Capitolo 9- Prima Parte

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La vecchia stanza di Ben era un casino. E nonostante Jeff fosse un esperto ad intrufolarsi nelle case degli altri, era stato altrettanto un casino riuscire ad arrivarci. La polvere ricopriva il pavimento come un velo, concentrandosi in alcuni batuffoli negli angoli, e l'odore di chiuso impegnava l'aria. Nell'aprire la finestra per fare entrare Jeff, Ben aveva dovuto fare estrema attenzione a non far stridere i cardini. Dando un'occhiata alla serratura della porta, vide che era chiusa a chiave dall'esterno. Quanti anni erano passati, dall'ultima volta in cui qualcuno era entrato in quella camera?
-Ci sono ancora le lenzuola sul letto, guarda- gli fece notare Jeff, indicando verso un angolo della stanza. Certo, tutto era polveroso, e la muffa si era divorata un angolo del muro, ma tutte le sue cose erano ancora lì. -È come se ti stesse aspettando.-
Jeff aveva un talento innato per dire le cose nel modo più doloroso possibile, ma sì, l'impressione era quella. L'ipotesi più probabile è che sua madre avesse semplicemente chiuso la porta dieci anni prima, e avesse deciso di non riaprirla mai più, nella speranza di dimenticarsi di lui ed andare avanti. Ma quello che aveva detto Jeff adesso si stava ripetendo nella testa di Ben con ossessività.
-Non tornerò mai più- disse, secco, mentre si avvicinava al vecchio computer poggiato sulla scrivania. Controllò la presa e lo collegò alla corrente, pregando con tutto il cuore che si accendesse al primo tentativo.
-Perché no? Sarai anche morto, ma in un certo senso ci sei ancora. L'unica differenza è che adesso passi attraverso i muri- disse Jeff, ridacchiando. Si era avvicinato al vecchio televisore in un angolo, ed aveva trovato la pila di giochi e DVD che Ben teneva in camera. Aveva preso uno dei controller della vecchia N64, e lo stava esaminando, forse chiedendosi se funzionasse ancora.
-Sì, e doverle spiegare perché mi sono ucciso?- rispose sarcastico Ben, cercando di non fare trasparire quanto fosse irritato. Il computer non si stava accendendo, rischiavano di metterci più del previsto.
-Perché no? Potresti tornare a vivere qui, staresti bene. Almeno, io al posto tuo starei bene.-
-No, Jeff. Io non "vivo"- si limitò a dire Ben, calandosi a terra per controllare tutti i cavi. Aveva appena passato una brutta mezz'ora ed era emotivamente provato, mettersi a discutere non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. -Non so nemmeno perché ne sto parlando con te. Una parte di me è fermamente convinta che ucciderai tutti una volta messo fine a questa storia.-
Gli occhi di Jeff si accesero di una strana luce, e dal polveroso angolo TV, la sua attenzione si spostò nuovamente su Ben.
-Tutti qui abbiamo il potenziale per uccidere l'altro. Un giorno potrei svegliarmi con il suono di uno sparo, o magari trovarmi un'accetta in mezzo alla fronte come Eyeless.-
Non trovando un problema con i cavi, Ben aveva preso in mano un cacciavite, ed aveva cominciato ad aprire il retro del case. Se il problema era l'alimentazione, non aveva idea di come avrebbe potuto risolverlo.
-Per quanto ne so, sei tu il vero pericolo. Tu potresti ucciderci tutti da un momento all'altro e nessuno di noi potrebbe farci niente.-
Ben serrò la mascella, ed il cacciavite gli cadde dalle mani, rotolando sul pavimento. Lo raccolse prima che Jeff potesse vederlo, e subito si finse impegnato ad osservare le componenti del computer.
Il cavetto che dall'alimentatore andava alla scheda madre era leggermente fuori posto, e appena Ben lo toccò, i contatti vennero ripristinati.
-Sai, credo che la mia specialità sia più un'altra...- lasciò sottointendere Ben, e così dicendo premette di nuovo il tasto di accensione. E le ventole presero immediatamente a girare.
-Non prendere tutto quello che ti dico come un consiglio, però questa è un'altra cosa che io farei...- avanzò Jeff, ma stavolta Ben non lo ascoltò.
-Jeff, abbiamo molto poco tempo, e questo è il modo più veloce- cominciò col dire il fantasma, indicando il computer. - Starò via per poco, ma devi guardarmi le spalle.-
Jeff guardò la porta, e rimase in silenzio alcuni istanti. Poteva sentire le voci di Brian e Toby provenire dal piano di sotto, segno che erano riusciti a creare un diversivo per coprirli. Quel fantasma gli stava dando parecchia fiducia, nonostante avesse appena finito di dirgli che di lui non si fidava affatto.
-Da questo momento in poi, sono nelle tue mani. Se il computer si spegne, io non posso uscire.-

Una donna di mezza età se ne stava sull'uscio di casa davanti a loro.
Toby guardò Brian, e cercò di ricordarsi il piano.
E il loro piano era che non avevano un piano.
-Non sapevo che i testimoni di Geova vestissero anche casual- ironizzò la donna davanti ai loro sguardi sconvolti, e con una sola frase Toby capì da chi Ben avesse ricevuto lezioni di sarcasmo.
-Signora Lawman?- chiese Brian, con un tono fin troppo deciso. In quel momento, Toby si chiese se si fosse già preparato un discorso di cui lui non sapeva niente.
-Sì? Chi siete voi?- chiese la figura in vestaglia davanti a loro.
-Il mio nome è Brian, lui è Toby. Scusi per l'ora tarda ma abbiamo fatto un viaggio molto lungo per arrivare qui.-
Toby si sentì raggelare. Seriamente? Non aveva avuto nemmeno l'accortezza di inventarsi dei nomi falsi? Lui era ancora ricercato per l'assassinio di suo padre, in quella dimensione!
-Per arrivare da me?- disse la donna, ed i suoi occhi si fecero di secondo in secondo più diffidenti. -Perché?-
-Noi vorremmo... parlare di Benjamin. Riteniamo di sapere delle cose su cui lei potrebbe essere all'oscuro.-
Ma che diamine stava facendo!? Ben li avrebbe uccisi se avesse scoperto che Brian aveva detto a sua madre tutta la verità.
Se prima era sembrata spaventata, adesso la donna stava diventando chiaramente furiosa.
-Ma che razza di scherzo è? A distanza di anni ancora non sapete lasciarmi in pace? Ho parlato con poliziotti, giornalisti, investigatori e detective per anni dopo la morte di mio figlio. E mentre lo piangevo il mondo non faceva altro che dirmi che era tutta colpa mia. Adesso mi sono rotta il cazzo, quindi per favore andatevene.-
La signora Lawman si era portata una mano alla base del collo, spingendo con il palmo aperto contro il petto. Quello era un gesto che faceva anche la madre di Toby, quando era arrabbiata. E lui non poté fare a meno di chiedersi se anche lei stava soffrendo tutto questo, dopo la sua scomparsa.
-Non è colpa sua. Non è assolutamente colpa sua, signora, questo posso giurarlo. Anche se dovesse cacciarci, la prego, mi creda almeno su questo.-
Stavolta era stato Toby a parlare, gli occhiali portati sopra la fronte e la sciarpa che gli copriva il mento. Aveva parlato per rassicurarla, facendo quello che avrebbe fatto con sua madre.
La donna lo guardò senza dire niente, per quella che a Toby sembrò un'eternità.
-Tu... mi sembri familiare- gli disse, tornando diffidente, ma non scontrosa. -Va bene, vi farò entrare. Ma dopo non voglio vedervi mai più.-
E così dicendo, la donna liberò l'uscio, facendo loro segno di entrare.

Come Find Me || Creepypasta / Marble HornetsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora