Capitolo 16- Seconda Parte

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-No...- rispose l'altro ragazzo, scuotendo energicamente il capo. -Portami via. Ti prego portami via di qui, non voglio provarci di nuovo. Ti supplico, impediscimelo, te ne prego.-
Il suo petto, che prima era riuscito a raggiungere un ritmo regolare, adesso era tornato a sollevarsi con forti spasmi. Toby lo vide agguantare le corde con due mani tremanti, e tirarle stritolandosi le gambe. E gli si strinse il cuore.
Le sue mani raggiunsero quelle del ragazzo, e senza dire niente, le prese, costringendolo a lasciare le corde. Strinse leggermente, non per fargli male, ma per fargli capire che lui era lì, e non aveva intenzione di lasciarlo andare. Quando le lasciò, si accorse che non tremavano più.
A quel punto, prese a saggiargli le gambe per trovare un punto da cui iniziare a sciogliere le corde. L'altro ragazzo si poggiò sui gomiti, le gambe totalmente distese dinanzi a sé, e lo guardò senza fare niente. Toby distolse lo sguardo dalle corde per un attimo, incrociando due occhi che lo studiavano da oltre delle palpebre socchiuse. L'acqua gocciolava ritmicamente giù dalle punte dei suoi capelli, per poi scendere lungo i lineamenti del suo viso. Fu allora che Toby si obbligò a non guardarlo più, tornando a concentrarsi sui nodi. E si accorse che quella era forse la prima volta che toccava le gambe di un altro ragazzo.
Riuscì a trovare il punto da cui iniziare a sciogliere, e così facendo tirò, ancorandosi leggermente al tessuto con le unghia. Il nodo venne via senza insistere troppo, ma il secondo gli richiese uno sforzo maggiore. Lui lo stava ancora guardando senza fare niente, e ad ogni istante, Toby sentiva l'imbarazzo aumentare sempre più.
-Sto congelando... ti prego, sbrigati.-
Quella voce così soffusa, eppure così tenera, lo fece sobbalzare. Toby si morse nervosamente l'interno della bocca, ricordandosi di non doverlo fare appena ebbe avvertito il sapore del sangue. Mentre allentava le corde, un tic gli prese il braccio, e lui finì per strattonarle un po' troppo forte.
-Scusami, ho quasi finito, lo giuro.-
E mentre lo diceva, riuscì ad allargare abbastanza le corde da potergliele sfilare via dal corpo. Le riavvolse per bene per essere sicuro che nessuno dei due vi inciampasse, e quando si voltò verso l'altro, vide un ragazzo stringersi le ginocchia al petto, gocciolante e col corpo scosso da brividi.
Toby non seppe perché, ma nel vedere quegli occhi, grandi e profondi come quelli di un gatto, sentì uno strano sentimento. Sentì di doverlo proteggere, e subito dopo, il petto gli si riempì di calore.
Lo aveva salvato. Lo aveva realmente salvato.
-Aspettami qui- disse, alzandosi in piedi -ho lasciato la mia felpa poco distante da...-
-No!- gridò impanicato l'altro ragazzo, e Toby sentì una mano prendergli il polso. -Non mi lasciare da solo, io... ho paura di me stesso.-
Con l'ausilio di un pallido raggio di luna, Toby riuscì a vedere due gocce gemelle scivolare lungo le guance del ragazzo, che lo guardava attraverso un paio di occhi stanchi ed impauriti. Per un attimo, il bagliore bianco di un milione di stelle si riflettè nelle sue iridi, e Toby capì che quelle non erano due gocce d'acqua, ma lacrime.
E in quell'istante, Toby ebbe davvero l'impressione che lo spazio fra quelle palpebre potesse contenere l'intero universo.
-Ci sono io con te. Non ti lascio solo.-
Aveva parlato con un tono di voce che non credeva potesse appartenergli. Il suono basso gli era vibrato in gola, eppure Toby era sicuro che quelle parole gli venissero da un po' più in basso, dal cuore.
Si presero per mano, e la sensazione al petto non lo abbandonò nemmeno per un momento. Sentì che stavano condividendo qualcosa di estremamente privato, e non sapevano neanche i rispettivi nomi.
-Mi chiamo Tobias, ma chiamami pure Toby. Te la senti di dirmi almeno il tuo nome?-
Avevano raggiunto il punto in cui Toby aveva gettato la felpa, e senza dire niente, lui l'aveva presa e data all'altro ragazzo. Sua madre sarebbe stata furiosa di vederlo girare di notte fradicio e con solo una canottiera addosso, ma... lei non era lì, dopotutto.
-Benjamin. Ma per l'amor del cielo chiamami Ben. Col nome completo mi chiama solo mia madre quando è incazzata- disse l'altro ragazzo, e Toby sentì una live nota di ironia nella sua voce.
-Ed è incazzata spesso?-
-Mmhh... un tempo ti avrei detto di sì. Ma ora non lo so. Sì, è sempre incazzata, ma non con me. Abbiamo... uno strano rapporto.-
Ben si era messo la felpa di Toby, e solo allora il ragazzo notò cosa l'altro stesse indossando. All'inizio non riuscì neanche a distinguere bene il verde del tessuto, ma solo la forma bastò per rievocargli un ricordo alla mente. E non seppe contenersi.
-Oh dio ma stai indossando quello che penso?-
L'altro ragazzo piegò la bocca in una smorfia, e si abbracciò il petto nel tentativo di coprirsi.
-Ti prego non ridere. Sono sull'orlo di un crollo psicologico, ti avverto.-
-Stai scherzando? È meraviglioso! Ti prego, andiamo in un posto con più luce, voglio vederti bene.-
-Credo che da bagnata la calzamaglia sia diventata trasparente- disse Ben, senza alcun imbarazzo -temo che mi vedresti le mutande.-
-Posso farti vedere le mie, se la cosa ti crea disagio.-
Nel ridere, Ben si piegò letteralmente in due. Dallo spasmo che il suo diaframma aveva avuto e dal modo in cui si era portato una mano alla faccia, Toby ebbe paura che stesse per rimettere, ma poi il suo corpo era stato percorso da una vibrazione soffocata. E Toby si sentì benissimo.
-Sei pazzo, Tobs. Gesù, devi essere seriamente andato- commentò, cercando di combattere le risate. Non avevano smesso di tenersi per mano nemmeno un istante. -E... meno male. Solo un pazzo avrebbe fatto quello che hai fatto tu. E non stai morendo di freddo?-
La felpa che Toby aveva dato a Ben si stava impregnando d'acqua, ed il ragazzo continuava a stringersi nelle spalle, tremando violentemente.
-Io no, ma tu sì. Conosci qualche posto vicino con del riscaldamento?-
Ben annuì, e nonostante avesse ancora la testa bassa, Toby giurò di averlo visto sorridere.
-Prima devo recuperare una cosa. Aspettami qui.-
Toby sentì la mano di Ben lasciare la sua, e gli venne un colpo quando lo vide correre verso il lago. Per un attimo temette il peggio, ma quando lo vide fermarsi, prendere qualcosa da terra, e poi correre di nuovo in sua direzione, sentì il cuore farsi leggero.
-Okay, ora possiamo andare- disse Ben, mentre indossava qualcosa sulla testa. Guardando meglio, Toby vide che si trattava del cappello scemo di Link. Oh, adesso il cosplay era veramente completo. -L'avevo tolto prima di entrare in acqua. Credevo che se l'avessero visto... avrebbero capito che mi trovavo lì sotto.-
-E invece sei ancora qui sopra. Perché io sono pazzo e questo costume era troppo bello per lasciartelo rovinare.-
Ben prese la mano di Toby e la strinse con energia, rivolgendogli un sorriso. Lo tirò un po', facendogli cenno di seguirlo.
Ed entrambi sparirono nella notte.

Come Find Me || Creepypasta / Marble HornetsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora