Capitolo 22

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ZAYN

Mi nascosi dietro ad un cespuglio e la guardai.

Quella mattina Erika era uscita sul balcone e si stava spazzolando i capelli guardando il giardino sotto di sé.

Non si accorse della mia presenza e a me andava bene così.

Ammetto che la sera prima avevo avuto paura anche se ero stato bravo a nasconderlo.
Non facevo altro che ripensare a quello che sarebbe potuto succedere se quel proiettile mi avesse trapassato il cuore.
Una parte di me diceva che forse sarebbe stato meglio. Avrei potuto liberare Erika dal vincolo che la legava a me e lei avrebbe potuto riprendere la sua vita da dove l'aveva interrotta prima di conoscere me. Ma dall'altra parte mi dicevo che se fossi morto in mezzo alla strada probabilmente quel pazzo avrebbe fatto del male alla mia ragazza, se non addirittura ucciderla e questo non me lo sarei mai perdonato.
Se solo ripensavo alle sensazioni che aveva lanciato quel tipo in direzione di Erika mi veniva voglia di tornare indietro ed ucciderlo.

Perché si non potevo leggere nel pensiero di chiunque ma i miei sensi da vampiro mi permettevano di sentire cose che gli umani non erano in grado di percepire.

In compenso i miei genitori cercavano di sondarmi la mente perché avevano capito che qualcosa non era andato per il verso giusto.
E io stavo facendo di tutto per non farglielo scoprire.
Se avessero saputo che avevo aggredito un umano... be' mio padre sudava sette camicie per far rispettare questa legge nel mondo dei vampiri e io non ero esonerato...anzi, avevo fatto abbastanza danni in passato e ai miei genitori non era il caso di fargli sapere del piccolo incidente.

Mi sentii osservato e alzai la testa.
Erika mi guardava dal suo balcone e quando incrociai i suoi occhi mi salutò con la mano.

Qualcosa era cambiato tra noi la sera prima e lo sentivo.
Lo sentivo in me e in lei, soprattutto in lei.

Avevo sempre avuto questo bisogno di averla tutta per me, in tutti i sensi, di farla mia.
Ma mi ero sempre trattenuto perché sapevo che lei non provava le stesse cose e non gli davo nessuna colpa per quello.

Ma adesso...dopo la sera precedente qualcosa era cambiato.

Il mio desiderio era diventato più forte, molto più forte e lo era perché ne sentivo un altro. Più debole del mio ma lo sentivo.

Agii d'impulso: presi la rincorsa e saltai verso il balcone di Erika. Mi aggrappai con la mano e mi tirai su, inginocchiandomi sulla ringhiera e arrivando alla sua altezza.

Lei mi guardò ad occhi sgranati.

- Oh...wow... - sussurrò - Ma...quanto è alto? -

- Abbastanza. Piaciuta la performance? -

Erika ridacchiò.

- Si ma prima o poi mi farai prendere un colpo - mi rispose indietreggiando e avvicinandosi alla finestra - Vieni dentro? - mi chiese.

***

- Apparte gli scherzi che cosa ti piacerebbe fare? - chiesi sincero.

Ci eravamo stesi nel letto di Erika a chiacchierare.
Una cosa che non ci eravamo ancora concessi.

Lei stava a pancia in sotto e mi guardava mentre io ero disteso di schiena con le mani dietro la testa.

- Sinceramente non lo so - rispose con un sospiro - Sono sempre stata abituata a fare tutto quello che mi dicevano i miei genitori e ad essere disponibile per loro che non ci ho mai pensato davvero -

- Niente di niente? - chiesi.

Non riuscivo a credere che ci fossero dei genitori come quelli di Erika. Che ci fossero dei genitori che facevano sentire così la propria figlia e sopratutto senza il minimo sforzo.

L'avevano inchiodata in quella vita senza che lei potesse farci nulla, senza che potesse anche minimamente opporsi.

Io avevo degli obblighi ad esempio, verso la mia specie e la mia famiglia ma i miei genitori non mi avevavano mai fatto sentire così. Mai! E loro avrebbero potuto se non addirittura dovuto.

Mi girai a guardarla e la beccai a fissarmi il profilo. Sorrisi.

- Bè...forse mi piacerebbe viaggiare, credo - ammise stringendosi nelle spalle.

Mi girai verso di lei, mettendomi su un fianco e mi poggiai sul gomito.

- Interessante - dissi.

Chissà perchè ma me l'aspettavo una risposta simile.

Erika arrossì.

- Non guardarmi così - disse mordendosi il labbro.

- Così come? - chiesi sentendomi invadere dal desiderio a quel gesto.

- Come se vorresti...-

- Come sei vorrei? Mangiarti? - chiesi ridacchiando.

Lei scosse il capo.

- No come se volessi...se volessi... - deglutì fissando le mie labbra.

Esatto, mi sento proprio così!

Erika si girò sulla schiena e si alzò sui gomiti, mettendosi all'altezza del mio viso. Mi avvicinai alle sue labbra e la guardai negli occhi. Lei si morse di nuovo il labbro e a quel punto mi avventai sulla sua bocca senza troppi complimenti.

Non si oppose e non si irrigidì, ricambio subito il bacio e schiuse le labbra appena le mordicchiai il labbro inferiore, le sfiorai la lingua con la mia e lei gemette. Mi spinsi verso di lei e la feci stendere, mettendomi sopra di lei senza metterci il peso, le misi una mano dietro al collo per facilitare il movimento del bacio e con l'altra le accarezzai il fianco.

Erika mi strinse i capelli sulla nuca e mi spinse contro la sua bocca con forza. Non mi feci pregare e intensificai il bacio. Moridicchiai, leccai, sfiorai e la feci gemere nella mia bocca più e più volte.

Mi strinse i fianchi con le gambe e si spinse verso il mio bacino.

Mi staccai da lei, ma solo con la bocca. Mi guardava ad occhi sgranati, aveva le guance rosse e la labbra gonfie.

- Perchè? - chiese con il fiatone.

- Cosa? - chiesi con voce roca.

Niente da fare ero eccitato da morire.

- Ti sei fermato? -

- Quanti anni hai Erika? - chiesi.

- Dic...quasi diciotto - ammisi diventato ancora più rossa e abbassando lo sguardo.

- Io ne ho venti e tu sei ancora minorenne, non posso spingermi oltre, non ancora -

Ed era una cosa che odiavo ma se si fosse venuto a sapere potevo finire nei guai anche con la polizia umana. E qualcosa mi diceva, che in fondo, ai genitori di Erika non sarebbe andato bene.

- Ma io sono consensiente - rispose mettendo il broncio.

- Non l'ho mai dubitato... - sussurrai - Ma questo posso farlo -

E ripresi a baciarla meglio di prima...

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