Capitolo 16- Prima Parte

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L'aria della sera sapeva di terra e rugiada, un odore molto simile a quello della pioggia. Toby sentiva il tocco leggero dell'erba solleticarlo senza dargli fastidio. Non sapeva dove si trovava, ma non c'era alcun rumore in quel luogo: tutto era calmo, la sua mente era libera, l'Uomo Alto era finalmente lontano.
Aprì gli occhi lentamente, e la vista del cielo pieno di stelle gli sciolse il cuore. Rilassò i muscoli, concedendosi un lungo respiro. Non sapeva perché, ma si sentiva al sicuro.
Si alzò dall'erba lentamente, guardandosi intorno. Non c'era una singola luce artificiale in vista, non c'era alcuna fonte luminosa a parte l'enorme luna alta in cielo. Le stelle formavano un tappeto infinito sopra la sua testa, bianche, splendenti e così limpide da lasciare intravedere la Via Lattea.
A pochi metri da lui, la luce della luna si rifletteva sulla superficie di un lago, unendo la sua bellezza e la sua leggiadria al movimento lento e regolare dell'acqua. Alcune piccole onde correvano lungo la sponda, creando un suono che, unito a quello della brezza notturna, cullava Toby come una ninnananna.
Ma gli ci volle poco prima di capire di non essere solo. La superficie dell'acqua si increspò, e Toby vide una figura avanzare nel lago, arrancando. Era una sagoma molto minuta, e stava abbracciando qualcosa contro il petto. Sembrava pesante, a giudicare dal modo in cui la sua schiena era curvata in avanti, ma nonostante questo Toby non seppe spiegarsi perché stesse avanzando con tanta difficoltà. Era come se... come se avesse le gambe legate.
Poi, la realizzazione. E Toby capì subito a cosa stava assistendo.
-Oh cazzo- disse fra sé e sé. Ormai la figura si era immersa quasi del tutto nel lago, e Toby poteva vederne solo la testa da oltre i riflessi chiari della luna. -Aspetta! Non farlo!-
La figura si accorse di lui, e la sua sagoma girò in sua direzione con uno scatto, visibilmente scossa. Fu allora che cadde in avanti, lasciandosi dietro un mare di bolle e spuma. Chiunque fosse, invece di aiutarlo, l'aveva terrorizzato. E adesso, a giudicare dal mare di bolle che si era lasciato dietro, era sott'acqua senza ossigeno.
A quel punto, per forse la prima volta in tutta la sua vita, Toby ringraziò di essere l'impulsiva testa di cazzo che era. Corse, si sfilò la felpa e la fece cadere a pochi metri dalla sponda del lago, e si lanciò nell'acqua nera come la notte.
Aveva poco tempo. Aveva pochissimo tempo, e non vedeva niente. Il suo stesso corpo che nuotava faceva troppo rumore, non poteva aggrapparsi a nulla, non sapeva quanto fosse profondo il lago. Aveva lo sguardo fissato verso il punto il cui l'aveva visto scomparire, e la luce della luna ad accompagnarlo, ma a parte questo, niente. Il lago era nero come petrolio.
Prese una profonda boccata d'aria, e si lanciò sotto la superficie dell'acqua, seppur non vedendo nulla. Scese verso il basso, alla ricerca del fondale. Rischiava di sbattere la testa, rischiava di finire seriamente male, ma non poteva fermarsi. Qualcosa dentro di lui gli urlava di farlo, sapeva che c'era una persona in quel lago e quella persona aveva bisogno di lui. Lui era l'unico al mondo che potesse salvarla, adesso.
Mentre la sua testa era sott'acqua, sentì una voce, come una specie di grido strozzato. E non sembrava affatto distante.
Tornò a galla per riprendere fiato, e senza perdere tempo, si lanciò verso il punto dove aveva sentito il suono. Mentre nuotava verso il basso, qualcosa lo toccò. Ed allungando il braccio in quella direzione, le sue dita si chiusero su della pelle morbida e liscia.
Ma per quanto spingesse, non riuscì a portarlo a galla con sé.
Cazzo. C'era un peso che li stava portando entrambi verso il fondo.
Toby si obbligò a non pensarci. Si obbligò a non pensare a come, se non fosse subito tornato a galla per prendere aria, sarebbero morti entrambi. Non volle pensare a come quella persona era sicuramente spacciata, e soprattutto non pensò nemmeno un istante di abbandonarla. Non pensò nemmeno un momento che, siccome aveva scelto di morire, si meritasse realmente di farlo.
Nuotò, nuotò e basta, gli occhi serrati in un lago di acqua già buia, e lottò per salvare entrambi. Quando le sue gambe ebbero toccato una superficie dura, capì che si trattava di uno scoglio. E allora premette contro la roccia, lanciandosi verso la superficie.
Sentire i polmoni allargarsi per accogliere l'aria non fece male, ma si accorse che la testa gli girava. Nonostante questo, riuscì a portare la testa dell'altra persona fuori dall'acqua, e spingendo una gamba verso il basso vide che in quel punto l'acqua era bassa.
Ce l'avevano quasi fatta. La riva era davvero vicinissima. Ormai si trattava davvero dell'ultimo sforzo.
Il corpo che stringeva fra le braccia non aveva alcuna tensione, e per quei pochi metri che li separavano dalla terraferma, Toby ebbe il terrore di non avere fatto in tempo. Ma quando lo distese fra l'erba umida, poté chiaramente sentire un lievissimo respiro.
A primo impatto, sotto la luce della luna, a Toby sembrò una ragazzina. I lineamenti erano morbidissimi, la pelle chiara, ed i capelli biondi erano stati lasciati crescere fin sotto la nuca. Le ciglia chiare rimanevano abbassate in modo rilassato, e le labbra erano leggermente schiuse, anche queste lisce e morbide come il resto di quel volto. Ma quando Toby gli unì i pugni sul petto, non sentì alcuna forma sotto il palmo. E spinse.
Il ragazzo si risvegliò immediatamente, ansando, prima che un fortissimo colpo di tosse lo costringesse a piegarsi di lato. Non stava sputando acqua, almeno non nelle quantità che Toby si era aspettato. Forse aveva fatto in tempo.
Guardò la figura del ragazzo contorcersi sul prato, fino a portarsi su un fianco, il viso attraversato da una smorfia sofferente. Poi, finalmente, aprì gli occhi, puntandoli dentro quelli di Toby da oltre il buio.
-Tu... perché? Perché lo hai fatto?-
Toby sentì le gocce d'acqua scendergli lungo la nuca, e gocciolargli giù dai capelli fino al viso. Era un'ottima domanda: perché l'aveva fatto?
-Perché non potevo fare altrimenti. Lasciarti morire non era un'opzione contemplabile.-
In quel momento, si ricordò delle corde che legavano il peso alle gambe del ragazzo, ed allungò una mano per scioglierle.
-No!- gridò lui, con voce strozzata. -Ti prego... ti prego devi andartene. Devi lasciarmelo fare. Devi...-
Toby sentì un macigno sul cuore. Non per l'ingratitudine, ma per il modo in cui l'altro ragazzo stava tremando. Lui era lì perché voleva morire, probabilmente lo voleva più di ogni altra cosa, e Toby glielo stava impedendo. E adesso doveva sentirsi solo e vulnerabile, soffocato dai sensi di colpa per aver rischiato di trascinare con sé un'altra persona.
-Va tutto bene. Va tutto bene, per favore, respira.-
-Non va tutto bene! Non hai la più pallida idea di quello che hai fatto! Se loro lo scoprissero... non voglio immaginare cosa potrebbero fare. Devi andartene. Devi andartene subito da qui.-
-Così da lasciarti lanciare di nuovo nel lago?- rispose Toby, cercando il più possibile di non suonare troppo duro. -Per favore, respira. Solo qualche secondo, così possiamo parlare. Va bene?-
Dalla sotto la pallida luce della luna, con gli occhi sbarrati ed il corpo ancora scosso da brividi, l'altro ragazzo annuì.
-Come ti senti? Sia fisicamente che mentalmente.-
-Una merda- fu la risposta, detta con voce così sottile da essere appena udibile. Ci fu un lungo silenzio, durante il quale Toby aspettò pazientemente che il respiro dell'altro si fosse stabilizzato.
-Perché volevi farlo?- chiese, sperando di ricevere risposta. Toby ci aveva pensato molte volte, anche prima della morte di sua sorella, ma non era mai riuscito a metterlo in atto veramente. Per lui sarebbe stato più facile, non avrebbe neanche sofferto... eppure non era mai riuscito nemmeno a trovare il coraggio di provarci. -Se la storia è lunga, sono disposto ad ascoltarla. Sono pronto a rimanere qui tutta la notte.-

Come Find Me || Creepypasta / Marble HornetsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora