Sebastiano

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Sento suonare la sveglia, ma allungo un braccio per spegnerla immediatamente. Ho la testa pesante dovuta alla stanchezza tanto che riesco a mala pena ad aprire gli occhi. Ieri sera a causa dei molti privè ho fatto più tardi del solito e questo non è di nessun aiuto per la mia sanità mentale.

La sveglia riprende ancora a suonare facendomi sobbalzare nel letto. Molto probabilmente l'ho solo posticipata anziché farla tacere del tutto. Meglio così perché avevo già ripreso a dormire. Mi butto sotto il getto d'acqua gelido perché ho bisogno di svegliarmi in fretta, rabbrividisco, ma sopporto non volendo spostare la manopola per regolare la temperatura perché sono sicuro mi riporterebbe in uno stato comatoso.

Prendo le prime cose che trovo nell'armadio e poi mi fiondo giù per le scale di corsa.

Entro in caffetteria e mi metto in fila ed è come se questa scena mi riportasse indietro nel tempo a uno dei miei viaggi fatti oltre oceano. Ma giustamente la novità attira sempre più clientela soprattutto nel primo periodo di apertura.

È più tardi rispetto al mio solito orario e la colpa è solo mia quindi attendo paziente il mio turno e nel frattempo rispondo a un paio di messaggi.

Quando tocca a me ordino alla ragazza in cassa la varietà di caffè più forte che leggo sulla lavagna davanti a me e poi attendo lungo il bancone che mi venga preparata l'ordinazione.

"Ciao!". Sento salutare, mentre davanti ai miei occhi appare il mio liquido nero e il croissant al miele dentro ad un sacchetto. Alzo gli occhi e ne incrocio due castani che mi sorridono.

"Lo sai che non conosco neanche il tuo nome?". Le rispondo prendendo il mio caffè e bevendo il primo sorso.

"Ti interessa?".

"Chiedo sempre il nome a una bella ragazza prima di mettermi in mutande davanti a lei, ma ieri me ne sono dimenticato!".

Lei arrossisce e si guarda in giro per vedere se qualcuno ha sentito quello che ho detto e inizio a ridere di gusto!

"Io sono Sebastiano, casomai interessasse a te!". Le faccio l'occhiolino, poi prendo la mia colazione e mi avvio verso la porta. Mentre la apro per poter uscire, la sua voce mi raggiunge sopra al brusio della sala.

"Stella".

Mi giro a guardarla e la trovo lì in attesa.

"Pensavo fosse nascosto dalle nuvole e invece lo trovo qui dentro!".

Mi guarda con aria interrogativa, così proseguo.

"Il sole. Il sole è una stella. Quindi Stella, da oggi sarai il mio sole!".

La vedo mentre diventa tutta rossa e la lascio così. In imbarazzo davanti a tutti i clienti.

Ricordo che mia mamma mi diceva sempre che a parole ero bravissimo, ma che invece era a fatti che mancavo di esperienza dato che non le ho mai portato a casa nessuna ragazza. Le lusingavo, le facevo sentire importanti, le rispettavo poi però mi fermavo lì. Quando ho confessato di essere gay ai miei genitori, mia mamma ha finalmente capito per quale motivo ero solo bravo con le parole.

Faccio appena in tempo a mettere un piede dentro la libreria che sento Gianluca salutarmi e chiedermi se sto bene, perché usando le sue testuali parole Ho una faccia di merda stamattina!

"Buongiorno anche a te, eh? Sto bene grazie. Pensa che con questa faccia di merda stamattina sono riuscito anche a rimorchiare una ragazza!". Gli dico tanto per fargli capire che le sue parole non hanno neanche lontanamente scalfito il mio ego.

"Pensavo non ti interessassero le ragazze".

"Non si sa mai nella vita!". Gli faccio l'occhiolino e lo vedo alzare gli occhi al cielo.

La mattinata scorre via tranquilla e senza rendermene conto arriva la pausa pranzo. Quando rientro per il turno pomeridiano non vedo l'ora che arrivi sera per potermi finalmente fare una bella dormita per recuperare le ore di sonno perse ieri sera, sperando che Samuele non chiami proprio oggi per uscire a bere qualcosa assieme. Quando sento la campanella sopra la porta tintinnare annunciando un cliente, io e Gianluca alziamo lo sguardo dai libri che stiamo catalogando per salutare e dare il benvenuto ed ecco che ad apparire alla nostra porta è proprio Stella.

"Ciao! Buonasera".

Gianluca ci guarda e poi impiccione come sempre della mia vita, ci chiede se ci conosciamo.

"Sì, è la ragazza che mi prepara il caffè". Gli rispondo guardandolo e voltandomi un secondo per sorridere a lei. Lei intanto si avvicina a me e poi timidamente mi chiede se potevamo scambiare due parole. Il capo capisce al volo e va a controllare delle carte in cassa. Non che non riesca a sentire da quella distanza, ma apprezzo la sua buona volontà nel darci un po' di privacy.

"Scusa se sono venuta qua, ma non volevo parlarne in caffetteria davanti ai colleghi".

Di sicuro non voleva sentirsi di nuovo in imbarazzo e al centro dell'attenzione.

"Nessun problema, dimmi pure".

"Ecco, io volevo, magari chiederti, se ti andava di uscire con me una di queste sere".

Me la sono cercata, potevo tenere la bocca chiusa e invece come il mio solito dovevo dargli aria. Ha ragione mia mamma. Ha sempre avuto ragione.

Vorrei dirgli di no, che non mi interessa, ma come so di essere bravo nel fare complimenti e a lavorarmi le persone, non sono altrettanto in gamba nel dire di no quando qualcuno mi chiede qualcosa. Solo al Limbo e con gli appuntamenti al buio di Samu riesco a mantenere la mia posizione.

"Mi farebbe piacere". Gli dico alla fine contro ogni mia volontà. Le lascio il mio numero di cellulare e poi ci salutiamo.

Rilascio un sospiro quasi di frustrazione. Che palle.

"Ma perché non gli hai detto semplicemente di no?".

La voce di Gianluca mi sorprende da dietro le spalle.

"E con che scusa?".

"Nessuna scusa, solo la verità!".

L'incrocio dei nostri passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora