Capitolo 15- Prima Parte

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L'acciaio incontrò il ferro con uno stridio assordante.
L'orologio nell'orbita di Natalie segnò lo scattare dell'ora, ed i due si separarono, subito riavvicinandosi per provare ancora a colpire. Ancora quell'orribile suono colmò l'aria, ma stavolta Natalie cedette sotto il colpo di Toby, ed un'accetta le passò accanto la spalla, squarciando il tessuto della felpa.
-Sei forte- si complimentò Toby, nonostante il fiatone. -Penso che saremmo potuti essere ottimi amici, se le circostanze fossero state diverse.-
-Ti sembra il momento giusto per provarci?-
E con quell'ultima frase, un calcio colpì Toby sul diaframma, facendolo cadere sul posteriore.
-Ho un talento per scegliere sempre i momenti peggiori.-
Non tentò di alzarsi. Invece, si slanciò in avanti ed afferrò una delle gambe di Natalie, spingendola per farla cadere. Quando la sua schiena ebbe sbattuto contro il pavimento in ferro del vagone, lei urlò. Probabilmente più per rabbia che per dolore.
-Non voglio ucciderti- le disse, e così facendo le inchiodò la mano con ancora l'attizzatoio a terra.
-Che galantuomo...- rispose sarcastica lei, dimenandosi sotto la sua presa. Subito Toby riuscì a tenerle fermo anche l'altro polso, e lei si diede una spinta verso l'alto con gli addominali, cercando inutilmente di liberarsi. -Lasciami andare!-
-Perché Ben vi ha lasciati entrare? Lo avete costretto? Lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere.-
-Oh, allora non lo conosci per niente...- disse lei, con una risatina gutturale. -Il tuo amico vi ha venduti. Tutti voi, e la terza dimensione. Lui gli ha promesso una seconda occasione, e dopo che avremo finito qui, Ben si unirà a noi. Da vivo.-
Toby scosse la testa, non riuscendo a trovare un senso a quelle parole, ma prima di riuscire ad aprire bocca, sentì una pressione improvvisa in mezzo alle cosce.
Guardò verso l'unico occhio di Natalie, trovando un'espressione illeggibile sul volto della ragazza. E si sentì immediatamente a disagio.
Poi guardò in basso, trovando una delle ginocchia di Natalie pressata contro l'inguine.
Ah, che idiota. Ma certo, quello voleva essere un calcio.
-Analgesia congenita- spiegò Toby, ridacchiando nervosamente. -Non sento il dolore. Ora per favore sposta il ginocchio...-
L'occhio di Natalie si spalancò, facendo splendere l'iride verde. Il suo ginocchio salì fino ad arrivare allo stomaco di Toby, e con uno slancio della gamba, lo sollevò e se lo tolse di dosso.
-Muori!- urlò lei, alzandosi in piedi. Toby riuscì per miracolo a deviare un affondo, servendosi di un'accetta. Subito si rimise in piedi anche lui, e sferrò un colpo in direzione della ragazza. Stavolta fu più veloce, più aggressivo.
Si stava stancando. Le aveva dato troppo tempo per accettare di parlare. Adesso era il momento di attaccare per uccidere.
Senza troppe cerimonie, le sferrò un calcio mentre lei si stava ancora parando dal suo ultimo colpo. La prese poco sotto l'ombelico, e lei indietreggiò di qualche passo nel tentativo di recuperare l'equilibrio, ma cadde spalle al muro contro la parete del vagone.
Era il momento. Un solo colpo in mezzo alla testa, e non avrebbe neanche sofferto. Toby alzò l'accetta che teneva nella mano destra, e...
No. Non poteva farlo. Non un'altra volta.
L'accetta squarciò la parete a cui Natalie era poggiata, emettendo uno stridio orribile. L'arma si fermò a pochissimi centimetri dalla sua testa, e Natalie emise un grido, le mani pressate sugli occhi. Si era rannicchiata su se stessa, le ginocchia portate al petto, e stava tremando violentemente.
Okay, magari non voleva ucciderla, ma poteva ancora terrorizzarla.
Toby la prese per i capelli e la trascinò in avanti, e lei gridò di nuovo, un urlo acuto e disperato. Le portò la lama dell'accetta al collo, e la costrinse a guardalo negli occhi.
-Andatevene. Tu, i tuoi animali domestici e quello sgorbio senza faccia. Non voglio più vedervi.-
E con questo, la lanciò sul pavimento, e le schiacciò la mano che reggeva l'attizzatoio per costringerla ad aprirla. Lei ringhiò per trattenere il dolore, ma Toby riuscì comunque a sfilarle l'arma dalle dita. Dopo, recuperò l'accetta dalla parete del vagone.
E allora si accorse che lei stava ridendo.
-Perché l'hai fatto? Sai che io non avrei avuto pietà di te- disse, alzandosi a fatica su un paio di ginocchia sbucciate. -Ma non preoccuparti. Neanche lui ne avrà.-
Una scossa percosse la schiena di Toby, e ancora prima di capire cosa Natalie avesse voluto dirgli, sentì il respiro mancargli. Si portò le mani al collo, come se avesse potuto allontanare ciò che lo soffocava, e cadde per terra.
Ma al posto del vagone del treno, il suo corpo cadde su un tappeto di neve freddo come il ghiaccio, e soffice come una nuvola. Lo sentiva. Sapeva che era lì, sapeva che era lui, e tutte le sensazioni negative della sua vecchia vita tornarono, vivide e vere. Il lutto per la morte della sorella, la sensazione di panico e smarrimento nell'aver perso la concezione del tempo, il ribrezzo per le allucinazioni... e la furia nei confronti di suo padre, che adesso si univa a quella per Natalie.
Alzò la testa. Era nella radura innevata, a qualche metro dal vagone abbandonato.
E lui era lì.
L'uomo Alto era a pochi passi da lui.
-Toby!!-
La voce di Brian lo chiamò, e Toby osò girare il collo per guardarsi indietro. Erano tutti lì, nel vagone, ricoperti di sangue nero e con la rassegnazione incisa sul viso.
-Mi dispiace...- disse Tim, le braccia che gli cadevano lungo i fianchi, il piede di porco stretto appena in una mano. -Non siamo riusciti a impedirgli di passare.-
Toby sentì il cuore cadergli dal petto, e la sensazione di sconforto crebbe fino a schiacciarlo. Quella non era più una proiezione, quello era realmente lui. Era riuscito ad entrare, era riuscito ad arrivare nella terza dimensione...
Avevano perso.
Una fitta gli attraversò la testa, scendendo lungo la schiena, e Toby sentì il cranio comprimersi come se le sue meningi stessero minacciando di esplodere. Lo sentiva, mentre cercava di entrare nella sua mente, e le sensazioni dell'Uomo Alto si univano alle sue. Emozioni non umane, indecifrabili, un vuoto dell'anima che gli penetrava sotto pelle. Gridò, nel tentativo di liberarsi, e sentì qualcuno chiamare il suo nome. Poi, passi nella neve, diretti in sua direzione.
Quando si girò, vide Jack correre verso di lui, avanzando su quattro appoggi. Le lunghe braccia poggiavano sul terreno come zampe di un animale, e la schiena ricurva gli conferiva un aspetto bestiale.
-Jack, no, allontanati da lui!- disse Toby, usando tutto il fiato che aveva. La voce gli era uscita troppo lieve, non aveva la forza di parlare, non era stato in grado di farsi sentire. Ma quella pressione gli stava avvolgendo il petto, doveva dirglielo, doveva fermarlo, doveva fare in modo che Jack si allontanasse. Lui era troppo pericoloso e troppo potente per tutti loro.
D'un tratto, Jack si fermò.
-Fai un altro passo e lo uccido!-
Toby non aveva sentito Natalie avvicinarsi, ma ora che aveva sentito la sua voce, poteva chiaramente avvertire il tocco del ferro contro il collo. Lei aveva recuperato l'attizzatoio, e gli stava puntando l'arma alla gola, per assicurarsi che i suoi amici non facessero passi falsi.
-No!!-
Un altro grido si aprì nella pianura innevata. Una voce calda, elegante, seppur affannata, e Toby sentì le lacrime iniziare a scendere calde lungo le guance, per accumularsi ai bordi degli occhiali.
-Mi avevi promesso che non gli avresti fatto del male!-

Come Find Me || Creepypasta / Marble HornetsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora