Capitolo 15- Seconda Parte

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Ben era apparso dal nulla, semplicemente rendendosi visibile a pochi metri dalla scena. Toby sentì il petto riempirsi di calore quando lo vide, e provò un grande senso di gratitudine. Allora non era vero che li aveva traditi. Allora infondo anche lui teneva a Toby.
-Oh, ma è così. Come posso fargli del male, se lui il dolore non lo sente?-
Toby vide il corpo di Ben irrigidirsi, i pugni stringersi in preda all'ira, ed i suoi occhi ridursi a due fessure. Natalie sostenne lo sguardo, continuando a pressare la punta di ferro contro il collo di Toby, fino a quando una goccia di sangue prese a scendergli lungo la pelle.
-Stai facendo qualcosa di cui ti pentirai, Natalie- disse Ben, a denti stretti. I suoi occhi erano pozzi neri che brillavano di un bagliore cremisi. Erano completamente svuotati dalla dolcezza che Toby aveva imparato a leggervi dentro, e per la prima volta, ne ebbe paura. Il fantasma levitava a pochissimi centimetri dal terreno, in una posa così leggiadra, eppure appesantita da tutta quella rabbia. Toby si chiese se quello fosse lo stesso Ben che aveva conosciuto durante quei mesi.
Mai una volta aveva avuto paura di lui, ma quello sguardo... quello sguardo lo terrorizzava.
-Che ne diresti di collaborare, mh? Se tu fai il bravo, possiamo evitare di fare arrabbiare Ben...-
Natalie si era abbassata fino a quando le sue labbra non ebbero toccato l'orecchio di Toby, acquattandosi vicino a lui. Fu allora che lui lo sentì di nuovo, quella pressione alla testa, quella presenza orribile che si faceva strada dentro di lui.
Tutti i ricordi della morte di sua sorella, quel viso insanguinato che si era obbligato a dimenticare, adesso tutto stava ritornando. Troppo vero, troppo reale, e tutto si ripeteva all'interno della sua testa. Poteva vederla, poteva vedere la sua vecchia casa, rivedeva sua madre, e la sentiva urlare contro suo padre, tentando di non fare incrinare la voce per via delle lacrime.
E d'un tratto, lui era di nuovo lì. In cima alle scale che portavano al soggiorno, colpito dalla luce di un lampione che entrava dalla finestra. Era tornato a quella notte. E tutto era molto, troppo reale.
Il primo istinto fu quello di mettersi in piedi, reggendosi al passamano, e si controllò le mani. Aveva ancora le fasciature alle dita, quelle che sua madre gli aveva fatto portare per mesi, per impedirgli di mangiarsele fino a sanguinare. Ce l'aveva fatta, con parecchia insistenza, e Toby aveva imparato a sfogare lo stress strappando le garze, invece che la carne. Ed insieme a quel dettaglio, notò anche che i suoi capelli erano più corti, ed aveva indosso i vecchi vestiti con cui era scappato di casa.
Era veramente lì, era realmente tornato a quella sera.
E dopo una manciata di secondi, li sentì. Il pianto di sua madre, e la voce di suo padre, che parlava a denti stretti per non urlare. Adesso gli era chiaro, parlava così per non svegliarlo. Adesso lo sapeva, lui l'aveva sempre temuto.
Scese le scale, e seppe subito dove guardare. Le due accette erano state lasciate accanto alla pila di legna da ardere in soggiorno, e Toby non esitò a prenderle. Le lame erano così nuove da potercisi specchiare sopra.
-Non ti sopporto più, non vi sopporto più. Tu, e quel mostro che è nato dal tuo ventre. Dio mi aveva mandato una figlia perfetta, e quel bastardo se l'è ripresa... tu e tuo figlio siete la mia disgrazia.-
-Stai zitto! Non permetterti a parlare! Non c'eri per vederla nascere e non ci sei stato per guardarla morire!-
Sua madre, al contrario, aveva appena iniziato ad alzare la voce. Lei sperava di svegliare Toby. Lo sperava perché aveva visto una luce diversa negli occhi del marito, quella notte, e sapeva che qualcosa non andava. Si era accorta di come lui la stava progressivamente spingendo all'angolo, sapeva che presto non avrebbe avuto via di uscita.
Quello che non sapeva, e forse non si aspettava, era che Toby sarebbe stato disposto ad uccidere per proteggerla. In maniera letterale.
Quando entrò in cucina reggendo le accette, suo padre non si accorse di lui, ma Toby riuscì a vedere il movimento lento, quasi esasperato, con cui aveva preso il coltello.
-Lo sai, Connie?- aveva detto, e dal modo in cui la sua voce si era piegata, Toby seppe subito che stava ghignando. -Ogni giorno mi sveglio e prego che uno di voi due muoia. Non mi importa chi, davvero. Ogni notte prego che ti venga un infarto nel sonno, o che quell'handicappato si decida a tagliarsi le vene e lasciarsi dissanguare. Ma adesso... adesso ho capito che se vuoi qualcosa, devi procurartela da solo.-
Proprio allora, un tic percorse il braccio di Toby, ed una delle accette urtò contro il battiscopa della porta. E in un istante suo padre si era girato, la mano alzata che stringeva il coltello, e sua madre si era messa ad urlare. Aveva visto le armi, sapeva cosa stava per succedere. Sapeva che qualcuno fra loro non avrebbe più rivisto la luce del giorno. Doveva solo scoprire chi.
Il rumore aveva richiamato l'attenzione di suo padre, e Toby sapeva di dovere agire subito, finché poteva ancora sorprenderlo. E così aveva alzato l'accetta destra, ed aveva mirato alla testa, esattamente come era già successo quella notte.
Ma stavolta, invece di colpire con la lama, lo colpì col dorso.
-Esci da questa cazzo di casa!-
Suo padre era caduto per terra, con una ferita alla testa per via dell'urto, ma ancora vivo. Toby aveva pestato la mano che reggeva il coltello, disarmandolo. Da quella prospettiva, non era nient'altro che un patetico ammasso di ossa e carne, impregnato di sangue e terrore, ed anche se lo odiava, Toby lo stava lasciando vivere.
-Sparisci. Non voglio mai più vederti nella mia vita.-
Oh, no. Adesso era tornato a sentire la presenza dell'Uomo Alto, e non era per niente soddisfatto. Lui gli aveva fatto rivivere quella notte nella speranza di potersi insinuare di nuovo nella sua mente, approfittando dell'attimo di shock che sarebbe derivato dall'uccidere suo padre. Ma Toby aveva mantenuto il sangue freddo, aveva vinto al suo stesso gioco, e sapeva che presto avrebbe dovuto pagarne le conseguenze. Lo sentiva avvicinarsi, in quell'angolo di limbo, per punirlo ed impossessarsi della sua mente con la forza. Lo aveva già fatto in passato, lo avrebbe fatto ancora, e a quel punto Toby non sarebbe stato altro che un burattino senza coscienza nelle sue mani.
Ma l'Uomo Alto non arrivò. E Toby venne sbalzato fuori dalla sua allucinazione da un forte odore di sangue.
Quando la sua mente tornò alla radura innevata, a pochi passi dal vagone del treno, la prima cosa che sentì furono le grida. Grida, seguite da una sensazione di bagnato alla guancia. Stava sanguinando?
-Ma... ma da che cazzo di parte stai... pezzo di merda...-
-Dalla mia. Solo ed unicamente dalla mia.-
Toby sentì un tonfo nella neve, e nel mettere a fuoco l'immagine, vide Natalie a terra, su un fianco in una pozza di sangue. Era suo il sangue che gli era caduto addosso, e in piedi davanti a loro... c'era Ben.
Con in mano il pugnale che Natalie portava alla coscia. L'aveva accoltellata per distrarre l'Operatore.
-Ben...- Toby lo chiamò con un filo di voce, ed il fantasma incontrò il suo sguardo. Allungò una mano per aiutarlo ad alzarsi, e senza dire niente, gli sorrise appena. Un sorriso sofferente, spento, pieno di sensi di colpa. E Toby non seppe se prendere o meno la sua mano. Non seppe se poteva ancora fidarsi.
Ma quando l'ombra dell'Operatore si fu abbattuta su di loro, Toby capì che non era finita. Lo capì lui, e lo capì anche Jack, che dopo essersi fermato per il ricatto di Natalie, aveva ripreso a correre. Correva in loro direzione, gli occhi spalancati, la bocca aperta a lasciare intravedere i denti seghettati, in un'espressione di terrore cieco. Adesso l'Uomo Alto era lì per davvero, e se non poteva prendersi la mente di Toby, allora si sarebbe sbarazzato del corpo.
Ma l'Uomo Alto non era a lui che stava mirando.
Toby il tempo di prendere la mano di Ben non l'ebbe mai. Non prima che le lunghe, orrende mani dell'Operatore si furono chiuse sul collo del fantasma, lasciando una serie di orribili segni neri. Ben urlò, ed il tempo sembrò dilatarsi. Vide i suoi compagni correre in direzione del mostro, attaccando con tutto ciò che avevano. Ma anche quando la creatura ebbe mollato la presa, Toby seppe che i suoi giorni con Ben erano ormai giunti al termine.
Lo capì dal modo in cui il fantasma si accasciò inerme sulla neve. Il corpo trasparente che quasi svaniva nel bianco.
Lo capì dal modo in cui quegli occhi cremisi lo cercarono da oltre le palpebre socchiuse, e lo capì dallo sguardo languido e perso che questi gli rivolsero.
Toby arrancò nella neve, strisciando con tutto il corpo e portandosi in avanti con i gomiti. Sentì il respiro venirgli meno e le lacrime appannargli gli occhi, ma le cacciò via immediatamente. Non poteva permettersi di non vedere, non poteva permettersi di perdersi i suoi ultimi istanti con Ben.
Quel viso così morbido, così angelico, così evanescente. I segni neri gli avevano avvolto il collo, e quell'oscurità si espandeva rapidamente lungo la pelle. Se avesse potuto, avrebbe impresso tutto questo nella mente per il resto dell'eternità.
-Tobs...- lo chiamò, con la sua solita voce leggerissima, così delicata, eppure così fragile. -Tobs. Mi dispiace. Non volevo farlo.-
-Va tutto bene, va tutto bene. Sono qui. Sono qui Ben, ti prego non lasciarmi...-
Le mani di Toby si portarono in avanti per cercare di stringere quella che Ben aveva adagiato sul ventre, ma il suo tocco gli passò semplicemente attraverso, senza raggiungerlo.
-Tobs, io ho lasciato questo mondo molto tempo fa. Ma lui... può portarti indietro. Devi trovarmi, Toby. Te ne prego.-
Toby cercò di aggrapparsi a quelle parole con tutto se stesso. Non capiva cosa significasse. Non riusciva a dar loro un senso, ma sentiva che era importante.
E trattenere le lacrime stava diventando impossibile.
-Quando me ne sarò andato, tu ti dimenticherai di me. Tutti voi mi domenticherete. Non farà male, sarà come se io non fossi mai esistito, e se devo essere sincero... lo preferisco. Non meritate di stare male per me. Ma se tu torni nel passato e mi salvi, Tobs...-
-Ben, Ben ti prego non posso perderti. Tu non hai la minima idea di quello che significhi per me... non posso nemmeno immaginare di vivere il resto della mia vita senza di te... non posso.-
Toby era sicuro che le sue parole non avessero un nesso. Non si ascoltava mentre parlava. Avrebbe voluto dare un senso, dare un nome all'emozione che sentiva ogni volta che vedeva il sole passare per i capelli di Ben in controluce. Avrebbe voluto sapere dare un nome a quel senso di meraviglia e devozione che aveva provato a vederlo senza vestiti, steso sul letto, con la pelle bianca che lasciava intravedere il contorno dell'addome e della gabbia toracica. Avrebbe dato qualsiasi cosa per vivere un solo giorno, un solo giorno in più. Avrebbe dato la vita, se necessario.
-Tobs, devi fare in modo che lui ti riporti indietro. Devi tornare al giorno in cui sono morto, e fermarmi. Solo così potremo stare insieme per davvero. Te ne prego... Trovami.-
La voce di Ben non era alto che un rantolo basso e distante. Le mani di Toby presero a tremare, e le lacrime che gli solcavano il viso lavarono via buona parte del sangue lasciato da Natalie. Aveva poco tempo. Doveva dirglielo subito, o sarebbe stato troppo tardi.
-Ben...- provò a dire, ma i singhiozzi gli impedirono di riuscire a completare la frase.
-Sshh... lo so. Anch'io provo lo stesso.-
-Ti troverò. Ti salverò come tu hai salvato me- promise Toby, nonostante le sillabe fossero sconnesse dal pianto. Dopotutto, era quello che facevano, no? Si guardavano le spalle a vicenda.
-Ti bacerei.-
Un sorriso sollevò gli angoli della bocca di Ben. E lentamente, mentre Toby combatteva per riuscire a imprimersi quell'immagine nella mente, il fantasma svanì.
Trasparente come l'aria, freddo come la neve.
Forse, in realtà, c'era tanta poesia nel morire due volte.
Quando Toby si alzò, il suo corpo si mosse senza che lui lo volesse. Vide i suoi compagni lottare contro la bestia che aveva distrutto tutte le loro vite. Vide l'Uomo Alto combattere contro le persone che più amava al mondo, ma per la prima volta, non lo odiò.
Lui gli aveva tolto tutto. Ma adesso, in quell'orribile tripudio di emozioni che gli si rivoltava nel petto, non c'era spazio per l'odio.
E se Ben aveva detto la verità, quella che era stata la sua più grande rovina, adesso era la loro sola speranza.
Corse nella neve, una delle accette sollevate, e gridò. Gridò di rabbia, gridò di dolore, gridò di amore. Gridò ordini, gridò come se stesse cercando di domare un animale selvaggio, gridò come se questo potesse ridargli Ben. E quando ebbe conficcato l'accetta nel petto dell'Uomo Alto, il grido del mostro si aggiunse al suo.
Dopo, non vide più nulla. Non sentì più nulla.
No, non era vero. Qualcosa la sentiva.
Sentiva di essere triste. Come se avesse perso qualcuno. Qualcuno di importante.
Ma... non riusciva a ricordare chi.

Come Find Me || Creepypasta / Marble HornetsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora