Il rumore della pioggia battente venne superato dal boato di un tuono, così forte e così vicino da fare tremare gli infissi per un momento. Un dito corse lungo il vetro della finestra, tracciando una lunga linea nella condensa formatavisi sopra. Poi, un altro fulmine squarciò il cielo, illuminando a giorno la piccola stanza.
-Che stai facendo?- chiese una voce alle sue spalle, appena percettibile.
-Non lo so. Forse disegno. Tu che stai facendo?-
-Ti guardo- rispose ancora la voce, in un tono così basso e soffuso che Toby ebbe l'impressione di sentirselo rimbombare nello stomaco. D'impulso, si toccò una spalla, coprendosi il petto lasciato nudo.
-No, mi stai fissando. Odio quando lo fai, mi fa diventare nervoso.-
La mano con cui stava disegnando si allontanò dal vetro, ed i muscoli del suo avambraccio si tesero di colpo, costringendo il suo polso a piegarsi con uno scatto.
-Scusa...- rispose la voce, e la figura stesa sul letto voltò la testa verso il mucchietto di vestiti lasciato per terra. I suoi, per la precisione, accompagnati dalla felpa di Toby.
Un altro tuono ruppe il silenzio, e Ben aspettò pazientemente che i tic di Toby si calmassero, prima di tornare a guardare in sua direzione. Sapeva che non voleva essere guardato mentre succedeva, e succedeva molto, molto spesso. E non era raro che si mettesse anche a gridare durante le crisi gravi.
Ben avrebbe voluto dirgli che non importava, che lui e gli altri si erano ormai abituati, ma c'erano cose di cui era praticamente impossibile parlare con Toby, e la sua condizione era una di quelle. C'erano solo due persone che riuscissero a prendere l'argomento senza farlo andare su tutte le furie, e Ben, purtroppo, non era fra quelle.
Ma avrebbe realmente voluto esserlo.
-È la prima volta che me ne accorgo da quando ti ho conosciuto- disse, stringendosi nella coperta per coprirsi.
-Che stai dicendo?-
-Che sei bellissimo.-
Un istante.
Due.
Dentro di sé, Ben incrociò le dita e pregò con tutto sé stesso che funzionasse.
Un sorriso, e Toby si voltò in sua direzione.
-Ben, fottiti.-
Bingo.
Il ragazzo si avvicinò al letto, e nel piegarsi in avanti la sua pelle si distese, evidenziando il contorno delle clavicole. Gli occhi scuri scavarono in quelli del fantasma, e con un solo movimento, Toby gli strappò la coperta di dosso.
Ben si abbracciò le ginocchia con un braccio, tendendo l'altro verso l'unico oggetto che, fino a qualche istante prima, lo copriva dal rimanere completamente nudo.
Toby si portò la coperta sulle spalle, e si gettò sul letto, portando il viso a pochi centimetri da quello di Ben. Guardò intensamente dentro le due piccole pupille rosse, ed un senso di soddisfazione lo pervase nel vedere le sopracciglia bionde di Ben aggrottarsi sempre di più.
-Ridammela- intimò il fantasma, in un tono di voce così sottile da sembrare lo squittio di un topolino.
-Perché? Tu non lo senti il freddo, io un po' sì- rispose Toby, le palpebre calate a coprire gli occhi per metà. -O forse non ti piace come ci si sente ad essere guardati?-
Una mano raggiunse il costato di Ben, subito portandosi dietro la sua schiena e spingendo il suo corpo verso quello dell'altro ragazzo, vestito ancora solo a metà.
Toby sapeva che se Ben non fosse stato al gioco, avrebbe semplicemente potuto smaterializzarsi, infilarsi dentro una parete e andarsene. Era già successo una volta, e da quell'esperienza Toby aveva imparato che se un fantasma ti permette di toccarlo, meglio non tradire la sua fiducia facendogli arrivare uno schiaffo a sorpresa sulla chiappa sinistra.
Non era ancora sicuro riguardo la destra, però.
-Se non mi restituisci quella coperta, giuro che ti cavo gli occhi e poi ti rigiro le dita nelle or... -
Un lieve rumore di passi dietro la porta fu l'unico preavviso che ebbero. Le pupille di Ben si strinsero fino a sembrare due punte di spilli, e subito il fantasma si lanciò contro il letto, lasciandosi assorbire dal materasso come se il suo corpo fosse fatto di fumo. Toby non perse tempo a sua volta, e con un solo gesto, lanciò la coperta per terra a coprire la pila di vestiti che, ovviamente, non erano suoi. Nell'istante in cui il fagotto colpì il pavimento, la porta si aprì.
-Toby, hai visto Ben?-
La schiena di Toby si drizzò in uno scatto, e nella penombra il ragazzo riconobbe la voce di Brian ancora prima di distinguerne il volto. Il suo passamontagna nero sporgeva per metà dalla tasca della felpa.
-No... perché, è successo qualcosa?- rispose Toby, provando con tutto se stesso a non far tremare la voce.
-Mettiti una maglietta e vieni di sotto- rispose Brian, non riuscendo a trattenere un sorrisino ai lati della bocca. - Jack sta piangendo l'anima, ti giuro, è esilarante.-
La porta venne richiusa di fretta, e Toby sentì i passi affrettati di Brian scendere giù dalle scale, fino a quando attorno a lui calò il silenzio. Si portò una mano al cuore, e la sua testa scattò nervosamente di lato, seguita dal tremolio di una palpebra.
-Stavolta ci siamo andati vicini, eh Ben?-
Attese. Nessuna risposta.
-Ben?-
Si portò ad un lato del materasso e guardò sotto il letto, solo per trovare un paio di anfibi pieni di fango ed uno strato di polvere spesso centimetri. Quando alzò la coperta da terra, vide che anche i vestiti di Ben erano spariti.
-Che testa di cazzo- commentò, e non seppe se stava parlando di lui, o di se stesso.
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Come Find Me || Creepypasta / Marble Hornets
Fanfiction[Storia vincitrice Wattys 2020] O Fortuna, velut Luna. L'idea che le sorti degli uomini possano cambiare come le fasi di un satellite. L'idea che la vita non sia altro che una partita a dadi, in cui i vincitori e i perdenti vengono scelti dal fato...