12. Il risveglio

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La stanza è immersa nella pace e i primi raggi del sole mattutino fanno capolino dalla finestra. Tengo gli occhi chiusi, ancora troppo sensibili per affrontare il bagliore della luce, e mi concentro sul dolore martellante alla testa. Per tutta la notte avrei voluto potermi alzare dal letto per scendere di sotto e bere tanta più acqua possibile, ma c'era qualcosa che mi tratteneva, o meglio qualcuno. Ieri sera Shawn si è addormentato intrappolandomi a sé, e devo dire che la vicinanza era molto piacevole. Così piacevole che non ho osato muovermi per tutta la notte, bramando in silenzio la tanta desiderata acqua, ma consolandomi con gli abbracci del ragazzo. 

Ora posso percepire che anche lui si è svegliato perché la sua stretta si è leggermente allentata, ma nessuno di noi intende dire una parola. Il suo respiro è regolare e trasmette una sorta di tranquillità che non provavo da tempo. Delicatamente, con le sue grandi mani, mi lascia dolci carezze e gioca con alcune ciocche dei miei lunghi capelli. Il suo tocco è così rilassante che potrei tornare immediatamente a dormire. La mia testa è appoggiata al suo torso e ascolto il ritmo costante del suo cuore che palpita molto più lentamente rispetto alla scorsa notte. 

Paragono questo risveglio, lento e piacevole, alle prime volte che Shawn mi ha svegliata. Le cose sono cambiate parecchio nel corso di poche settimane, dato che sono passata dal ritrovarmi svegliata dopo una caduta a terra o dopo un bicchiere di acqua gelata, a innocenti dimostrazioni d'affetto. La differenza mi provoca una risata che non riesco a trattenere.

«Ah, ma allora sei sveglia!» esclama divertito Shawn.

«Mhmh» annuisco contro di lui. «Non volevo che smettessi».

«Tranquilla, non ne ho intenzione» risponde, continuando ad arrotolarsi al dito una ciocca dei miei capelli. «Cosa vuoi fare oggi?».

Sospiro, troppo stanca per accettare l'idea di dovermi alzare da questo letto. «Vorrei farmi passare i postumi della sbornia» ammetto.

Shawn ride. «Già, questa è un'ottima idea. Era da tempo che non mi riducevo in questo stato». 

Alzo la testa e lo guardo perplessa. «Scusami quale stato? Hai lo stesso aspetto di sempre!». Ed è vero, Shawn è magnifico, fresco come una rosa e nel pieno del suo splendore, come ogni giorno della sua vita. Non posso dire lo stesso di me, che sicuramente in questo momento sarò in condizioni pietose. 

«Voglio fare colazione» annuncia cambiando argomento e allontanandosi da me per per alzarsi dal letto. Al pensiero di mettere qualcosa sotto i denti mi si contorce lo stomaco, e solo adesso mi rendo conto della leggera nausea che provo, dovuta a tutto quello che ho ingerito ieri sera. 

«Io passo, grazie» gli dico rotolandomi nelle coperte. 

«Camila, non voglio sentire lamentele. Alzati e scendi con me a mangiare» dice severo.

Lo sfido con uno sguardo divertito. «Altrimenti?»

«Non lo vuoi davvero scoprire». Cerca di assumere un'aria minacciosa, ma si vede che la situazione lo diverte. Io incrocio le braccia al petto e continuo a sfidarlo, restando immobile tra le lenzuola. «E va bene, l'hai voluto tu» dice avvicinandosi velocemente. Sale sul letto e mi intrappola sotto di lui sedendosi su di me. «Te ne pentirai Camilita» dice iniziando a farmi il solletico. Con una mano mi immobilizza le braccia stringendo in unica presa i miei polsi, mentre con l'altra attacca i miei fianchi. 

«No! Shawn, ti prego no!» supplico con una risata isterica. «No, il solletico no!». Non riesco a controllare le risate mentre mi contorco sotto il suo corpo per sottrarmi alla tortura. Lui continua a solleticarmi, passando dai fianchi alla piega del collo, ridendo divertito a sua volta. «Ti scongiuro, fermati! Non respiro più!» imploro con il fiatone.

«Scendi a fare colazione quindi?»

«Si signore» dico riprendendomi.

«Benissimo» dice con  un sorriso soddisfatto. Poi mi lascia un bacio veloce sulle labbra ed entrambi ci immobilizziamo. Vedo che Shawn diventa tutto rosso, distoglie lo sguardo ed esce dalla camera, urlando: «Ti aspetto di sotto!».

Io rimango ancora per qualche istante immobile sul letto e ripenso a quello che è appena successo. Mi ha baciata ancora, ma questa volta è stato diverso. L'ha fatto con una spontaneità imprevista, come se quel contatto fosse una cosa normale. Il piccolo bacio di questa mattina ha paradossalmente un significato maggiore rispetto all'intensa sessione di ieri sera. Questo era un gesto spontaneo, familiare, quella sorta di dimostrazione d'affetto che si scambiano due persone... innamorate

Forse ci sto rimuginando troppo e così rischio di crearmi aspettative dalle quali poi potrei restare delusa. Cancello dalla mente quello che è appena successo e scendo al piano inferiore. Trovo Shawn perplesso davanti al frigorifero.

«Lo chef sta decidendo cosa preparare?» lo prendo in giro.

«Lo chef si è reso conto che non è rimasto molto» risponde serio. «Siamo qui da tre settimane e abbiamo esaurito le scorte. E' rimasto solo un po' di pane confezionato». Chiude il frigo e noto la sua espressione preoccupata.

La situazione è più seria di quello che avevo pensato. Quando siamo arrivati qui tre settimane fa non ci aspettavamo di dover rimanere nello chalet così a lungo, quindi non ci siamo riforniti abbastanza. Ma ora che le scorte sono finite cosa dovremmo fare? Nessuno di noi sa quanto realmente sia pericolosa la situazione al di fuori di questa zona. Ci è concesso uscire? Quanto è rischioso farlo? Come possiamo proteggerci? Una cosa è certa: abbiamo bisogno di nuove provviste. 

«Faccio una telefonata, torno tra poco» mi avverte. Annuisco e nel frattempo preparo del caffè, almeno di quello ne è rimasto un po'. Shawn ritorna in cucina, leggermente più sollevato. «Ho parlato con mio padre» inizia «Ha detto che dobbiamo stilare una lista di ciò che ci serve, e lui ci procurerà il tutto. Per nessun motivo vuole che lasciamo la casa o entriamo in contatto con altre persone, nemmeno con lui o mia madre, quindi ci lascerà ciò che ci serve a dieci minuti da qui».

Cosa sta succedendo nel mondo esterno? E' davvero così pericoloso?

«So che sarebbe stato bello poter uscire di qui almeno per poter fare la spesa, ma è meglio non rischiare» continua lui. 

Annuisco. «Si, capisco».

«Dobbiamo pensare cosa ci serve» afferma.

«Immagino che la scelta migliore sia rifornirci di cibi che si possano conservare a lungo. Così abbiamo meno probabilità di poterci trovare in questa situazione nuovamente» suggerisco.

«Lo trovo sensato» risponde. Assieme proponiamo cose diverse e dopo venti minuti abbiamo difronte a noi una lista lunghissima.

«Abbiamo scritto tutto?» chiede.

Schiocco le dita dopo che un'idea mi balena per la mente. «Medicine! Dovremmo munirci anche di medicine o cose del genere. Non si sa mai cosa potrebbe succedere».

«Camila sei un genio, non mi stancherò mai di dirlo» afferma continuando ad annotare articoli sulla lista. «Bene, se abbiamo tutto posso chiamare mio padre». Si alza e ritorna a telefonare. Io finisco di sorseggiare il mio caffè, poi riordino la cucina, ancora a soqquadro da ieri sera, e attendo impaziente che il ragazzo torni a farmi compagnia.

Ai confini del mondo || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora