1. Benvenuti A Mount Weather

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Riaprii gli occhi molto lentamente, e la prima cosa di cui mi accorsi fu che avevo un giramento di testa talmente forte che mi impediva di guardare in giro senza sentire il bisogno di vomitare.

Dopo qualche secondo finalmente la nausea lasciò spazio ad un misero mal di testa e mi accorsi di trovarmi in una stanza decisamente poco accogliente, ma in effetti era già tanto il fatto che mi fossi svegliata.

Mi guardai un po' intorno, il soffitto era pieno di buchi a file alternate bianche e nere e le pareti erano fatti di pietra marroncina, si sentiva il rumore di una grande ventola in lontananza ed era molto fastidiosa per la mia povera testa, davanti e vicino a me c'erano decine di letti vuoti con le lenzuola di un colore tra il marrone ed il verde palude ed io ero stesa su uno di essi al momento.

Provai a muovermi, ma le mie mani erano legate con delle specie di catene in un materiale duro che non avevo mai visto neanche sull'Arca ed al mio braccio era collegato ad un piccolo tubicino in plastica trasparente che non trasportava niente, per ora.

Voltai la testa a destra ed a sinistra ma non vidi nessuno, quindi provai ad alzare la schiena ma una fitta sopra lo stomaco mi fece fare un verso di dolore mentre le manette scorrevano lungo i lati in legno del letto e l'ago di staccava un po' dolorosamente dal mio braccio.

Provai a mantenere sotto controllo la respirazione per far passare il senso di nausea che mi era tornato ma, proprio in quel momento, entrarono nella stanza un gruppo di persone mai viste.

La prima persona ad arrivare fu una donna con un camice da dottoressa, seguita poi da un uomo che pensai fosse il capo e due guardie vestite con completi eleganti.

La donna dalla carnagione scura ed i capelli neri mi salutò «salve Alyx Kane, vedo che ti sei svegliata» mi disse, come faceva a sapere il mio nome?

Non le risposi, mi limitai a guardarla negli occhi per cercare di capire chi fosse e perché mi conosceva «anche lei non parla molto, esattamente come sua sorella, dev'essere di famiglia» esclamò lei sorridendomi ed io mi alterai.

«Cosa? Chi diamine siete voi e come sapete tutte queste cose su di me?» chiesi io, avevo la voce rauca e la bocca impastata da sonno.

«Toglietele le manette» disse un uomo, era alto, con i capelli bianchi e gli occhi azzurri. Era vestito con un completo vecchio e portava al collo una sciarpa rossa con dei motivi dorati davvero orrenda.

«Sì Presidente» rispose una delle tre guardie che erano entrate insieme a lui.
Mi liberò i polsi sotto il mio sguardo vigile, poi si allontanò esattamente dove era prima.

«Dante Wallace» si presento l'anziano porgendomi una mano, era tutta sporca di colori ad olio.
«Sai già il mio nome, a quanto pare...» dissi scrutandolo, non mi fidavo neanche un po' di questa gente.

«Avrai tante domande immagino...» mi rispose lui, esitando alla fine per invitarmi a fargliele.
«In effetti si. Come sapete queste cose su di me?» gli chiesi quindi io.

«Ce le hanno dette i tuoi amici, compresi i rapporti con i tuoi genitori e che eri una delle leader nel campo» mi disse.

Il pensiero che quindi forse i miei amici erano tutti vivi mi fece fare un piccolo sospiro di sollievo.
«Non sono mai stata una leader- risposi io scuotendo la testa -ma questo vuol dire che sono tutti qui?» diedi voce ai miei pensieri.

«Al campo ne abbiamo trovati 38 esclusa te» mi rispose lui con una luce di dispiacere negli occhi.
«Quindi gli altri sono ancora là fuori... Avete visto l'Arca precipitare?».

«Sì, ma ci sono stati molti punti di impatto. Appena troveremo dei superstiti li porteremo qui» mi rispose.
Mi ricordai improvvisamente della ferita all'ombelico, ma quando abbassai lo sguardo notai che ne era rimasta soltanto una piccola cicatrice.

«Abbiamo guarito noi la tua ferita, come tutte quelle dei tuoi amici. Ora sarà solo un'altra cicatrice sommata a tutte quelle che già avevi» mi rispose Wallace.
«Clarke è qui?» domandai, siccome parlava di "mia sorella"...

«Sì- mi rispose lui -se ora ti cambierai, potrai incontrarla nella hall» mi disse, facendo avvicinare da una guardia una specie di baule che aprì: conteneva qualsiasi cosa io avessi mai sognato.
«Ti lasciamo la tua privacy» mi disse ed io annuì, poi mi lasciarono da sola.

C'erano collane, forcine, bracciali di perle grosse quanto un mio pollice e anche vestiti sportivi, da giorno ed eleganti, ed io optai per quelli normali.
C'erano solo gonne... Dio io odio le gonne.

Ne presi una di jeans aderente che mi arrivava più o meno al ginocchio ed una camicetta nera che abbinai ad un paio di anfibi non proprio eleganti, non li mettevo da circa tre anni.

Poi afferrai il coltello che era su un vassoio assieme del pane e mi tagliai la gonna circa della metà, ora mi arrivava un po più su di metà coscia e mi sentii un po' più a mio sollevata dopo quel piccolo atto di ribellione.

Poi mi infilai il coltello tra la gonna e la maglia ed uscii fuori.
C'era un rumore assordante ed io feci una smorfia nel vedere una fila di guardie poste davanti al 'Presidente'.

«Oh eccoti. Vedo che hai deciso di personalizzare i vestiti a tuo piacimento» mi disse ed io guardai la gonna, dal quale penzolavano un paio di fili.

«Non potevo?» domandai.

«No no...- vaneggiò lui, ma non ne sembrava troppo convinto -mi dispiace per il rumore, è la centrale di energia elettrica, che ci offre acqua fresca dal nostro bacino idrico sotterraneo e cibo fresco dalla nostra fattoria idroponica» mi rispose, camminando verso l'ascensore.

«Mi scusi, ma se siete venuti a prenderci sulla terra e sapete che è abitabile, perché vivete sotto terra?» domandai accigliandomi.
Lui si fermò all'istante e, prima di rispondermi, mi mise una di quelle pinzette con le perle tirandomi indietro i capelli del lato sinistro della testa «cosi sembri meno un assassina» mi disse lui, sorridendo.

«Devi sapere che voi ed i terrestri siete sopravvissuti per selezione naturale. Chi vinceva le radiazioni passava il sangue modificato ai figli e così via. Da noi non c'è mai stato questo processo» mi rispose poi on una calma disarmante.
«Ma neanche da noi. Siamo sulla terra da pochi mesi»

«Avete subito le radiazioni solari, che sono più potenti di quelle terrestri, i nostri scienziati sono rimasti stupiti dall'efficienza del vostro organismo. Se non fosse stato così, tu ed i tuoi amici sareste ancora in isolamento» mi disse, ma c'era qualcosa di strano nella sua voce, sembrava troppo impostato, come se avesse ripetuto quel discorso in migliaio di volte.

Entrai nell'ascensore insieme ad una guardia che schiacciò il pulsante del 5, ma prima che le porte si chiudessero il presidente ci infilò due mani per riaprirle.

«Ma prima dammi il coltello Alyx» mi chiese lui con un impercettibile sorriso, ed io piano lo sfilai dalla gonna «sei così simile a tua sorella- disse poi quando glielo diedi in mano -benvenuta a Mount Weather».

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