7. Insonnia

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La pioggia continua ad imperversare per tutta la sera, e non sembra volersi fermare. Verso le dieci, non sapendo più cosa fare, mi costringo a salire le scale e mi rinchiudo nella mia camera. Mi stendo sul letto, che è fin troppo spazioso rispetto alla mia esile corporatura, e cerco di addormentarmi. Ma questa notte è davvero impossibile per me chiudere gli occhi. La stanza viene spesso illuminata da lampi violacei, seguiti dal forte rimbombo dei tuoni che riecheggiano per la vasta vallata. Le acque del lago sono agitate e onde scomposte si scagliano sulla riva, aumentando lo stato di caos che c'è all'esterno. Come al solito gli scricchiolii della casa non cessano di insinuarsi nell'orrido complesso, e riposare è ora diventato un miraggio lontano. 

Rinuncio del tutto, e avvolta dalla coperta mi affaccio alla finestra, accomodandomi sulla panca che la incornicia. Questo è un angolo molto confortante della stanza, perfetto per leggere un libro o sorseggiare del the caldo, ma non ho intenzione di tornare al piano inferiore per prepararne un po'. Appoggio il capo al vetro e rimango immobile a guardare lo scenario esterno. I grandi alberi, appena percettibili nell'oscurità della notte, si piegano sotto la forza del vento, in una danza inquietante, mentre la superficie del lago viene increspata e agitata. Uno scenario alquanto suggestivo, che in qualche modo mi culla verso il sonno. Non mi accorgo di essermi addormentata, finché un paio di grandi e forti mani mi scuotono leggermente. Apro gli occhi e mi guardo attorno confusa, ancora assonnata. 

«Cosa ci fai seduta qui?» mi chiede in modo curioso il ragazzo. 

Rispondo con voce assonnata. «Stavo dormendo, se non l'avessi notato...».

Alza gli occhi al cielo. «Grazie per aver constatato l'ovvio. Mi chiedevo però perché stessi dormendo proprio qui».

«Mi sono addormentata per sbaglio. Non riuscivo a chiudere occhio e mi sono messa a guardare fuori dalla finestra, e alla fine sono crollata» ammetto. «Ma almeno questa volta sono riuscita a riposare per qualche ora».

«Ti succede tutte le notti?» chiede sbalordito.

Arrossisco appena. «Si, insomma... Questo posto è un po' inquietante di notte» dico timidamente. 

«Potevi dirmelo!»

«Non penso che avresti potuto risolvere il mio problema».

«Avrei potuto farti compagnia fino a che non ti addormentavi». Parla come se fosse una cosa scontata, e la mia sorpresa si riflette sul viso. Immagino che per uno come lui dormire assieme a qualcuno non sia chissà che novità, ma per me non è lo stesso. Sarà un po' triste dover ammettere che in diciott'anni di vita ho condiviso il letto solo con i miei peluches d'infanzia, ma purtroppo è la verità. Non che non abbia mai desiderato avere qualcuno al mio fianco, ma a quanto pare non sono il tipo di persona capace di attirare le attenzioni dei ragazzi.

«No, tranquillo non importa» lo liquido.

«Come preferisci» dice con un'alzata di spalle. «Se scendi facciamo colazione assieme». Annuisco e lo seguo fuori dalla stanza. La colazione è già pronta sul bancone della cucina, e sembra abbastanza invitante.

«Ero convinta che non fossi un grande cuoco, eppure non fai altro che cucinare» lo stuzzico io.

«Sai come si dice: a mali estremi, estremi rimedi. Ma non dirlo a mia madre, altrimenti quando torniamo a casa mi relega in cucina!». Rido per la sua buffonaggine. 

Addento uno dei pancakes  che ha preparato e devo dire che sono davvero deliziosi. Mangiamo con tranquillità e l'atmosfera di ieri sera pare essere sparita del tutto. Devo ancora capire perché abbia reagito in quel modo, come se avessi offeso la sua persona, ma se c'è una cosa che ho imparato da quando sono arrivata, è che Shawn Mendes è un ragazzo complicato. E' indecifrabile e lunatico, e basta una parola per rovinargli l'umore. Ma a quanto pare è altrettanto semplice ritrovarlo nuovamente con il sorriso. 

La giornata che ci aspetta è simile a quella di ieri. Passiamo il nostro tempo a giocare a scarabeo e a guardare vecchie videocassette, sperando che il meteo al di fuori della casa si calmi in fretta. Essendo costretti a passare tutto il giorno uno in compagnia dell'altra, siamo obbligati a comunicare. Fortunatamente Shawn non ha più fatto domande troppo personali e di conseguenza l'atmosfera leggera non è stata rovinata. Dopo aver cenato assieme, ognuno di noi due si ritira nelle proprie camere per prepararsi per la notte. Faccio una doccia veloce e indosso il pigiama, ma come al solito ho problemi ad addormentarmi. Frustrata accendo l'abat-jour sul comodino e mi immergo nella lettura. Nemmeno un'ora più tardi la porta della mia camera si apre lentamente.

«Ho notato la luce accesa e credevo ti fossi addormentata, scusa se ti ho disturbato» dice Shawn.

«Non preoccuparti, tanto non stavo dormendo».

«Ancora problemi con "l'atmosfera inquietante"?». Annuisco. «Se ti va posso farti compagnia» propone. Io vorrei rifiutare, ma se la soluzione per addormentarmi più in fretta è quella di avere affianco a me questo ragazzo, forse vale la pena tentare. 

«Se non ti dispiace...» dico con voce flebile. Shawn si avvicina lentamente e si accomoda al mio fianco, sistemandosi sul lato sinistro del letto. Si copre le lunghe gambe con le coperte e appoggia la testa ancora umida dalla doccia su uno dei cuscini. Leggermente imbarazzata spengo la lampada sul comodino e mi allontano leggermente dal suo corpo caldo.

«Beh, buonanotte» sussurra schiarendosi la voce.

«Buonanotte» rispondo a mia volta.  In silenzio, giaciamo uno affianco all'altra e la mia mente non si dà pace. Continuo a rimuginare sulla presenza del ragazzo al mio fianco e non riesco a zittire i miei pensieri. 

«Shawn?» sussurro credendo che si sia già addormentato.

«Camila» risponde allo stesso modo.

«Posso farti una domanda?»

Fa una risata strozzata. «Dimmi».

«Perché ce l'avevi tanto con me?».

Silenzio. Il suo respiro si fa più accelerato e credo di aver toccato un tasto dolente. Probabilmente ho rovinato tutto e finiremo per litigare un'altra volta. «Scusa, non dovevo farti questa domanda» mormoro dispiaciuta.

«No, tranquilla» dice lasciando uscire tutta l'aria che ha nei polmoni espirando. «Immagino ti debba delle spiegazioni. Solo, ti avverto che saranno alquanto stupide, non voglio che poi te la prenda».

«Lo prometto».

«Ok, allora... in realtà non ce l'avevo direttamente con te, più che altro me l'ero presa con ciò che la tua presenza aveva significato per me».

Sono confusa. «Mmhh... ok?»

«E' una storia un po' lunga, magari te  la racconterò un altro giorno, ma ti basti sapere che mia madre mi ha impedito di andare in Europa perché avrei dovuto farti compagnia in questo periodo».

Ok, forse la sua rabbia nei miei confronti ha senso. «Shawn, mi dispiace. Non avrei mai voluto rovinare i tuoi piani» ammetto sinceramente.

«Non è colpa tua, più che altro mi sarei dovuto arrabbiare con mia madre, ma di certo non potevo comportarmi con lei nello stesso modo in cui mi sono comportato con te»

«Si, capisco. Non te ne faccio una colpa» lo rassicuro.

«No, Camila. Tu dovresti essere incazzata con me. Mi sono comportato da vero stronzo, e ho sfogato il mio rancore su di te, anche se non avevi alcuna colpa».

«Non siamo perfetti Shawn. E se devo essere sincera, ti capisco. Anch'io mi sarei comportata in modo simile al tuo posto».

Nel buio della stanza mi è impossibile vedere con chiarezza il suo volto, ma sono sicura che mi stia sorridendo, un'azione che si riflette di rimando sul mio viso. 

«Grazie per essere così comprensiva» dice con voce profonda.

«Gli amici devono esserlo».

Il silenzio cala nuovamente su di noi e io chiudo gli occhi, decisa ad addormentarmi. Il suo corpo emana calore e la sua presenza è alquanto rassicurante, e dopo diverse notti insonni, cado in un sonno profondo.

Ai confini del mondo || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora