49. Hai Avuto Pietà?

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«Alyx, non se ne parla. Già mi avevi detto che non saresti stata qui, non posso anche lasciarti andare da quell'assassino che farà di tutto per ucciderti nel modo più brutale possibile» mi rispose immediatamente Bellamy, scaldandomi il cuore.

«Bellamy, è tutto okay. Io ho una pistola e lui no, lo metterò al tappeto e guadagnerò un po' di tempo prezioso» gli risposi io con un piccolo sorriso ed una finta faccia contenta, nonostante la situazione non del tutto favorevole.

«Alyx, mi dispiace ma questa volta devo dare ragione a Bellamy, non posso lasciarti andare da sola a morire. Non anche te» mi disse Clarke guardandomi come se fossi fatta di vetro.

«Clarke, mi dispiace ma non c'è più tempo per nessuno ormai, promettimi solo che proverai a trovare una soluzione a tutto questo uccidendo meno persone possibili, okay?» le dissi io e lei annuii abbracciandomi velocemente seguita poi da Monty e da Bellamy che mi sussurrò all'orecchio «ti prego... Resta viva».

Io feci un sorriso e mi sfiorai il ciondolo della collana, sapevo che lo aveva scritto lui.
«Lo farò. Buona fortuna» esclamai io per poi chiudere la porta alle mie spalle e mi aggirai da sola per quei corridoi molto più freddi ed inquietanti del solito.

L'adrenalina mi scorreva velocemente nelle vene al posto del sangue ed un piccolo brivido mi punzecchiò la schiena, mentre una sensazione di protezione mi invadeva dalla testa ai piedi.

Mi fermai solo quando incrociai lo sguardo assassino di Emerson, stavo per combattere contro ad una guardia ed un assassino esperto, ma io ero una criminale e mi ero allenata molto sia con i terrestri che con il mio popolo.

Quindi io tirai subito fuori la pistola e gliela puntai contro «avrei dovuto farlo molto tempi fa» esclamai io ma, appena stavo per premere il grilletto, lui con la forza mi mosse il braccio ed il mio proiettile fece un buco in una porta di legno.

«Ci hai provato» mi disse lui colpendomi con un pugno lo stomaco e facendomi piegare dal dolore.
Io gli sparai alle gambe ma lo beccai solo di striscio ad un polpaccio che lo fece gemere dal dolore.

Mi rialzai in fretta e lui mi afferrò per il polso sinistro e me lo girò affinché mi trovai con la schiena verso il suo corpo teso, però in meno di un secondo lo colpii al naso con il retro della pistola facendo mollare poi la presa su di me e buttandomi per terra.

La pistola mi scivolò dalle mani fino a colpire il muro lì vicino e mi trascinò verso di lui per un piede quando provai a raggiungerla a tentoni.

«Ora siamo pari» mi disse lui, lasciandomi mettere in piedi e ricominciare tutto da capo.

Ma questa volta iniziò lui lo scontro sferrandomi un calcio poco preciso, quindi io lo schivai abbastanza facilmente e gli afferrai la gamba, facendolo poi cadere a terra e mettendoli un piede sul petto per fargli capire che era finito.

Ma lui in quel momento mi portò la gamba destra velocemente a sinistra facendomi perdere l'equilibrio a mia volta, avrebbe vinto chi si sarebbe alzato per primo.

Io ci misi mezzo secondo in meno di lui e notai che la coscia destra mi faceva davvero un male cane e lui approfittò della mia distrazione per afferrarmi dalle gambe e portarmi in braccio come se fossi un sacco di patate.

«Ma che diavolo fai?! Mettimi giù e finisci di combattere!» urlai io cercando di liberare le mie gambe dalla sua presa ma senza risultato.

«Signore, ho preso la leader, la sto portando nella sala estrazione» disse Carl Emerson ad una radio che aveva attaccata alla maglia.
«Ottimo lavoro Emerson, come sempre» rispose poi la voce di Cage.

«Lasciami! Mollami subito!» urlai io tirandogli dei pugni alla schiena il più forte possibile, urlando poi alla telecamera di darsi una mossa.

Il tenente aprì la porta massiccia e mi legò le mani insieme a tutti loro e poi lasciò la stanza.
Vicino a me c'erano i miei genitori che mi guardavano stupiti e tristi, e guardavo tutte la faccie compresa quella sbalordita di Wick e quella di Raven, anche se lei aveva già subito un trattamento ed era svenuta sul lettino, aveva un colorito davvero cadaverico e pregai che non fosse morta.

Voltai lo sguardo e vidi anche la faccia di Jasper «oddio no... Jasper» sussurrai io mentre che entrava anche Wallace nella stanza, c'erano altre 6 guardie con lui.

«Ma guarda un po' chi abbiamo qui... La nostra cara e vecchia amica Alyx. Dimmi un po', ti è piaciuto sparare a mio padre?» mi domandò lui con voce fintamente divertita ed i suoi occhi da serpente ridotti a due fessure, sprigionavano fiamme in attesa di vendetta.

Io non risposi e lo guardai con aria di sfida e di superiorità e ciò lo fece arrabbiare ancora di più.
«Togliete la ragazza e mettete lei- ordinò lui alle guardie presenti nella stanza -sarà un vero piacere uccidere tua madre, sai come si dice: occhio per occhio, dente per dente».

«No ti prego» esclamò Abby mentre le guardie le si avvicinavano e Cage faceva un sorriso soddisfatto davanti al mio improvviso calo di colore.
«No...» sussurrai io.
«Tu hai avuto pietà per mio padre?» mi domandò lui lasciando intravedere tutta la sua rabbia.

«Deve esserci un altro modo!» si intromise mio padre con gli occhi spaventati.
«No, non c'è» rispose lui mentre i soldati obbligavano con la forza a mia madre di sdraiarsi sul lettino.

«No!» urlai io ad alta voce, mentre una guardia si avvicinava con il bastone elettrico «no, lasciala stare, voglio che assista allo spettacolo» lo fermò il Presidente Wallace e lui annuì ritornano indietro sui suoi passi.

«Nessuno deve morire per il midollo, lo possiamo donare!» si affrettò a dire mio padre che non aveva ancora capito che si stava vendicando nei miei confronti.

«Legala, legala stretta» ordinò ancora alle guardie mentre le immobilizzavano braccia e gambe.
«Ei! lo possiamo donare!» insistette l'uomo.
«Non potrà mai succedere...» disse il Presidente nella speranza di zittirlo, mentre faceva settare gli occhi dalla mia faccia a quella disperata di Abby.

«Incece sì che potrà succedere e ci aiuterà lei, è un ottimo medico, possiamo sopravvivere tutti» insistette per l'ultima volta.

«No, non si può, preparate la paziente per l'estrazione» esclamò lui ed il medico che sostituiva Tsing andò verso il tavolino dove c'erano tutti gli attrezzi necessari per l'estrazione ed afferrò un grosso trapano dal mandrino molto lungo.

Si avvicinò lentamente al corpo di Abby che stava sudando dalla paura e continuava a piangere, per poi metterle una mano un po' più su del ginocchio ed azionò il trapano.

Esso cominciò a fare il suo classico rumore meccanico ma, prima che possa sfiorargli la pelle lo fermai.
«Cage, aspetta! Pensaci un attimo, quale sarebbe la vendetta migliore? Una madre può essere un lutto si, ma mai quanto una sorella-» esclamai io e lui fece segno al dottore di fermarsi.

«Continua...» mi incitò lui.
«Uccidere nostra madre ci farebbe stare male, ma quale vendetta migliore che uccidere l'assassina di tuo padre e far soffrire Clarke in un colpo solo? Prendi me al posto suo».

Passarono alcuni secondi interminabili dove i pensieri di Cage furono accompagnati dal pianto di Abby.
Poi sembrò convincersi.
«Come vuoi tu Alyx, procedete».

-1!

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