-Ben, sono ore che camminiamo, il sole se n'è andato quasi del tutto, ormai. Sei sicuro che non manchi ancora molto?-
-Sicurissimo, te lo prometto. Guarda, siamo già arrivati al parco. Andavo a scuola qui vicino.-
I quattro stavano camminando da ore, ed avevano dovuto coprire la distanza fra la loro ultima fermata e la cittadina a piedi. Alla fine, le paure di Ben si erano rivelate fondate, e gli addetti al treno merci li avevano scoperti. Nella foga del momento, uno degli operai si era preso un gancio in faccia da Jeff, ma prima che avvenisse una strage, Hoodie aveva tirato fuori la pistola ed aveva sparato un colpo di avvertimento. Avendo capito che facevano sul serio, gli uomini non avevano potuto fare altro se non lasciarli andare.
E di conseguenza avevano dovuto allungare il percorso, pregando che la polizia non li trovasse.
Ma adesso c'erano quasi, e le ginocchia di Ben tremavano così tanto da rendergli difficile fare un passo dopo l'altro. I palmi delle mani gli formicolavano, e si sentiva come se il suo corpo fosse attraversato da un brivido, una strana elettricità.
Molte cose, in quel centro abitato, non erano più come le ricordava. Come il motel lungo la statale, che era stato rimodernato probabilmente a causa di un cambio di gestione. O la pista da skating nei pressi del comune, ampliata a prendere quasi tutta la piazza. Ma nonostante questo, c'era qualcosa in quel posto che sapeva ancora di casa, e lui a casa stava per tornarci.
Anche il modo in cui il cielo si infuocava al tramonto aveva qualcosa di unico, di caratteristico. E più si avvicinavano al suo quartiere, più gli occhi di Ben si riempivano di quella luce, calda e rassicurante.
D'un tratto, sentì una mano prendere la sua, e stringerla per tranquillizzarlo. Il pollice di Toby accarezzò il dorso della sua mano, in una presa salda, ma tenera e calda come le nuvole in cielo.
Ben gli sorrise, e Toby si sollevò gli occhiali sulla fronte per permettergli di guardarlo. Brian e Jeff erano davanti a loro, e non si stavano accorgendo di niente.
-Ti bacerei- squittì Ben, sentendo subito un pugno allo stomaco per l'imbarazzo. Ma non erano soli, e oltre a gli altri due, per strada c'erano ancora molte persone.
-Anche io- rivelò Toby, ed avvicinandosi a Ben, portò le labbra vicino al suo orecchio per potergli sussurrare: -E non mi fermerei nemmeno se mi implorassi di farlo.-
Lo stomaco di Ben si accartocciò ancora di più, e con una spavalderia che non gli apparteneva, rispose:
-Tanto fra i due quello che ha bisogno di respirare sei tu...-
Ma in quel momento, girando l'angolo, si accorse di essere arrivato.
E il tripudio di emozioni in Ben divenne così forte da annullarsi. Sentiva ogni emozione possibile, e al contempo non sentiva... nulla.
Sciolse il contatto con Toby, e puntando verso una delle case, parlò oltre i denti che battevano.
-È quella.-
Altri ricordi, troppi ricordi, si susseguivano nella testa di Ben. Scorrevano come pellicola cinematografica, fluidi come l'acqua, ed altrettanto limpidi. D'un tratto quegli ultimi dieci anni non esistevano più, non erano mai esistiti, e Ben era di nuovo solo un ragazzino che si apprestava a fare ritorno a casa. Nella sua testa la vernice sulla facciata era fresca come appena passata, le finestre erano aperte, senza le pesanti persiane a serrarle, e tutte quelle erbacce nel suo giardino non erano mai...
Un momento.
Qualcosa non andava.
Nessuna luce proveniva da dentro la casa, le finestre erano tutte sbarrate, e... sua madre non avrebbe mai lasciato che le piante crescessero in quel modo.
-Ma è... abbandonata- osservò Toby, e quella parola entrò come veleno nelle orecchie di Ben.
-È proprio fatiscente- aggiunse Jeff. -Nessuno vive più qui da anni.-
-Non può essere...- balbettò Ben, cercando di trovare una spiegazione logica. -Mia madre aveva appena i soldi per farci mangiare entrambi, non può essersi trasferita.-
Ed il nodo di emozioni nel suo petto si sciolse, trasformandosi in un macigno. Presto, la sua vista venne appannata, ma lui non fece niente per nascondere le lacrime.
-Ben... ho un brutto presentimento- cerco di dirgli Brian, e mentre parlava, gli portò una mano sulla spalla. -Ma credimi, non so come dirtelo...-
L'odore di colla che proveniva dalla carta da parati.
Il suono della pioggia che faceva tremare la grondaia.
Sua madre che, mentre sciacquava il posacenere nel lavello, gli raccontava per l'ennesima volta di come erano sopravvissuti insieme alla sua nascita.
Quando lo raccontava era una delle poche volte in cui lei usava il "noi". Perché quella era la loro avventura, perché ce l'avevano fatta insieme.
Era uno dei pochi momenti in cui lo faceva realmente sentire suo figlio.
Morto. Era tutto morto. Tutto.
-No. Brian, ti stai sbagliando- negò Ben. Negò con tutto se stesso, e si stupì del modo in cui la sua stessa voce si era incrinata.
-Ben, ieri sera hai detto una cosa...- continuò Brian, la pesante mano guantata ancora sulla spalla di Ben. Ogni parola che usciva dalla sua bocca faceva male, e quel senso di vuoto opprimente era ancora più soffocante delle acque del lago. -Tua madre... hai detto che si drogava?-
Ben si retrasse, e guardando negli occhi di Brian, si tolse la sua mano di dosso.
-No!- urlò, nonostante la voce gli morisse in gola. -L'ultimo anno aveva smesso! Non lo faceva più da un sacco di tempo!-
-E tu ne sei certo?- gli chiese Brian, ma subito la sua voce venne coperta da quella di Jeff, totalmente priva di empatia.
-E tu le hai creduto?-
Qualcosa dentro Ben cedette. Cadde in ginocchio sul marciapiede, e nel poggiare i palmi a terra vide che il suo corpo era così privo di energie da essere tornato trasparente.
Si era chiesto tante volte come si fosse sentita lei, alla notizia della sua morte.
Adesso lo sapeva.
Perché lo stava provando.
-Brian, mi sento malissimo...-
A parlare era stato Toby, la voce così stretta che sembrava lo stessero soffocando. Nel sentirlo, Ben provò una rabbia cieca. Era stato lui a venire a conoscenza della morte della propria madre, e adesso era Toby a sentirsi male?
Ma quando Brian cominciò a tossire pesantemente, Ben si accorse che c'era qualcosa di strano. E quando vide delle goccioline di sangue cadere nel marciapiede davanti a sé, capì esattamente cosa.
-Scappiamo!- urlò Jeff, afferrando Brian per una manica e Toby per il colletto. -Cazzo ragazzi, dobbiamo andarcene!-
Ma quando Ben sollevò lo sguardo, vide qualcosa fra le case, sotto uno dei lampioni accesi della sua stradina. La luce gli cadeva addosso senza colpirlo, come se anche lui fosse immateriale, o come se si trovasse sia lì che in un altro posto allo stesso momento. Era sia distante, che terribilmente vicino, contemporaneamente sia un punto indefinito alla fine della strada, che una minaccia vera e tangibile.
E per quanto fosse terrificante, qualcosa di quell'aurea era terribilmente attraente. Per quanto i suoi contorni confondessero i sensi, Ben non riusciva a smettere di guardarlo.
-Ben, corri!!-
La voce di Toby squarciò la sera. Ma Ben non si alzò.
E in un istante, senza muovere un singolo muscolo, l'uomo senza volto scomparve dal punto in cui si trovava.
Per apparire a pochissimi passi da Ben.
Sapeva che non era realmente lì, sapeva che era soltanto una proiezione del suo corpo, sapeva che in realtà l'Operatore era in un altro luogo, in un'altra dimensione. Eppure la sua presenza sembrava fin troppo reale.
E nel guardarlo, lì, nello spazio dove avrebbero dovuto trovarsi i suoi occhi, Ben non vide niente.
L'istante dopo, non sentì più niente.
Niente.
Era questo che ne sarebbe rimasto di lui?
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Come Find Me || Creepypasta / Marble Hornets
Fiksi Penggemar[Storia vincitrice Wattys 2020] O Fortuna, velut Luna. L'idea che le sorti degli uomini possano cambiare come le fasi di un satellite. L'idea che la vita non sia altro che una partita a dadi, in cui i vincitori e i perdenti vengono scelti dal fato...