel battere inarrestabile. Non sapeva che quella folle corsa non faceva altro che alimentare i miei pensieri né tantomeno sapeva che quei pensieri avevano già stretto attorno a esso un nodo indissolubile con, tra le trame del filo rosso, il suo nome. Era come se oramai non avessi più nessuna via di scampo, nessuna uscita di sicurezza che mi avrebbe riportato nella comfort zone. E tutto quello che avevo studiato improvvisamente era diventato tempo perso perché niente avrebbe riportato il mio cuore a battere a un ritmo regolare.

E dopo aver provato a cancellare o almeno smorzare quel sentimento che aveva preso dimora in me, alla fine mi sono arreso a lui assecondandolo.

Leggere il messaggio che mi inviò Alvise in cui casualmente mi fece sapere che assieme a lui, sulla pista di ghiaccio, ci sarebbe stato anche Mattia, mi diede la giusta occasione per testare se tutto quello che urlava il mio corpo fosse vero o meno. Quando arrivai, lui era già lì che faceva dei gesti in direzione di Alvise. Non ebbi il coraggio di farmi avanti subito e forse sarei rimasto in disparte senza dire nessuna parola se non fosse stato per il ragazzo che mi inviò il messaggio. Non appena mi vide mi chiamò a gran voce e anche se avrei voluto scappare, mi incamminai verso di lui. Vederlo nel suo mondo, con il sorriso sulle labbra e gli occhi luminosi mi sbattè in faccia una realtà che non ero pronto ad accettare. Solo pochi mesi prima lo avevo raccolto per strada impaurito, mentre ora saltava e rideva come se il suo passato non facesse più parte di lui. Ma era possibile veramente? Con la persona giusta si poteva davvero voltare pagina e ricominciare da capo come se niente fosse mai accaduto? A vedere lui, si direbbe di sì.

Quando affiancai Mattia è come se tutto attorno a me si fosse ristretto all'improvviso, chiudendomi all'interno di quattro mura e lasciandomi senza aria. Ma non appena il suo sorriso timido apparve d'innanzi a me, fu come vedere una rivisitazione del cavallo di Troia in azione, perché non appena le sue labbra si schiusero in quella dolce curva, sprigionò tanto di quell'affetto da attaccare le barriere che mi stavano lasciando privo di forze, rifacendo partire il mio cuore nella sua dannata corsa.

Fu strano all'inizio. Non sapevo cosa dire e l'imbarazzo si poteva toccare con le punte della dita, ma a interrompere questa strana atmosfera che si era creata tra di noi fu Alvise, che riportò su di lui l'attenzione dell'amico per riprendere da dove avevano interrotto. Restai a guardare e ad ascoltare i due ragazzi quasi incantato dalla loro complicità e mi meravigliai di come Mattia incitasse Alvise a non mollare e a riprovare dopo ogni sbaglio, non appena notava l'umore dell'amico cambiare, senza mai alzare la voce o innervosirsi. Restai a osservare con curiosità il ragazzo che era riuscito a rivoltare il mio cuore, senza mai trovare un vero motivo per impedirmi di non vederlo più.

Dopo quel giorno andai altre volte al palazzetto a vederli e sempre più spesso ci isolavamo solo io e lui ritrovandoci a parlare un po' di tutto. Ce ne stavamo seduti sugli spalti come se fossimo in una caffetteria, fregandocene del freddo che si respirava all'interno perché avevamo i nostri sentimenti che ci scaldavano.

Proprio come ora.

"Sei sicuro che non gli serva il tuo aiuto?". Chiedo a Mattia quando vedo l'ennesima caduta di Alvise sul ghiaccio.

"Sono sicuro".

Ma più lo guardo cadere e più mi preoccupo che ci sia qualcosa che non va. "Ma..", provo a dire prima di venire interrotto.

"Per questo salto io non posso farci niente".

Mi volto a guardarlo cercando di leggere tra le righe quello che non mi sta dicendo a parole, senza però riuscirci. "Cosa intendi?".

I suoi occhi si fanno improvvisamente tristi e mi picchierei per aver insistito su una cosa che non mi riguarda.

"Questo è l'ultimo ostacolo che lo lega al passato ed è per questo che deve riuscirci da solo".

Volto lo sguardo nuovamente alla pista, dove vedo Alvise cadere ancora e ancora rialzarsi. E mi ritrovo a invidiare la sua determinazione nel volerci riuscire. Quanta forza risiede nel suo piccolo corpo? Resto a guardare ogni suo gesto, sentendo addosso gli occhi curiosi di Mattia.

"Sembra facile guardando lui". Dico.

"Credo dipenda molto da quello che lo aspetta nel futuro". Lo sento dire, senza mai staccare lo sguardo da me.

Mi volto verso di lui e rimango a guardarlo, scavando fino in fondo dentro la sua anima. E capisco che le sue parole sebbene siano in risposta a una mia affermazione, in realtà siano rivolte a me.

Prendo un respiro e poi ci provo. "E come faccio a sapere cosa mi riserverà il futuro?". Cancellando dalla nostra conversazione qualsiasi altra persona e concentrandomi su di noi.

"Penso che per prima cosa dovresti abbassare qualche difesa".

Rimango in silenzio senza dire nessuna parola, ma con la testa che continua a chiedersi come faccia a leggermi così bene questo quasi sconosciuto che è seduto accanto a me. Poi come se nulla fosse, lo vedo allungare una mano nella mia direzione per poi appoggiarla sulla mia che tengo sulla coscia.

"Per esempio", inizia a dire "potresti non ritirare la tua".

Mando giù la saliva che si era formata in bocca e poso lo sguardo sulle nostre mani. "Chi ti dice che l'avrei tolta?". E subito dopo averglielo chiesto vedo, ma soprattutto sento, il suo pollice farmi delle piccole carezze.

"Ogni volta che mi siedo accanto a te, ti sposti anche se di poco. Quando ti sfioro fai un passo impercettibile indietro e sono rari i momenti che riesci a tenere per più di dieci secondi i tuoi occhi nei miei".

Ascolto ogni sua parola e mi rendo conto che tutto quello che ha detto è vero.

"Non lo faccio apposta". E dicendo così non faccio altro che confermare quello che ha detto.

"Lo so, altrimenti ora non saresti seduto qua con me".

Sospiro e mi sento un idiota totale. Dovrei essere io, futuro dottore, a comportarmi da adulto e invece mi ritrovo con un ragazzino a farmi da balia. Resto incantato a guardare quel suo dito che dolcemente mi accarezza il dorso e in un impeto di coraggio, giro la mano a incontrare la sua, per poi incrociare le nostre dita.

E come per magia un sorriso appare sul mio viso.

Un gesto che dovrebbe essere tanto semplice quanto innocente, ma che a me costa una fatica immensa perché la paura che mi attanaglia l'anima è difficile da sconfiggere, ma non impossibile.

"Non sara facile". Gli dico, perché è la verità e se lui cerca solo un'avventura da una botta e via allora io non sono la persona giusta, anche se dentro di me so che non è questo che lui vuole.

"Sono tenace".

Alzo lo sguardo fino a incontrare il suo. Mi sta sorridendo e nei suoi pozzi posso leggere quella verità che cerco.

L'incrocio dei nostri passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora