Epilogo - Alessio

1K 75 36
                                    

TRE ANNI DOPO

"Faremo tardi". Dico non appena sento le sue labbra sulla schiena.

"Abbiamo tempo". Mi sussurra sulla pelle ancora calda dalla notte appena trascorsa assieme sotto le coperte nel mio appartamento.

Mi aggrappo alle sue parole volendo credergli, anche se so benissimo che sta mentendo. Lascio che i suoi baci si facciano più insistenti e mi volto appena con la testa verso di lui per assaporare quel gusto dolce che sa di casa. Il suo corpo si avvicina fino ad aderire perfettamente al mio e un suo braccio mi circonda il fianco per poi appoggiare la sua mano sul mio cuore.

Bum bum bum.

E attraverso il suo tocco sento l'amore che provo per lui scorrere sotto la nostra pelle, unendosi a quello che lui sente per me.

Le spinte sono lente, ma decise. Il piacere che ci avvolge stretto si fa sempre più intenso e appassionato. Il battito aumenta la sua corsa e i nostri gemiti si mescolano rimbalzando sulle pareti della stanza per poi tornare da noi più acuti e disperati. Sento la sua mano prendere in mano il mio sesso per poi iniziare a spingere su e giù. Mi inarco verso di lui e con la mano libera gli afferro il collo avvicinandolo al mio. Le sue labbra si posano sul mio orecchio e non appena i suoi ansiti si intrufolano nel mio cervello, esplodo in un mare di piacere. E solo dopo essermi ripreso lo sento afferrarmi con più decisione per spingersi più a fondo dentro di me, fino a quando l'orgasmo non travolge anche lui.

"È maledettamente tardi". Dico tra un sospiro e un respiro.

"Lo sapevi". Mi ammonisce cercando così di lavarsi la coscienza.

Sbuffo. Più a me stesso che al ragazzo che mi sta di fianco perché ha ragione.

Calcio via le coperte, poso un bacio sul suo petto e poi corro sotto la doccia. Un attimo dopo sento la porta del bagno aprirsi. "Non azzardarti a entrare", lo ammonisco.

La sua risata mi si appiccica addosso facendo allargare anche le mie labbra in un gran sorriso, riportando i miei pensieri indietro a poco più di tre anni fa, a quando non volevo che nessuno si avvicinasse a me.

"Cederai". Mi dice davanti al portone di casa.

Vorrei dirgli che forse lo farò e che ha ragione, ma se poi cambiassi idea all'improvviso e lo illudessi così tanto da fargli male? Così dico invece, "sono un osso duro".

La sua mano si appoggia sulla mia guancia e con il pollice mi lascia lievi carezze, soffi d'angelo quasi.

"Vali qualsiasi attesa".

Sento i miei occhi inumidirsi e ringrazio il buio della notte che ci fa da cornice e che nasconde quel luccichio che non vorrei notasse.

"Sono solo parole". Rispondo. Perché sul serio non posso permettermi di capitolare.

"Per il momento sì, ma quando arriverà il giorno che sarai solo mio ti dimostrerò tutto l'affetto che provo".

Faccio pressione sulla sua mano, prendendomi uno di quei pochi gesti che gli permetto di fare. "Quando? Non se?". Gli chiedo un po' timido, sottovoce, mentre mi godo quel calore che sto iniziando a sentire mio.

"Ti sto lasciando del tempo, non una scelta!". Mi dice e poi sorride.

E per quanto questa frase sia così sbagliata, la sento così giusta cucita addosso a lui che mi fido.

Dopo due settimane da quella serata passata assieme, mi ha dato il suo primo bacio. Non mi ha chiesto se poteva, non mi ha detto che lo avrebbe fatto, se lo è solo preso.

L'incrocio dei nostri passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora