16. Poker

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Trenta lunghissimi giorni sono passati dall'inizio di questa follia e questo significa solo due cose. Uno: ho passato un mese intero in sola compagnia di Shawn, chi l'avrebbe mai detto? Pensavo che ci saremmo uccisi a vicenda dopo i primi dieci giorni. Due: sto completamente e irrimediabilmente perdendo la testa. 

La verità è questa: ho cercato in tutti i modi di non farmi piacere Shawn, mi sono aggrappata ad ogni piccolezza pur di evitare di pensare a lui in quel modo, ma ogni sforzo è stato vano. Ogni volta che lo guardo arrossisco, la sua risata mi fa sciogliere, e poi ci sono i baci. Quei baci sono stati la mia rovina. Tutto è iniziato come una sorta di passatempo, ma ho preso la situazione con troppa leggerezza. Avrei dovuto immaginare che non sarei stata in grado di continuare con questo svago riuscendo a non coinvolgere i sentimenti. Infatti ora eccomi qui, a cercare di camuffare quello che provo per Shawn mentre lui sfoggia il suo sorriso migliore. 

«Sai giocare a poker?» chiede dal nulla mescolando nelle sue grandi mani un mazzo di carte.

«Puoi giurarci! Sono imbattibile a quel gioco» rispondo decisa, con la mente che vaga già nelle diverse strategie.

«Certo, certo... Io non ci credo» dice Shawn con aria di sfida.

«Sono pronta a scommettere quello che vuoi».

Shawn alza un sopracciglio. «No, non scommettiamo. Non vorrei vederti in lacrime poi» risponde in modo canzonatorio. Ma questo ragazzo non ha idea di quanto io sia competitiva.

«Sei già pronto a tirarti indietro vedo... A quanto pare sei tu quello che ha qualcosa da perdere».

«Perfetto allora, giochiamo scommettendo. Con quanto partiamo? Cinquanta bigliettoni?» chiede arrogantemente.

E in questo momento ho la conferma che la mia sanità mentale è andata completamente perduta e mi meraviglio delle mie stesse parole. «No, niente soldi, per te non hanno un grande valore». I miei occhi si impregnano di malizia e mi mordo un labbro in modo accattivante. Ma che mi prende? «Giochiamo a strip poker».

Ecco, ormai l'ho detto e non posso più rimangiarmelo. Ma perché l'ho fatto? Sto davvero per rischiare di finire nuda difronte agli occhi di questo ragazzo? Ragazzo che per giunta ora mi sta guardando con aria sconvolta e incredula. Mi sarò sicuramente resa ridicola. Non sono altro che una ragazzina che cerca di flirtare senza successo, non so nemmeno perché ci abbia provato, e soprattutto perché abbia deciso di essere così intraprendente proprio con un ragazzo come Shawn.

Lui deglutisce e vedo il suo pomo d'Adamo muoversi. Con voce profonda e leggermente eccitata mi chiede: «Ne sei sicura Camila?».

Presa ormai dalla situazione indosso l'espressione più accattivante che riesco a fare e gli rispondo. «Sicurissima, ma tu che mi dici? Vuoi tirarti indietro?».

Un ghigno provocante gli si stampa in viso. «Non sai contro chi ti sei messa, Camilita. Ultima possibilità per ritirare la proposta...».

Come risposta gli strappo le carte dalle mani, mescolandole velocemente e mostrandogli le mie abilità da giocatrice. Divido il mazzo in due e lo mescolo incastrando una carta dopo l'altra proprio come si vede fare dai mazzieri dei casinò. Shawn rimane a bocca aperta e il ghigno che prima mi stava facendo lui, ora è stampato sulla mia faccia. Do due carte ciascuno e posiziono cinque carte sul tavolo, visibili ad entrambi. Dieci di fiori; sette di quadri; Jack di cuori;  re di fiori; Jack di fiori. Guardo le due carte del mio mazzetto ma non lascio trasparire nessun pensiero, nessuna espressione.

«Oh Camila, so già che te ne pentirai» dice lui con aria soddisfatta, convinto di poter già vincere la prima mano. Normalmente avremmo dovuto puntare delle fiches prima di poter scoprire le carte, ma stiamo giocando solo in due e non c'è denaro in ballo, quindi è un'operazione inutile. Shawn abbassa le sue carte, le sue labbra assumono una piega derisoria. Re e regina di cuori. Un tris.

«Cosa ti toglierai per prima? La maglia?».

Rispondo con una risata e mostro le mie carte. Jack di quadri e re di picche. Full. Il sorriso di Shawn sparisce all'istante.

«Spero tu abbia abbastanza indumenti addosso, o temo che questa partita finirà molto presto» lo prendo in giro, portando a casa la prima vittoria. Lui rimane serio e i suoi occhi si infiammano, costretto a togliere il primo capo d'abbigliamento. Inizia dalle scarpe e questo mi fa scoppiare in una grossa risata. «Fai il timido adesso?» gli dico strizzandogli una mascella, consapevole di dargli sui nervi.

«No, semplicemente non voglio distrarti dal gioco togliendo la maglia. E comunque se fossi in te non mi sbilancerei più di tanto con le prese in giro, ti ricordo che la partita è appena iniziata» risponde lui sulla difensiva.

Shawn mescola le carte e le dispone sul tavolo come ho fatto io prima. Questa volta ci sono un sei di picche, un sette di cuori, un dieci di quadri, un re di fiori e un jack di cuori. Ora sono io la prima a dover mostrare le carte, ma prima di farlo guardo un attimo l'espressione del viso del ragazzo seduto difronte a me. Come prima, i suoi occhi trasudano arroganza, ma questo presto cambierà. Le mie carte sono un asso di quadri e una regina di picche. Ho una semplice scala, ma il punteggio delle carte è abbastanza alto.

«Non è possibile!» esclama lui lanciando le sue carte sul tappeto. Otto e nove di picche. Anche lui aveva una scala, ma non forte come la mia. 

«Ora immagino toglierai i calzini» gli dico deridendolo. Lui non mi risponde e semplicemente toglie i calzini, come previsto. 

E' di nuovo il mio turno e rimescolo le carte. Mano non particolarmente fortunata, ma abbastanza tanto da poter battere il tris di Shawn con un'altra scala, provocando l'ira del ragazzo.

«E' matematicamente impossibile che tu riesca sempre ad avere carte migliori delle mie!» esclama.

«No Shawny, è poco probabile, ma non impossibile. E ora smettila di lamentarti e togli quella bella maglia che hai addosso».

Lui mi fulmina con lo sguardo e in una sola mossa toglie la t-shirt. Nella mia mente apprezzo silenziosamente l'immagine che ho appena visto, riguardandola in slowmotion e analizzando i movimenti dei suoi muscoli che si tendono sulle braccia e sulle spalle. Sarò sicuramente arrossita, ma fortunatamente Shawn è troppo concentrato sul gioco per accorgersene. 

La quarta, è una mano sfortunata. La mia coppia di assi viene stracciata da un misero tris di sette e Shawn non perde occasione per farsi beffe di me. «La fortuna inizia a girare, ma vedo che tu non hai addosso né scarpe né calzini. Cosa toglierai Mila?». Senza dargli la soddisfazione di vedermi in imbarazzo, sfilo a mia volta la maglia rimanendo in pantaloncini e reggiseno. Evito di incrociare il suo sguardo, ripetendo tra me e me quanto io sia stata stupida a proporre questo gioco e a non aver indossato abbastanza vestiti. 

Il turno seguente invece batto Shawn con un poker di nove contro la sua misera coppia di sei e di conseguenza è costretto a togliersi i pantaloni. Vorrei poter esultare a lungo ed avere la vittoria in pugno, ma il sesto turno di gioco è il peggior che mi potesse capitare, non riuscendo a formare nemmeno una coppia. Così, ad un passo prima della fine della partita sia io che Shawn siamo rimasti in intimo. Ed è qui che realizzo che probabilmente ho fatto una gran cavolata.

Non so cosa mi sia preso, ma in un attimo di confusione e troppa sicurezza ho proposto questo stupido gioco, senza pensare che prima o poi sarebbe dovuto arrivare ad una fine. Con l'ultimo round uno di noi due dovrà spogliarsi del tutto e poi che succederà? Sono stata una stupida a non pensare prima a queste domande e ovviamente ora mi trovo in una situazione dalla quale non riesco ad uscire. Afferro il mazzo un'ultima volta, senza mai azzardarmi a porre lo sguardo sul ragazzo difronte a me, che al contrario mi fissa intensamente. Sento i suoi occhi su di me e la mia pelle bruciare, consapevole di non essere mai stata esposta in questo modo difronte ad un ragazzo. Io e Shawn abbiamo certamente nuotato assieme, ma i miei costumi non sono mai stati molto rivelatori. Dispenso le carte e posiziono quelle centrali. Guardo il mazzetto che stringo tra le mani, poi mi concentro su Shawn. Ci fissiamo intensamente e poi inizio il conto alla rovescia per rivelare le nostre carte contemporaneamente.

«Uno».

«Due».

«Tre».

Sul tavolo c'è una scala reale. 

Ai confini del mondo || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora