10. In vino veritas

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Siamo entrambi stesi a terra, sul freddo pavimento del salotto, e fissiamo immobili il soffitto. Abbiamo esaurito le idee per ammazzare il tempo e ora ci siamo messi a contare i pannelli in legno che ricoprono il soffitto. Siamo appena alla terza settimana di reclusione, mi chiedo come sopravviveremo fino alla fine.

«Quanti ne hai contati?» mi chiede.

«Ho perso il conto. Dovrò iniziare di nuovo» rispondo annoiata. Shawn si alza dal pavimento e mi guarda. 

«Mi sto annoiando, Camila». Parla come se fosse un bambino che fa i capricci.

«Siamo in due, Shawn» rispondo esasperata. «In questo momento vorrei potermi ubriacare...» continuo. Gli occhi del ragazzo si illuminano.

«Sei un genio ragazzina!» esclama esaltato stampandomi un bacio sulla fronte. Spalanco gli occhi e mi sfugge una risata. Shawn si alza dal pavimento e corre in cucina. Dopo un minuto sbuca dalla porta solo con la testa. «Non vieni?». 

«Arrivo, arrivo».

In cucina Shawn apre uno degli armadietti più alti e allungando il braccio afferra tre bottiglie di vetro. «Bene» esordisce «Qui abbiamo tequila, rum e gin? No, no scusa è vodka» dice leggendo le etichette. «Può andare?».

«Shawn sei serio? Vuoi davvero ubriacarti adesso? Io stavo scherzando prima... » dico titubante, insicura delle mie stesse parole. 

«Ti prego, non fare la guastafeste» mi supplica. «Vuoi continuare a contare le piastrelle o preferisci divertiti con me? A te la scelta».

«Non lo so...» continuo incerta.

«Sono sicuro che a mio padre non dispiacerà se useremo un po' della sua scorta» insiste con fare ammiccante.

Non c'è verso che questo ragazzo possa cambiare idea quindi mi rassegno. «Eh va bene...» dico sospirando. Shawn sorride trionfante e continua ad afferrare bottiglie dalla credenza. «Prima di iniziare, fammi capire una cosa: hai intenzione di perdere i sensi o hai in mente di fare qualcosa di più pacato?» chiedo guardando la quantità esorbitante di alcol che sta tirando fuori.

«Non preoccuparti Camila, non dobbiamo bere tutto... Se non vuoi...». Rido per la disperazione. So già che il mio povero fegato ne pagherà le conseguenze. «Per rendere le cose un po' più divertenti, potremmo fare un gioco» continua lui.

«Illuminami».

«Abbiamo diverse opzioni: dama alcolica, cioè ad ogni pedina sottratta corrisponde un bicchierino; gioco dell'oca alcolico; o il mio preferito, il classico e vecchio beer pong, ma senza birra».

«Vada per il beer pong. Non vedo l'ora di stracciarti con la mia mira infallibile».

«Nei tuoi sogni, ragazzina».

Liberiamo il tavolo e posizioniamo dei bicchieri di carta con i diversi tipi di alcolici. Prevedo di perdere la mia lucidità molto in fretta questa sera. 

«Prima le signore» mi dice con un finto tono cortese. Afferro la pallina con aria di sfida e tiro il mio primo lancio. La pallina manca l'obbiettivo di almeno cinque centimetri e Shawn scoppia a ridere. «Non vedo l'ora di stracciarti con la mia mira infallibile» mi prende in giro, imitando la mia voce. Gli mostro il dito medio. Il suo lancio è decisamente più preciso, e la pallina finisce in uno dei bicchieri centrali. Sbuffo. 

Afferro il bicchiere e dopo aver estratto la pallina, bevo tutto d'un fiato il contenuto. Il liquido amarognolo mi scende lungo la gola, lasciandola in fiamme. «Cos'hai beccato?» mi chiede curioso. 

Con la faccia ancora schifata rispondo. «Gin. Oddio è davvero disgustoso!». Riprendo la pallina e la lancio. Miracolosamente finisce in uno dei bicchieri e Shawn impreca mentre io esulto. Con un grande sorso trangugia il contenuto. «Tequila, questa era definitivamente tequila».

La competizione va avanti a lungo e a metà gara mi sento già ampiamente brilla. Shawn ha le guance arrossate e lo trovo dannatamente carino. «Preparati a perdere, mia cara» dice stuzzicandomi.

«Non contarci troppo, carino. La partita non è ancora finita!» rispondo.

«Carino?» ripete con un ghigno alzando un sopracciglio. Mi sento improvvisamente avvampare.

«E' tanto per dire, non montarti la testa» mi correggo il più in fretta possibile. 

«Farò finta di crederci» dice con la solita espressione sul volto, un misto tra ammiccante e canzonatoria.

La partita è finita, ho perso miseramente e sono sicuramente ubriaca. Anche Shawn non sembra affatto lucido. «Shawn possiamo mettere un po' di musica?»

«Certo, collega pure il mio telefono allo stereo». Faccio  come mi dice e la stanza viene presto riempita di musica. 

«Facciamo un altro gioco!» esclamo saltellando come una bambina.

«Twister! Dovremmo sicuramente giocare a Twister!» propone.

«Shawn, non sai contro chi ti sei messo!» rispondo divertita. Sono un fenomeno a questo gioco, nessuno potrà mai battermi.

«Aspetta, prima facciamo le regole. Ogni volta che l'avversario riesce a mantenere la posizione, l'altro deve bere un sorso» mi avvisa.

«Ci sto!».

I primi round sono una passeggiata per me, ma devo ammettere che la testa mi gira parecchio. Shawn invece è una frana. Il suo equilibrio è praticamente inesistente, e da quando abbiamo iniziato questo gioco ha sicuramente bevuto più di me. E' fortunato ad avere una bella stazza, o  a quest'ora sarebbe già collassato. La partita va avanti e il gioco si fa sempre più difficile. I nostri corpi continuano a sfiorarsi e sarà forse che la mia mente è annebbiata, ma la cosa non mi dispiace affatto. Siamo arrivati ad un punto in cui è impossibile mantenere la posizione, ma io non mi arrendo. Cerco di scavalcare il suo corpo, ma finisco per scivolare su di lui. Entrambi ridiamo fragorosamente, e mi alzo in fretta perdendo nuovamente l'equilibrio. Shawn mi afferra per i fianchi e mi fa sedere sul bancone che divide la cucina dal salotto. 

«Tutto apposto?» mi chiede con gli occhi socchiusi.

«Si, mi gira solo un po' la testa» rispondo non riuscendo a trattenere delle risatine di imbarazzo. 

Entrambi ci calmiamo all'istante e nella stanza riecheggia solo la musica. Shawn è in piedi difronte a me, le sue mani appoggiate ancora sui miei fianchi mentre si fa spazio tra le mie gambe. Seduta sul piano della cucina, le nostre teste sono alla stessa altezza e mi perdo nei suoi occhi. Il suo viso è incredibilmente vicino e posso ammirare la sua pelle perfetta, la sua mascella scolpita, e labbra carnose. Gli passo una mano tra i ricci scompigliati e non sono sorpresa nello scoprire che sono davvero morbidi come sembrano.

«Sai quando prima ho detto che sei carino?» gli chiedo, senza riuscire a controllare ciò che sto dicendo.

«Ho un vago ricordo...»

«Beh lo penso sul serio» sussurro a pochi centimetri dalla sua faccia. Lo sguardo di Shawn si fa più intenso e porta una ciocca dei miei capelli dietro ad un orecchio. Percepisco il suo respiro caldo, con un sentore di alcol, sulla pelle, ma sono incapace di muovermi. Avvicina lentamente le sue labbra alle mie, ma prima che si possano posare su di esse, sposto la testa di lato, e la sua bocca entra in collisione con la mia guancia. Shawn si irrigidisce, ma dal bacio che mi ha stampato sulla guancia posso percepire una specie di sorriso.

«Shawn - » sussurro quasi senza fiato.

«Camila».

«Cosa stiamo facendo?» chiedo intimorita.

«Le mie intenzioni sono abbastanza chiare. Sei tu che devi decidere cosa vuoi che succeda ora».

Ai confini del mondo || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora