4. Armistizio

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Ho passato la notte a piangere, non che questo abbia rovinato il mio sonno, dato che è praticamente impossibile chiudere occhio in questo inferno! Anzi speravo che i singhiozzi e la disidratazione potessero aiutarmi a dormire, ma tutto quello che sono riuscita a procurarmi sono degli occhi rossi e un forte mal di testa. Il mio riflesso sullo specchio è davvero orribile, ma il mio aspetto è l'ultimo dei miei problemi. Sicuramente i miei lamenti e il pianto ininterrotto saranno arrivati fino alle orecchie di Shawn nella stanza affianco, ma se devo essere sincera, non me ne frega niente. Molto probabilmente sarò sembrata una ragazzina isterica sull'orlo di una crisi di nervi, ma se vogliamo dirla tutta, è proprio questo che sono. 

Sono rimasta a crogiolarmi tra le coperte per tutta la mattinata e nemmeno il brontolio del mio stomaco mi ha spronata abbastanza per farmi scendere dal letto. Nel pomeriggio sento bussare alla porta e nella stanza entra uno Shawn leggermente in imbarazzo, ma al quale io non presto particolare attenzione.

«Hey senti, so che probabilmente non vorrai vedermi, ma mi chiedevo se avessi voglia di mangiare qualcosa, o che ne so, prendere una boccata d'aria» mi dice con voce calma, che suona così inadeguata su di lui.

«Vattene» rispondo secca, con voce atona, senza degnarlo di uno sguardo.

«Ok, allora, so che questa situazione non è facile per nessuno dei due, ma devi reagire. Non ho intenzione di passare mesi in isolamento con una specie di zombie». Continuo ad ignorarlo. «Se non esci dal letto entro cinque minuti, ti ci faccio scendere con la forza» mi minaccia, ma non gli do ascolto.

Quando esce dalla camera mi riaccoccolo sotto le lenzuola e chiudo gli occhi, contenta di potermi godere nuovamente la solitudine della stanza. Ma Shawn, che vive in funzione di darmi fastidio, non demorde. Entra nella camera di soppiatto e quasi annego quando un bicchiere di acqua gelata mi viene scaraventata sul viso, mozzandomi il respiro.

«Ma cosa ti dice il cervello?!» urlo alzandomi da letto in uno stato di shock con la faccia fradicia. Shawn ha l'aria divertita e soddisfatta, e ci manca poco che lo strozzi con le mie stesse mani. 

«Ti avevo avvisata che ti avrei tirato fuori da quelle coperte in un modo o nell'altro. Adesso preparati e vieni di sotto. Dobbiamo parlare» mi risponde semi-divertito.

Sospiro e mi faccio una doccia veloce, anche se l'acqua gelata che mi ha versato addosso mi aveva già svegliata del tutto. Scendo al pian terreno con i capelli ancora umidi e trovo Shawn in cucina. Mi siedo al bancone dell'isola e il ragazzo mi porge sotto il naso un piatto con un panino tostato. «Non sono un grande chef, ma ti assicuro che quel panino è commestibile. Adesso mangia così poi chiariamo alcune cose» sentenzia severo.

Lo ringrazio distrattamente e addento il panino, che in pochi minuti divoro. «Allora cosa c'è di così tanto urgente da volermi trascinare fuori dal letto in modo così insistente?» domando acida. 

«Allora, non abbiamo iniziato nei migliori dei modi la nostra convivenza - »

«Ma non mi dire...» lo interrompo. Alza gli occhi al cielo.

«- ma credo che dovremmo mettere da parte i nostri rancori, e cerare di riappacificarci. Non sappiamo per quanto tempo dovremo stare tra queste mura, e se siamo sul punto di ucciderci a vicenda ogni minuto che passa, beh, probabilmente è quello che accadrà».

«Ok quindi se ho capito bene, mi stai chiedendo di fingere di riuscire a sopportarti, dopo che mi hai insultata ed ignorata per quattro giorni, così puoi vivere tranquillo e beato? Beh grazie, ma no grazie» rispondo secca.

«Oh andiamo Camila, non fare la difficile!» si lamenta lui.

«Io difficile? Se non ricordo male sei tu che hai dato il via a questa disputa, chissà per quale motivo poi, ma ora vuoi che proviamo ad essere amici. Un po' ipocrita da parte tua, non credi?».

«Senti, so che mi sono comportato da stronzo, ma avevo i miei motivi. Ma sono disposto a chiederti scusa e a provare ad essere civile con te. Non è quello che hai sempre voluto?»

Serro la bocca. E' ovvio che vorrei poter vivere in modo civile, ma il mio orgoglio è troppo forte. Così rimango in silenzio. Shawn sbuffa rassegnato.

«Ok, sai che ti dico? Fa' come ti pare, quando avrai deciso di smettere di fare la prima donna, sai dove trovarmi» dice lasciando la cucina.

«Aspetta!» lo richiamo. «Hai ragione ok? Posso provare a sopportarti, ma prova a trattarmi male un'altra volta e ti renderò la vita un inferno».

Con una smorfia divertita annuisce e mi porge la mano. «Tregua?»

Gliela afferro. «Tregua».

*

«Quindi» inizio a parlare «Che si fa da queste parti quando ci si annoia?».

«Non vengo qui da anni, ma quando ero più piccolo passavo le mie giornate a nuotare nel lago e a fare scampagnate con i miei genitori per i boschi qui attorno».

«Oh ok» rispondo delusa.

«Ci sono alcuni giochi da tavolo dentro, oppure potremmo guardare qualche vecchio film. Per la maggior parte sono cartoni animati, ma se siamo fortunati potremmo trovare anche qualche film decente».

«Perché, secondo te i cartoni animati non rientrano nella categoria di film decenti?!» chiedo indignata, esagerando il tono offeso.

«Queste sono parole tue, non mie» risponde Shawn alzando le mani in segno di difesa.

Per la prima volta in sua presenza rido sinceramente, sorprendendomi nello scoprire un lato scherzoso e giocoso del ragazzo che fino a questo momento si era mostrato di pietra. 

«Io però se fossi in te» continua lui «sceglierei di fare un bagno nel lago. Con il caldo di questi giorni ci vorrebbe qualcosa del genere».

«Caldo? Se fosse per me metterei un maglione in questo momento!» ammetto sconvolta. Lui mi guarda accigliato. «Dalle mie parti fa caldo! Ma qui? Assolutamente no. Siamo in estate eppure le temperature autunnali di Cuba sono più alte di queste».

«Beh tu fa' come vuoi, io metto il costume e mi tuffo» mi fa l'occhiolino e rientra in casa. Io rimango seduta sul molo, per nessun motivo al mondo entrerò nelle acque gelide di quel lago! Pochi minuti più tardi una figura sfreccia al mio fianco, finendo la sua corsa con un tuffo e schizzandomi di acqua.

«Sei davvero incredibile!» gli urlo dopo che riemerge dal lago. E' la seconda volta oggi che in qualche modo mi versa dell'acqua addosso.

«Sai, dovresti unirti a me, si sta benissimo qui dentro».

Scuoto la testa e mi allontano dall'acqua. 

«Che c'è, ti vergogni a spogliarti difronte ad un ragazzo? Un ragazzo mozzafiato, vorrei aggiungere, ma questo è solo un particolare» dice prendendomi in giro. Onestamente indossare il costume davanti a lui non sarebbe un grande problema, o almeno non sarebbe quello principale.

«No, è che ... Non so nuotare» dico abbassando la voce, sperando che non mi abbia sentito. Ma le mie speranze sono vane. Lui esce dall'acqua e si avvicina a me con fare minaccioso. Mi prende per le gambe e cerca di attirarmi verso l'acqua.

«No! Cosa stai facendo?! Sei forse impazzito? Non so nuotare, fermo!» strillo dimenandomi.

«Calmati, ti insegno io»

«Ma sono ancora vestita! Ti prego Shawn, lasciami andare» lo supplico.

«Non se ne parla» dice continuando a spingermi verso il lago.

«Ok, ok! Mi arrendo! Ma almeno lascia che mi cambi. Prometto che ritorno qui».

Mi guarda dubbioso. «Hai dieci minuti per mettere un costume, se non esci di casa entro quel tempo, ti trascino fino al centro del lago» mi minaccia. Annuisco, e corro dentro casa. In cosa mi sono cacciata?

Ai confini del mondo || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora