3. Una nuova minaccia

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Sono qui da tre giorni e credo di essere sul punto di morire dalla noia. Dopo la nostra litigata, io e Shawn non abbiamo più parlato. Anzi non siamo nemmeno più stati nella stessa stanza assieme per più di cinque minuti. La casa al lago è fantastica, su questo non c'è dubbio, ma viverci da soli può portare ad avere una crisi di depressione, e non sto esagerando. Fino ad ora ho passato le mie giornate a leggere i libri che ho portato con me, a camminare lungo il sentiero sterrato che porta nel bosco, e ad ammirare la vastità di acqua cristallina seduta al bordo del lago. Avrei voluto poter usare il mio cellulare, ma la connessione da queste parti è davvero pessima, e a tratti si fa fatica persino a telefonare. All'interno della casa c'è un telefono fisso che viene usato in caso di emergenza, ma non penso sia il caso di spendere tutto il suo credito per fare una chiamata estera e sentire la voce rassicurante di mio  padre. Inoltre so già che potrebbe scapparmi qualche lacrima se dovessi parlare con lui, e Shawn non perderebbe occasione per prendersi gioco di me. 

Come se questo isolamento non fosse già abbastanza spiacevole, un altro problema mi tormenta. Se di giorno questo luogo sembra il giardino dell'Eden, di notte si trasforma in un set per i film dell'orrore. Mai nella mia vita ho dovuto dormire in un luogo tanto inquietante! La casa è l'unica che si trova nel raggio di chilometri e chilometri, e i rumori del bosco che la circondano rendono il mio riposo una missione impossibile. Il legno con cui è stata costruita la casa scricchiola in continuazione per tutta la notte, le civette stridono all'esterno, e l'unica fonte di luce che illumina lo spazio è quella pallida della luna. Mi domando come faccia Shawn ad addormentarsi tranquillo, ma non mi abbasserò mai a chiederglielo. Preferisco passare tutte le mie notti insonni, piuttosto che rivolgere ancora la parola a quel ragazzo. 

Sbuffo annoiata e mi sdraio al sole, cercando di ricordare il torpore del calore dell'Avana che mi riscaldava la pelle, una sensazione che mi manca tantissimo. Immaginarmi nuovamente a casa mi regala un senso di serenità con il quale posso recuperare le ore di sonno perse durante la notte. Ma proprio mentre sto per piombare  nel mondo dei sogni, dei rumori all'interno della casa attirano la mia attenzione. Corro al suo interno con la sensazione che Shawn si sia fatto male in qualche modo, ma la scena che mi accoglie è quella di un ragazzo furente che ha messo sotto sopra la cucina. 

«Ma che ti prende?» gli chiedo sbalordita e leggermente scocciata dal suo temperamento. Lui mi lancia uno sguardo di fuoco, con il quale mi avrebbe incenerito se solo avesse potuto. 

«Senti Camila, non è il momento adatto adesso. Se vuoi evitare di vedermi davvero incazzato ti consiglio di tornartene fuori e non rientrare fino all'ora di cena» mi dice a denti stretti. Alzo le sopracciglia confusa, ma non faccio ulteriori domande. Almeno finché il mio sguardo non si posa sul palmo insanguinato del ragazzo. Mi avvicino a lui non curante delle minacce che mi ha appena fatto e gli afferro il polso.

«Fammi vedere cosa ti sei fatto, imbecille». Lui strattona il braccio e mi spinge lontano da lui.

«Ho detto di lasciarmi in pace!»

«Non fare il bambino Shawn. Ti sta sanguinando la mano, lascia che ti aiuti» parlo con fare deciso e autoritario, ma leggermente irritato. Gli afferro la mano e vedo che un vetro gli si è incastrato nel palmo. «Beh questo farà male, ma immagino che un bambinone come te possa sopportare un po' di dolore, non è così?» chiedo canzonandolo. 

«Posso fare da me, lasciami solo».

Scuoto la testa. «Perché devi essere così ostinato? Se cerchi di togliere il frammento da solo, finirai solo per peggiorare le cose. Se invece ti fai aiutare, risolviamo la storia in cinque minuti».

Shawn alza gli occhi al cielo, ma mi porge la mano. «Non ti medicherò qui, sporcheremmo di sangue metà cucina. Andiamo in bagno» lo avviso. 

Saliamo le scale fino a raggiungere il bagno, dove estraggo una cassetta del pronto soccorso. Afferro la mano ferita di Shawn e in un colpo deciso estraggo il pezzo di vetro che si era infilato nella sua pelle. 

«Diamine! Fai piano, per l'amor di Dio».

«Abbiamo quasi finito, stai tranquillo» dico disinfettandogli la mano e bendandolo. «Tanto per sapere, perché hai dato di matto e hai sfasciato mezza casa?».

«Non penso ti farà piacere saperlo». Lo guardo seria in attesa di ulteriori spiegazioni. «Ok senti, non è una cosa che fa piacere nemmeno a me, ma cerca di non perdere la testa. Poco fa ha chiamato mia mamma. A quanto pare c'è un nuovo virus che rischia di dimezzare il paese, e il governo ha indetto la quarantena per tutti. Siamo confinati qui per chissà quanto tempo».

Gli lascio la mano e faccio un passo allontanandomi da lui. Mi manca l'aria. «Mi stai prendendo in giro, non è così?» chiedo con l'ansia crescente. Ma nei suoi occhi manca il familiare sguardo divertito che usa quando vuole darmi fastidio. «Ma cosa stai dicendo? Questo è impossibile! Appena tre giorni fa non stava succedendo niente, e ora vieni a dirmi che c'è una specie di pestilenza che incombe?»

«E' assurdo per me tanto quanto lo è per te, ma dobbiamo accettarlo» mi risponde severo e cupo. 

Mi porto una mano sulla fronte. Del sudore freddo mi sta scorrendo lungo il collo e sento che le gambe potrebbero cedermi da un momento all'altro. Tutto questo non può essere vero! Come farò a trascorrere ancora del tempo in sua compagnia, lontana da tutti, e senza alcuna idea di ciò che sta succedendo al di fuori di questa casa! Esco dal bagno e corro all'esterno dell'abitazione, spero che l'aria fresca possa tranquillizzarmi un po' o potrei avere un attacco di panico in men che non si dica. Il mio respiro si fa pesante e mi gira la testa, tanto che non mi accorgo che Shawn mi ha seguita. 

«Tutto bene?» sento che chiede alle mie spalle.

«Tu cosa dici? Ti sembra che stia bene?! Questo dev'essere un incubo!» urlo a pieni polmoni, lasciandomi prendere dall'isteria. Per la prima volta da quando l'ho conosciuto, Shawn non sembra voler prendermi in giro, approfittando della mia momentanea debolezza. Immagino che anche per lui questa notizia non sia facile da digerire, ma in questo momento non mi interessa affatto quello che questo ragazzo potrebbe dire o fare. L'unico pensiero che la mia mente continua a produrre senza sosta è: "Come farò a sopravvivere senza andare fuori di testa?".

Ai confini del mondo || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora