7. Opere D'arte

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La dottoressa mi fece dimettere dall'infermeria con altri punti di sutura ed un cerotto bianco simile a quello che aveva Clarke, ammonendomi però di non fare altri sforzi (le avevo detto che i punti si erano strappati mentre io e Clarke facevano degli esercizi di stretching) o sarei stata costretta a rimanere sdraiata immobile nel letto dell'infermeria per minimo una settimana.

Ero più taciturna del solito e qualche mio compagno dell'Arca se ne accorse, ma come al solito non mi dissero nulla, probabilmente pensavano che fossi a terra per la presunta morte di Bellamy e la scomparsa di Clarke.

A quanto pare qualcuno se n'era accorto prima del previsto.

Camminavo attentamente in esplorazione dei corridoi, molte delle porte che trovavo o erano chiuse o avevano la chiusura magnetica anche se provavo ad aprirle con scarsi risultati.
Stranamente le guardie non mi fermarono dopotutto volevo solo trovare un posto tranquillo, anche se avrei scommesso che il presidente mi stava controllando con le telecamere.

Dopo quello che è successo controllava tutte le mie mosse, dovevo fare molta attenzione ad ogni parola che dicevo e ad ogni espressione facciale.

Finalmente trovai una porta aperta, così la aprri rivelando una specie di magazzino.
Dentro di esso c'erano centinaia e centinaia di opere d'arte, sculture e progetti ancora chiusi nel loro involucro originale, c'erano talmente tanti dipinti che alcuni non li riconoscevo, ma tra le quali opere di Van Gogh, Monet, Matisse e perfino Keith Haring.

Camminai meravigliata tra le diverse corsie piene di cimeli artistici e scientifici quando vidi il mio preferito: uno dei 250 quadri delle ninfee di Monet, chiamato appunto 'ninfee bianche e gialle'.

Rimasi meravigliata e sbalordita nel vederlo, era sicuramente l'originale ed io avevo solo visto una fotografia in un libro di arte ottocentesca.

«Ehm okay, apro gli occhi adesso» disse una voce che conoscevo, entrando nella stanza.
«No... Non sbirciare!» sentii una voce femminile insieme a lui.

«Ok ok... Ehm, comunque... Dove mi stai portando?»
«Il concetto di sorpresa ha un altro significato nello spazio?»
«Sappi che non mi piacciono le sorprese, le odio a dire il vero» continuarono le voci, avvicinandosi a me con una torcia, così mi diedi una mossa ad andare avanti in modo  da non farmi vedere.

«Piantala Jasper, vedrai che questa ti piacerà» rispose la voce femminile.
Si susseguirono degli attimi di silenzio, probabilmente Jasper si era tolto la benda e stava osservando la meraviglia di quel magazzino.

«Ah, questo è il mio preferito- esclamò colei che intuii fosse Maya facendo un po' di rumore, probabilmente stava tirando fuori un quadro -Wallace predilige i paesaggi e gli impressionisti ma, i miei gusti sono leggermente diversi» continuò lei, mostrandogli probabilmente un dipinto.

Spostai un paio di progetti arrotolati e vidi che erano nel corridoio esattamente davanti al mio naso, mi spostai un po' per vedere meglio e scorsi la ragazza tenere un dipinto dai colori scuri davanti alla faccia stupita di Jasper.

Raffigurava l'inferno di Dante, per essere più precisi: il giudizio delle anime degne del paradiso e di quelle invece destinate all'inferno.

«Bellissimo... Non è vero?» disse lei poggiandolo davanti a loro, coprendo così il dipinto ai miei occhi.
«Sì, lo è- disse Jasper guardandola, oh... Non pensavo che fosse così tanto preso lei –ma non capisco perché li tengano qua sotto, è davvero fantastico».

«Ehy, ehy!» urlò qualcuno con una torca.
«Forza andiamo!» sussurrò quindi Maya sorridendo per essersi fatta scoprire da una guardia, così afferrò la mano di Jasper e lo trascinò verso una porta lì vicino.

Io feci attenzione che la guardia non mi vedesse ed uscii di fretta da lì, riprendendo il passo lento ed un'espressione normale quando fui nel corridoio.
Camminai cercando di nascondere il mio nervosismo, l'ansia di essere scoperta da quell'insulsa guardia mi aveva fatto ritornare in mente la dottoressa ed i terrestri a cui stavano prosciugando il sangue, sarebbe successo anche a noi?

È per quello che ci stanno tenendo in salute e non mi hanno ancora cacciata da questo inferno sotterraneo?

«Ehy... Alyx!» mi richiamò una voce, prendendomi per il braccio e trascinandomi all'indietro.
«Monty?» chiesi io, staccando forse un po' troppo bruscamente il mio braccio dalla sua presa.
«Sì... Scusami, ma sembravi posseduta e non mi hai sentito...» si giustificò lui.

«No, scusami tu... Ero completamente immersa nei miei pensieri» risposi io on un fil di voce, chiusi lentamente gli occhi e mi posai una mano sulla fronte, cercando di fare dei bei respiri profondi.
«Hai... Hai visto Clarke?» mi chiese poi guardandomi negli occhi.

Brividi.
Un brivido grande e talmente forte da farmi quasi male attraversò improvvisamente la mia schiena, potevo sentire anch'io i tubi attaccati al mio corpo.

«Clarke...? No» mentii io, cercando di nascondere la voce rotta e le mani tremanti.
Lui mi guardò per un bel po' negli occhi con un'espressione poco convinta «no?- domandò lui, scrutandomi -neanche gli altri ed è strano, siccome state sempre insieme».

Un quasi impercettibile rumore che imparai a riconoscere proveniva dall'alto, era la telecamera del corridoio che si girava nella nostra direzione, ero sicura che mi in quel momento ci stavano guardando e volevano sicuramente capire se sapessi qualcosa.

Dovevi inventarmi rapidamente una scusa o sarei stata anch'io come uno di quelle 'bestie da macello' legate al soffitto.
«Ma dai Monty, sappiamo tutti com'è fatta Clarke. Se non è nella hall a fare colazione probabilmente sarà da qualche parte a disegnare, sai che non vuole essere disturbata quando è ispirata» esclamai io, accompagnando la mia scenetta con un sorriso meno falso possibile e cercando di trattenere il mio istinto che mi diceva di guardare se la telecamera si fosse girata o meno.

«Sì, sicuramente hai ragione. Mi sto facendo solo tante paranoie» rispose quindi lui sorridendomi a sua volta.
Ah, a quanto pare anche i geni si sbagliano a volte.

«sì, sicuramente» dissi io con il tono meno falso del mio repertorio.
«Ti va di andare a colazione insieme? Oggi ci sono gli waffles con il cioccolato fuso e la panna sopra»
«Sì, va bene. Ma non mi piace la panna» risposi io, ridacchiando per finta.
«bhe... Sono certo che ci saranno anche senza, gli allergici al lattosio ci saranno anche in questo mondo perfetto, no?» mi disse lui.

Mondo perfetto? Ma stiamo scherzando?

«Sì, è probabile» dissi io con un sorriso, per poi andare insieme a lui verso la hall passando per i corridoi bui e più inquietanti del solito di quella struttura sotterranea, cercando di zittire i lamentii immaginari dei terrestri in quelle gabbie della morte.

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