La porta per la stanza di Toby era la terza venendo dalla cucina, proprio accanto al bagno.
Ben esitò solo un istante, prima di poggiarvi le nocche sopra e decidersi a bussare.
-Entra- sentì rispondere dall'interno della stanza. Quando mosse la maniglia, la porta si aprì con un cigolio sinistro, rivelando un ragazzo seduto sul letto con le gambe incrociate.
E a giudicare dal modo in cui lo stava guardando, non era Ben che si aspettava di vedere.
-Seriamente? Sei entrato dalla porta?- commentò, dopo che Ben l'ebbe richiusa. -Non potevi passare dalla parete come fai sempre?-
-Gli amici parlano, Tobs. Non ho bisogno di nascondere ogni volta che entro nella tua stanza per un po'- spiegò Ben con un sorriso. O almeno, si aspettava che avrebbero parlato e basta, perché lui si sentiva troppo prosciugato emotivamente per ritrovarsi avviluppati sotto le coperte anche quella notte.
Toby si spostò, e gli fece cenno di venirsi a sedere sul letto con lui. Senza nemmeno pensarci, nello stesso istante in cui si fu messo comodo, Ben prese una delle mani di Toby nelle proprie.
-Giornata movimentata oggi, eh?- commentò, ricordandosi improvvisamente che Brian era ancora nella stanza accanto... a piangere.
A quanto aveva detto, Masky, l'uomo che li aveva aiutati ad uccidere Eyeless, era colui che l'Operatore aveva usato per entrare nella prima dimensione. Ed un tempo, lui e Brian erano stati migliori amici. Avevano collaborato per cercare di fermare l'Operatore, celando la loro identità dietro le rispettive maschere, ignari che uno di loro fosse in realtà il motivo per cui il loro stesso nemico diventava più forte di giorno in giorno. Masky aveva nascosto di essere sotto l'influenza dell'Operatore, e quando Brian lo aveva scoperto, avevano litigato... fino a quando Masky non lo aveva scaraventato giù da una finestra.
E nonostante Brian dicesse di odiarlo, mentre lo raccontava non aveva svelato nemmeno un istante la vera identità di Masky.
-Mi hai fatto morire oggi. Quando Eyeless ti ha preso, ho pensato che non ti avrei mai più rivisto.-
-Oh... anche io ho pensato la stessa cosa di te. Per questo ti sono venuto a salvare- rispose Ben, inarcando entrambe le sopracciglia. Non voleva subire l'ennesimo rimprovero, anche se gli avesse ordinato di non provare mai più a salvargli la vita, doveva sapere che non gli avrebbe mai obbedito. Era stanco di sentirsi dire cosa fare, ne aveva abbastanza dei rimproveri.
-Quindi è questo che facciamo, adesso? Ci guardiamo le spalle a vicenda?- disse Toby, sollevando appena gli angoli della bocca in un sorriso. Aveva preso a guardare le loro mani intrecciate sul grembo di Ben, ognuno che giocherellava con le dita dell'altro.
-Avrei davvero voluto avere qualcuno che mi guardasse le spalle, dieci anni fa- rispose tetro Ben, riferendosi all'anno della sua morte. -Forse Brian ha ragione, sono stato un coglione.-
-Quanti anni avresti adesso?- gli chiese di sorpresa Toby. Ben si dovette soffermare a pensare un attimo, nonostante il conto fosse abbastanza semplice.
-Venticinque. Perché?-
-Solo curiosità. E comunque sì, sei stato un coglione- disse Toby, e subito Ben sentì un forte senso di rabbia crescergli in grembo. Stava per rispondergli a tono, dirgli che lui non aveva idea di quello che lui aveva passato, quando... Toby si avvicinò e gli diede una bacio sulla fronte.
Così, senza preavviso. Non lo aveva mai fatto prima, non con la sola intenzione di essere tenero. Toby non era mai tenero.
E adesso, il suono lieve di quello schiocco risuonava nelle orecchie di Ben come una dolcissima eco.
-Ma ancora non mi spiego perché tu sia morto vestito da Link. Voglio dire, lo sai che chi ti vede ha problemi a prenderti sul serio, vero?-
Ecco, in un solo istante, Toby era riuscito ad uccidere tutta l'atmosfera del momento.
-Sì, Toby, lo so- rispose in uno sbuffo, facendo ruotare gli occhi verso l'alto. -Ho solo pensato che... non lo so, che se fossi stato come lui, avrei trovato il cuore di andare fino in fondo. Volevo darmi coraggio.-
E con "fino in fondo", intendeva "fino in fondo al lago". Ricordava perfettamente il momento in cui il mattone aveva toccato il fondale, poteva ancora sentirne la vibrazione percorrergli la gamba. Si era legato le gambe ad uno di quei grossi mattoni di cemento che aveva trovato in una costruzione abbandonata, ed aveva sperato che il peso bastasse ad impedirgli di risalire. Ed un'altra cosa che ricordava fin troppo bene era il dolore alle braccia quando aveva tentato in tutti i modi di nuotare verso la superficie, e la sensazione delle unghie che si sollevavano nel tentativo di strappare o sciogliere le corde.
Se n'era andato così, avvolto dall'acqua e dal buio del lago, con la testa che gli scoppiava per la pressione.
Ed il lago si era preso anche tutte le sue lacrime, oltre che la sua vita.
-Forse allora avresti dovuto vestirti di blu, invece che di verde- commentò Toby.
Silenzio.
Ben lo guardò con lo sguardo più vuoto che Toby avesse mai visto.
-Perché... nel gioco... la tunica blu impedisce a Link di annegare...- dovette spiegare il ragazzo, vedendo che il fantasma non stava avendo alcuna reazione.
Poi, l'attimo di realizzazione.
-Hai giocato Ocarina of Time!?- disse Ben, quasi urlando. La sua voce, di solito bassissima e quasi impossibile da sentire, adesso si era caricata di emozione. -Hai giocato ad un gioco di Zelda, mi hai visto girare vestito così ogni giorno come un coglione, e per mesi hai deciso che era il caso di non dirmi niente!?-
Ben si era alzato in piedi sul letto, facendo muovere il materasso e stridere le molle, mentre Toby restava a guardarlo seduto nella stessa posizione di prima. Ben era una spanna più basso di lui, ed erano rari i momenti in cui era Toby a dovere alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi. Ma ogni tanto capitava, eccome se capitava.
-Calmati, gremlin- rispose il ragazzo, riprendendo la mano di Ben per convincerlo a sedersi di nuovo. -Non ci ho giocato... in prima persona. Ho visto giocarci mia sorella.-
Ben prese di nuovo posto di fronte a Toby, così vicini che le loro gambe potevano toccarsi. Ma certo, Lyra. Lui non parlava mai di lei, tutto ciò che Ben sapeva era il modo in cui era morta, nell'incidente causato dall'uomo senza volto. L'unico membro della sua famiglia di cui sapesse qualcosa era la madre, forse perché, essendo l'unica rimasta in vita, era l'unica che per Toby non rappresentasse una ferita aperta.
O forse perché ancora sperava di poterla rivedere, e parlare di lei era un modo per sentirla vicino.
-Io non sono mai riuscito a giocare ai videogiochi. Ci giocava lei per me.-
E dal modo in cui la sua voce era andata scemando, Ben capì che era colpa della Tourette. Avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa, per fargli capire che non era strano. Per fargli capire che nessuno in quella casa lo vedeva come strano, e che davanti a loro non aveva bisogno di nascondersi.
-Se ti va, se te la senti... posso giocarci io per te, qualche volta. Non per vantarmi ma è l'unica cosa che mi riesce davvero bene. Sai che posso anche entrarci e fare succedere cose strane, vero? Ti prometto che non ti annoieresti.-
-Ma io non mi annoio mai, con te.-
E in quell'attimo Ben non rimpianse per niente di essere morto. Perché se fosse stato vivo, gli sarebbe esploso di sicuro il cuore.
-Uh, adesso... penso che ti lascerò dormire...- disse, lasciando le mani di Toby e preparandosi a scendere dal suo letto. Lasciò che i capelli gli cadessero in faccia per cercare di nascondere il rossore che gli stava salendo alle guance.
-D'accordo. Buonanotte, allora- disse Toby, mentre le mani di Ben avevano già afferrato la maniglia. -Ah, e... Ben?-
-Che c'è?-
-Non provare mai più a salvarmi la vita.-
E prima che la porta si chiudesse, l'ultima cosa che Toby fu in grado di vedere fu un dito medio puntato in sua direzione.
Chiusa la porta, Ben si trovò in corridoio, da solo, il grande orologio a pendolo come unica fonte di rumore della casa. Quando si avvicinò al piccolo specchio appeso al muro, vide un riflesso pallido e quasi del tutto trasparente, le sclere nere che guardavano in sua direzione. Ormai non lo ricordava neanche più, il reale colore dei suoi occhi.
E come faceva ogni sera, fissando la propria immagine riflessa, si ripeté la stessa bugia.
"Non sono innamorato di Tobias Erin Rogers".
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Come Find Me || Creepypasta / Marble Hornets
Fanfiction[Storia vincitrice Wattys 2020] O Fortuna, velut Luna. L'idea che le sorti degli uomini possano cambiare come le fasi di un satellite. L'idea che la vita non sia altro che una partita a dadi, in cui i vincitori e i perdenti vengono scelti dal fato...