26. La spesa

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Il fuoco arde nel focolare e il suo scoppiettio riempie il silenzio della grande stanza. Seduta difronte ad esso, sono accoccolata tra le braccia di Shawn, incantata dal movimento delle fiamme e dal tepore che viene irradiato su di me. Mi appoggio al suo petto e afferro la sua mano. Con un dito traccio il rilievo delle sue vene, patendo dal polso e proseguendo sull'avanbraccio.

«Sei davvero muscoloso» constato sovrappensiero. La frase doveva rimanere nella mia testa, ma ormai me la sono lasciata sfuggire. Poco importa, tanto ho detto la verità. Appoggiata contro di lui non ho la possibilità di guardarlo in faccia, ma sono sicura che sul suo viso ci sia stampato uno dei suoi famosi ghigni soddisfatti.

«Ti piacciono, piccola?» chiede con voce provocatoria. L'ego di questo ragazzo...

Annuisco. «Si, mi fanno sentire protetta» gli confido, ignorando il suo tono ammaliante. Se gli avessi dato retta, in poco tempo saremmo finiti senza vestiti a rotolarci davanti al camino.

Shawn appoggia il mento sulla mia testa, stringendomi a sé con più forza. «Non hai idea di quanto questo mi renda felice» dice dolcemente. Mi giro verso di lui il necessario per far unire le nostre labbra in un bacio veloce. «Domani dovrò lasciarti qui da sola per un paio d'ore» afferma, cambiando discorso.

Lo guardo confusa. «Perché?». Dove potrebbe andare per così tanto tempo, da solo e senza allontanarsi troppo dalla casa? E soprattutto perché io non posso stare con lui?

«Stiamo per finire nuovamente le provviste e mio padre non risponde alle mie chiamate. Domani andrò al paese qui vicino e mi procurerò il necessario per continuare il nostro isolamento». Shawn parla severo, nella sua voce nessuna inflessione. Parla nello stesso modo di chi non ha intenzione di sentire una parola contraria sull'argomento, ma sfortunatamente per lui non ho intenzione di accontentarlo.

«E pensi di andarci da solo? Te lo scordi».

«Ci risiamo...» sbuffa, accettando il fatto che stiamo per avere l'ennesima discussione. «Camila, non c'è bisogno che venga anche tu. Il discorso è sempre lo stesso».

«Esatto Shawn, il discorso è sempre lo stesso. Ti ho ripetuto più volte che non sono così fragile come credi e che non c'è bisogno che tu ti prenda tutto il carico di questa situazione sulle spalle».

«Lo so Mila, ma per me è molto più facile comportarmi così che affrontare l'idea di saperti in qualche sorta di pericolo».

Ammetto che le sue parole mi hanno fatto piacere, sapere che tiene così tanto a me mi riempie il cuore di gioia. Ma il sentimento è reciproco e non voglio che si prenda delle responsabilità che non dovrebbe avere solo per rendermi felice. Appoggio le mie mani sulle sue spalle e lo guardo direttamente in faccia. «Ascoltami Shawn. So che stai cercando di fare tutto questo per me, e te ne sono grata. Ma non è giusto. E' confortante sapere che ti preoccupi per me, ma devi lasciare che anch'io possa dimostrarti lo stesso» dico cercando di convincerlo. Ma Shawn è un testardo e ignora ciò che gli ho detto, anche dopo che mi sono sforzata di mantenere la calma.

«Ok, ma un altro giorno. Domani non mi accompagnerai in ogni caso».

Alzo gli occhi al cielo e comincio a perdere la pazienza. «Shawn, non ho intenzione di stare qui a fare il sopramobile. Se non mi porterai con te sappi che io mi comporterò di conseguenza. Perché non ascolti mai quello che ti dico? A volte sei insopportabile!» sbotto frustrata.

«E perché tu insisti con questa storia? Dammi una buona ragione del perché dovresti accompagnarmi!»

«Ho più di una buona ragione per doverti accompagnare!» inizio con tono severo. «Uno: odio stare da sola in questa casa, sai che la trovo inquietante! Due: se ti do una mano ti facilito le cose e ammettiamolo, sappiamo entrambi che i ragazzi non sono famosi per essere in grado di fare una spesa decente. Tre: avrei finalmente l'opportunità di allontanarmi da questo posto dopo mesi di cattività! E se tutto questo non dovesse bastarti, aggiungi il fatto che il tuo tentativo di risparmiarmi dal contagio sarebbe comunque inutile! Se tu dovessi venire infettato, io farei la stessa fine al tuo rientro. Quindi non c'è motivo che io rimanga qui» concludo, sicura del fatto che i miei punti siano più che ragionevoli e impossibili da screditare.

Shawn serra la mascella e si ammutolisce. Non ha niente da dire, ma la sua espressione è abbastanza loquace. Vorrebbe poter controbattere, ma sa che ho ragione, semplicemente fa fatica ad accettare questo fatto. Soddisfatta di aver vinto l'argomento, gli sorrido vittoriosa e gli chiedo: «Per che ora partiamo domani?».

Shawn sospira sconfitto e leggermente irritato. «Per le dieci» risponde sommesso.

«Perfetto, allora meglio se andiamo a dormire, non voglio svegliarmi stanca domani» dico alzandomi dal tappeto e tendendogli una mano. Una volta sotto le lenzuola devo però rendere chiaro un particolare. «Shawn, ti conosco abbastanza da sospettare che tu abbia intenzione di partire senza di me domani. Ti avverto: se cerchi di imbrogliarmi e mi lasci qui da sola, te ne pentirai» affermo con voce calma ma severa.

Il ragazzo al mio fianco si irrigidisce. «Ma come...?»

«Te l'ho detto: ti conosco!» replico. «Dovrei fartela pagare per il solo fatto che ci hai provato...»

Shawn mi stringe a sé più saldamente. «So che mi perdonerai» mormora alle mie orecchie, confondendomi con i suoi dolci baci.

*

La fredda mattinata di ottobre trascorre abbastanza velocemente tra le corsie del piccolo supermercato. Mentirei se dicessi che essere così esposta al pericolo di un contagio non mi ha terrorizzata, ma sono fiduciosa che tutto andrà per il meglio. Fortunatamente il negozio è deserto, non considerando il cassiere, ma dietro all'assenza delle persone si nasconde il fatto che il paese si sta decimando. Rabbrividisco all'idea di tutte le persone che hanno perso la vita fino a questo momento e a quante probabilmente non ce la faranno fino alla scoperta di una cura.

Il nostro carrello è riempito fino all'orlo di tutto il necessario per proseguire con la nostra quarantena per almeno altri due mesi. «Credo ci sia tutto. Possiamo andare a pagare?» chiedo a Shawn.

«In realtà devo prendere un'altra cosa...» risponde serio. Lo seguo tra gli scaffali finché non ci fermiamo sul reparto di parafarmacia. Lo vedo afferrare un pacco a dir poco enorme di preservativi e spalanco gli occhi imbarazzata. Sento le mie guance scaldarsi in fretta e dipingersi di un rosso intenso.

Shawn mi guarda divertito. «Che c'è? Mi sembra abbastanza normale comprare qualcosa del genere, dato il fatto che siamo chiusi in una casa per mesi interi, da soli...».

Il suo ragionamento è più che giusto, semplicemente mi imbarazza dover affrontare il cassiere e il suo sguardo. Alla mia improvvisa perdita di parole, Shawn riprende a parlare e sembra avermi letto nella mente. «Mila, sono sicuro che a quel ragazzo non importi un accidente di quel che abbiamo intenzione di fare. Rilassati» dice con leggerezza e io semplicemente annuisco.

Sulla strada del ritorno vengo improvvisamente investita da un pensiero non troppo piacevole. Fino ad ora io e Shawn siamo stati assieme fisicamente parecchie volte. Il problema è che non abbiamo mai usato alcuna protezione. Mi si stringe lo stomaco a pensare a quanto siamo stati imprudenti, e me la prendo con me stessa dato che non ci ho mai nemmeno pensato. Sono stata così tanto presa dalla nostra relazione e coinvolta da ciò che stavamo facendo che non mi sono mai preoccupata, nemmeno per un secondo, di salvaguardare la nostra salute.

Pensare alle possibili conseguenze mi sta facendo entrare in paranoia e non ho bisogno di tutto questo proprio ora. Mi impongo di pensare a qualcos'altro e accantono i brutti pensieri che cercano di imprimersi nella mia mente. Sono sicura che non ci sia nessun problema.

Ai confini del mondo || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora