2. Convivenza forzata

311 16 0
                                    

La vita dei ricchi riflette esattamente l'immaginario comune. Vestiti costosi, cene di lusso, auto sportive e vacanze da sogno. Non posso assicurare che la loro vita sia felice, ma sicuramente non si annoiano mai. Le attività che spopolano di più tra le persone con il portafogli a fisarmonica sono certamente gli eventi di beneficenza. Maria ha deciso di organizzarne uno proprio questa settimana, ospitandolo proprio nella sua mansione da sogno. Lo spazio certamente non manca, ma a quanto pare la presenza di due giovani potrebbe mandare a monte il suo evento. Io e Shawn siamo stati costretti a lasciare la casa di città in cui sono stata ospitata fino ad ora, per trasferirci momentaneamente nella residenza delle vacanze. Solitamente una notizia del genere mi renderebbe euforica, ma la consapevolezza che dovrò passare un'intera settimana sola con Shawn, cancella ogni traccia di felicità. Anche il ragazzo ha esposto le sue lamentele alla madre, ma la donna è stata categorica. Così ora mi sto preparando per allontanarmi dalla società, e rifugiarmi a due ore di distanza in mezzo alla natura, sulla casa al lago della famiglia Mendes. 

«Sei pronta? Dobbiamo partire» urla Shawn dal fondo delle scale con fare annoiato.

«Arrivo!». Trascino la pesante valigia dietro di me, e quasi non finisco per scivolare dai primi gradini della rampa. Il moro guarda divertito la scena, con braccia incrociate sul petto, un chiaro segno che non riceverò nessun aiuto da parte sua.

«Ce ne hai messo di tempo» afferma con il solito tono una volta che entrambi siamo seduti in auto, spediti verso la meta. 

«Magari se qualcuno mi avesse aiutato saremmo sicuramente partiti prima...» rispondo acida.

Shawn risponde con una risata sbeffeggiante. «Nah, secondo me te la sei cavata benissimo da sola, Camila».

Alzo gli occhi al cielo e sposto il mio guardo fuori dal finestrino per ignorarlo. Mi agito scomodamente sul sedile della sua auto per spostarmi il più possibile distante da lui, mentre un silenzio imbarazzante cala nell'abitacolo. Dal riflesso del vetro posso vedere un ghigno soddisfatto spuntare sulle sue labbra carnose, segno che non ha alcuna intenzione di smettere di darmi sui nervi. Sarà un lungo viaggio...

«Possiamo ascoltare un po' di musica?» chiedo.

Shawn alza le spalle. «Basta che non sia musica per ragazzine. Non ho intenzione di farmi sanguinare le orecchie».

«Puoi sceglierla tu se ci tieni tanto, l'importante per me è che non ci sia silenzio».

Shawn accende la radio e le prime note di Starboy spezzano la pace che si era creata all'interno dell'auto. Appoggio la testa sullo schienale in pelle e fisso la strada difronte a me. Il paesaggio appena fuori dalla città è accattivante e completamente sconosciuto ai miei occhi. Le strade sono circondate da boschi di aceri e sempreverdi che trasmettono un senso di tranquillità. Vorrei potermi immergere completamente nei miei pensieri, ma non posso fare a meno di notare le continue occhiatacce che il ragazzo affianco me mi lancia.

«Dovresti guardare la strada, non concentrarti su di me. Se ti sembro così interessante quando arriviamo puoi farmi una foto e fissarla tutto il tempo che ti pare» dico ironicamente.

«E rovinare la mia povera vista? No, grazie».

Sbuffo scocciata e chiudo gli occhi. Magari se riesco ad addormentarmi questo viaggio insopportabile finirà prima.

Un paio d'ore dopo vengo svegliata cadendo per terra. Da vero gentiluomo qual è, Shawn ha deciso di spalancare lo sportello dell'auto sul quale avevo riposto il mio peso durante il pisolino, facendomi scontrare con il suolo terroso.

«Siamo arrivati bella addormentata» commenta con voce irritante e tono derisorio.

«Ma che problema hai?» sbotto arrabbiata.

«Nessun problema. Ho voluto svegliare la mia divertentissima compagna di viaggio, che è stata sicuramente intrattenente per le scorse due ore...» dice scocciato. 

Sbuffo cercando di mantenere la calma. Mi scrollo la terra di dosso e mi guardo attorno. Difronte a me un grande specchio d'acqua riflette la luce del pomeriggio, scintillando davanti ai miei occhi. Alle mie spalle si trova una casa a dir poco notevole, considerato che si tratta di un alloggio per le vacanze. L'abitazione a due piani ha il classico aspetto di uno chalet di montagna, ma dalle dimensioni amplificate. Non è imponente come la villa in cui i Mendes vivono normalmente, ma è sicuramente più grande della mia vecchia casa a Cuba. 

Afferro a fatica i miei bagagli e mi trascino fino al suo interno seguendo il padrone di casa che, come immaginato, non si è degnato ad aiutarmi nemmeno questa volta. Il piano terra è amplio e luminoso, ed un'enorme vetrata offre una visuale magnifica del lago. 

«Le camere sono al piano superiore, scegli quella che vuoi ma non prendere la mia, cioè quella alla fine del corridoio» mi avverte il ricciolino. Annuisco e salgo al primo piano. Il corridoio è lungo  e largo, ma so già in che direzione procedere per accaparrarmi una delle camere con vista lago. Scelgo la stanza che sta sopra al soggiorno, quella che a quanto pare confina con la camera di Shawn. Entro e mi guardo attorno stupefatta. Un grande letto a due piazze occupa il centro della stanza e si affaccia direttamente sulla grande finestra che illumina tutto l'ambiente. Alla sua destra si trova un piccolo focolare e i mobili in legno di acero danno alla stanza l'aria di essere appena uscita da una rivista di arredamento. 

Sistemo le mie cose e in pochi minuti sono pronta a scendere. Shawn è seduto al bancone della cucina, intento a sorseggiare una lattina di soda. Pare non accorgersi della mia presenza, o almeno finge che sia così. 

«Che si fa?» chiedo con voce squillante, senza riuscire a camuffare l'eccitazione che il luogo mi ha trasmesso. Shawn alza un sopracciglio.

«Non ne ho idea. Che ne so, fatti un giro, vai a dormire, mangia qualcosa. Non è un mio problema».

Sono sorpresa. Sapevo di non avere a che fare con Mr. Simpatia, ma credevo almeno che gli avrebbe fatto piacere un po' di compagnia. «Hai davvero intenzione di iniziare la settimana così? Spero tu sia consapevole del fatto che qui siamo solo noi due e non penso sia una buona idea iniziare una sorta di guerra fredda» rispondo severa.

«Senti Camila» inizia lui rassegnato. «Non ho deciso io di venire qui per una settimana. E non ho nemmeno mai voluto che un'estranea venisse a vivere a casa mia. Per quel che mi riguarda tu sei solo uno dei tanti atti di carità che mia madre si sente in dovere di fare, e non ho intenzione di fingere che mi stia bene. Sono obbligato a passare una settimana confinato qui con te? Si. Sarà un'occasione per diventare amichetti? Assolutamente no. Ficcatelo bene in testa».

L'arroganza e la maleducazione di questo ragazzo sembrano quasi surreali. «Bene allora. Vorrà dire che per una settimana ognuno se ne starà per i fatti suoi. E per la cronaca, nemmeno io volevo venire in questo stupido paese, ne tanto meno dover passare il mio tempo con un ragazzino viziato e pieno di sé. Non disturbarti tanto a cercarmi, meno ti vedo, meglio sto».

«Oh non preoccuparti, non c'è pericolo».

Alzo gli occhi al cielo, e con la rabbia che mi fa ribollire il sangue nelle vene, giro sui tacchi ed esco dalla casa. Ma chi si crede di essere? Solo perché i suoi hanno un conto in banca a sei cifre, questo non gli dà il diritto di trattare male gli altri. Inoltre il suo comportamento non ha alcun senso per me. Capirei l'odio che ha nei miei confronti se gli avessi fatto un torto, ma si è comportato in questo modo dal primo giorno in cui l'ho conosciuto. Quindi per essere chiari, è semplicemente uno stronzo! Spero che questa settimana passi in fretta, così potrò tornare in città, circondata da persone sicuramente più gentili ed educate, e cercare di organizzare il viaggio di ritorno per Cuba. Mi manca casa e non vedo che motivo ho di sprecare ancora il mio tempo in mezzo a gente che, a quanto pare, non gradisce la mia compagnia.

Ai confini del mondo || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora