The Last Player | ✔︎

Capitolo 22

Ashton era steso sul letto e aveva un asciugamano umido sugli occhi.

Il dottore gli aveva detto che non era niente di irrecuperabile e che avrebbe riavuto la vista nel giro di tre giorni.

Fino ad allora serebbe dovuto stare a riposo e non avrebbe potuto allenarsi per due settimane.

Stare sdraiati a letto tutto il giorno era davvero noioso.

Gli occhi gli bruciavano ancora ma la cosa che gli faceva più male era il cuore.

Sentiva un dolore nel petto che non lo faceva respirare.

La delusione che provava non lo faceva dormire...

Non ci poteva credere...

Sentí una predenza vicino a sé e per poco non prese un infarto.

"Charlie vuoi farmi venire un infarto? Pensavo venissi più tardi."

Nessuno rispose.

Ashton pensò di essersi sbagliato.

Sentí dei baci umidi sul collo e le sue narici furono invase dal suo profumo.

"Luke vattene."

Sentí Luke sorridere sulla sua pelle.

"Vedo che mi riconosci anche senza vedere."

Il suo profumo era così buono...

"Ho detto di andartene."

"Non fare così...lasciami spiegare..."

"Cosa c'è da spiegare? Hai fatto una scelta: me o loro? Ora so cosa è più importante per te."

"Ash non dire così. Ho dovuto farlo."

"Potevi anche non farlo. Ora vattene."

"No."

Cosa voleva dire 'no'?

Ashton lo spinse via. Era davvero arrabbiato.

"Se non te ne vai giuro che ti spacco la faccia!"

"Non me ne vado."

Ashton cominciò a colpirlo sul petto e Luke si mise a cavalcioni su di lui. Lo prese per i polsi.

Ashton cominciò a scalciare ma Luke era più forte.

Il telo cadde terra rivelando i suoi occhi gonfi ed arrossati.

Luke si sentí una merda.

Cosa aveva fatto...

"Ti prego, Luke, sparisci dalla mia vita..."

"Sai che non lo farò."

"Ti prego..."

Ad Ashton scese una lacrima.

Luke gli baciò delicatamente le palpebre e la lacrima che era finita all'angolo della bocca.

A quel tocco Ashton sentí il dolore affievolirsi e il cuore più leggero.

Non ci poteva fare niente, Luke gli faceva bene.

"Ashton, io ti amo."

Detto questo si alzò e se ne andò.

Tornò anche il dolore al petto che lo investì come un treno.