48. Occhi Blu

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«I monitor sono attivi» esclamò Monty accendendo le telecamere dopo un rumore veloce di tasti.
«O mio Dio» disse Clarke vedendo i nostri amici con le mani legate nella stanza in pietra dove facevano le estrazioni.

«Quella è Raven» ci fece notare Bellamy e poi la telecamera andò un po' a destra, mostrando anche il volto dei miei genitori che erano pieni di lividi e mio padre cercava di calmare Abby «mamma...» esclamammo io e Clarke insieme solo che io lo sussurrai molto piano e lo notò solo Bellamy.

«Le dica di fermarsi, adesso» lo minacciò lui.
«No, non lo farò mai» rispose il Presidente Wallace fissandolo male, mentre Clarke prendeva un walkie-talkie che era lì sul tavolo ed io le feci cenno do darmelo.

«Carl Emerson, membro del reparto di sicurezza di Mount Weather. Rispondi» esclamai io, guardandolo dal monitor.
«Chi parla?» esclamò lui mettendosi in disparte nella sala comune.

«Lo sai benissimo chi sono. Ora dai subito la radio al Presidente Wallace» gli ordinai io e lui uscì dalla stanza.
«Si è spostato» ci fece notare Bellamy quando Emerson uscì dal raggio della telecamera.

«Nessun problema, lo sposto sul monitor principale» rispose Monty che, dopo aver schiacciato molti tasti fece comparire l'immagine del soldato biondo ed ancora con un paio di graffi sul volto all'interno dello schermo dello schermo più grande.

Vedemmo che stava fermo impalato mentre un'altra guardia nella sala comune diceva al figlio di Wallace che Emerson lo stava aspettando nel corridoio e, quando lo raggiunse, gli tese la radio scambiandogli un'occhiata particolare che notai ma che non seppi definire «sono il Presidente Wallace, chi parla?» domandò lui al Walkie-talkie.

«Mh... Indovina un po'» esclamai io e la sua espressione mutò in meno di un secondo.
«Alyx Kane... Cosa vuoi da me?» mi domandò lui anche se ero consapevole che sapesse esattamente che cosa volessi.

«Beh vedi, ho qui tuo padre... E se non lasci immediatamente andare la mia gente io lo ucciderò con le mie mani» esclamai io con voce minacciosa, guadagnandomi un'occhiata curiosa da Bellamy e Monty.

«E come faccio a sapere che tu stai dicendo la verità?» mi chiese ancora con un piccolo sorrisetto beffardo sul volto.
«Ascolta tu stesso...» esclamai io portando la radio vicino alla bocca dell'uomo che mi voleva morta già da molto tempo.

«Non devi cedere Cage» esclamò lui, dicendo 'Cage' probabilmente indicava il nome del figlio.
«Non oseresti mai farlo» mi disse piano lui quasi come se mi stesse sfidando.

«Allora non mi conosci bene come credi Cage, sai bene che io non scherzo su queste cose e questa storiella è durata già fin troppo, è arrivato per lei il momento di finire, quindi lascia andare immediatamente la mia gente» esclamai io con voce più ferma possibile, mentre lui mi guardava direttamente negli occhi attraverso la telecamera.

«Non posso farlo» mi rispose lui.
«Oh, io invece sono convinta del contrario» insistetti io mentre i miei amici mi guardavano esterrefatti, questa parte sadica del mio carattere l'avevo presa ovviamente da mio padre ed era davvero macabra a volte.

«Sarebbe la fine del nostro popolo Alyx» sussurrò Wallace cercando di spiegare la motivazione e di calmarmi, ma fallì miseramente e mi fece arrabbiare ancora di più.

Quindi estrassi velocemente la mia fredda pistola e la puntai sul cuore di Wallace, solo un sottile strato di camicia lo separava dal freddo metallo.
Ed adesso chi è che ha il coltello dalla parte del manico?

«Alyx, pensaci bene, abbiamo sul serio bisogno del suo aiuto» mi disse Bellamy, cercando di farmi ragionare ma senza risultato.
«Ed io ho bisogno che suo figlio mi creda» esclamai io, premendo il più possibile la canna nera della pistola contro il suo corpo.

«Alyx, io ti conosco meglio di chiunque altro. Ho avuto libero accesso alla tua mente ed ho guardato tra le tue emozioni, i tuoi ricordi e le tue paure più profonde. Potrei distruggerti lasciando nell'aria una leggera polverina se solo volessi» mi minacciò Cage ed io strinsi i denti, ed ecco spiegato il motivo di quelle strane e realistiche visioni. Sapevo che era colpa di Mount Weather.

Ma cercai di scompormi il meno possibile e incollai i miei occhi azzurro cielo a quelli glaciali di Wallace.
«Cage, non costringermi a farlo» dissi ancora io, sperando sul serio in una risposta positiva.

Si susseguirono degli interminabili e strazianti secondi di silenzio in attesa della sua risposta che non diede un minimo di soddisfazione.

«Papà, ti prometto che avrò cura del nostro popolo» lo salutò lui ed io guardai nel profondo gli occhi dell'uomo che ha fatto sì che i miei amici fossero uccisi, ha tentato di sbarazzarsi anche di me e non ha tentato in nessun modo di fermare il figlio e l'estrazione del midollo.

«Alyx, ti capisco. Nessuno di noi ha scelta a volte» mi sussurrò lui ed era davvero pesante, era come se fosse consapevole di ciò che stavo per fare e stesse cercando di giustificarmi.

«Non volevo che finisse così...» esclamai io cercando di cancellare un velo di lacrime che si era creato sopra i miei occhi.

«Nemmeno io...» sussurrò lui e poi io premetti il grilletto facendo istintivamente un passo all'indietro, Wallace fece un gemito strozzato prima di cadere a terra ma non senza guardarmi negli occhi un'ultima volta, quasi come per dire 'la mia vendetta sarà perseguitarti con il mio ricordo'.

«Ascoltami attentamente Cage, non mi fermerò fino a quando la mia gente non sarà tutta libera, se non li lasci andare il prossimo sarai tu e tutto il tuo popolo-» lo minacciai io mentre mi pulivo il sangue dalla guancia per poi voltarmi verso di Clarke che aveva capito dove volessi arrivare.

«-Cage non voglio che muoia nessun altro. Ma tu devi interrompere le estrazioni ed allora potremmo parlare, deve esserci un modo per uscirne tutti quanti vivi» esclamai io e lui, al posto di rispondermi diede la radio a Emerson.

«Emerson» lo richiamò poi lui.
«Signore» rispose il soldato che avrei dovuto uccidere molto tempo fa.
«Tutti loro ci stanno guardando dal centro di comando di Mount Weather, li uccida tutti» gli ordinò il Presidente Cage.

«Sì signore» rispose lui, per poi andare nella nostra direzione mentre Cage tornava nella sala.
«Sta venendo qui» notò Clarke.
«Sì, per me» risposi io in maniera cupa e stringendo le dita intorno al manico della mia pistola gelida.

«Ho disattivato la mia key-card, puoi disattivare la sua?» domandò Bellamy.
«Sì, è abbastanza facile, ce la posso fare» rispose il mio amico.

«Io... Devo andare da lui» esclamai io, mentre lo guardavo avanzare rapidamente.
Troppo rapidamente.

-3!

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