Tredici

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Lando's pov

Da quando sono partito per il Bahrain, ho sentito poco o meglio, per nulla, Mich. Sono preoccupato, e tutti se ne sono resi conto. Almeno si è fatta viva con mia madre per vedere la bambina, questo mi ha tranquillizzato, ma sapere che persino Lewis e suo padre non le parlano da quando eravamo insieme a Londra, torna il peso sullo stomaco, la sensazione che le sia successo qualcosa di brutto e che io non sono stato lì per proteggerla.

Oggi è sabato, sono finite le prove libere da nemmeno un ora, e ancora non sono riuscito a parlare né con Alex e né con George. Infatti, mi sto recando al box del primo per poi andare insieme dal secondo.
«Mich, respira e ricomincia.» Max sta seduto su delle gomme e sta sorseggiando la sua lattina di Red Bull, o meglio, l'ha appena sputata davanti a se, allagandosi gran parte della tuta.
«Che vuol dire "come riparo una ruota forata?" Non la ripari, la cambi!» adesso ha iniziato ad urlare e sta attirando gran parte dell'attenzione.
«Non urlare, spaventi Liv che non smette di piangere!» questa volta a urlare è Mich e io corro verso di lui, quando mi rendo conto che sta realmente parlando con Max.
«Okay, scusami. Ricominciamo okay? Piccola non piangere, ti prego.» Max sembra un cane bastonato.
Alex mi blocca prima di farmi inquadrare dal telefono, a quanto pare sono passati alla videochiamata.
«Dove sei e perché sei lì.»
«Sono in una strada, quella per andare al centro commerciale. Mamma mi ha chiesto di andare a comprare qualcosa di carino per lunedì sia per me che per Liv e quindi ho preso la macchina e sono partita. Non è la prima volta che faccio questa strada, conosco tutte le vie di Londra a memoria, Dio! Ma la ruota non lo so.. okay? Lei è esplosa o che so io, e mi sono dovuta fermare.
Non sapevo cosa fare, ho controllato e ho la ruota di scorta, ho visto dei video su youtube ma non ho capito nulla, ho chiamato Lewis, ma mi ha risposto la sua assistente e mi ha detto che stava rilasciando un intervista. Volevo chiamare Lando, ma si sarebbe preoccupato e non voglio farlo preoccupare, ho pensato di chiamare Charles, ma pure lui una volta è rimasto senza ruota e faceva delle storie su instagram dove chiedeva aiuto ad altre persone, quindi mi sei venuto in mente tu. Puoi aiutarmi o no?  E prima che tu possa rispondere, non farlo sapere a mio padre o mi ucciderà.» Max aggrotta le sopracciglia e mi fissa.
«Cosa succede lunedì?» domanda e l'urlo di Mich mi fa rabbrividire.
«Cristo, Verstappen! Dammi il numero di Gasly e me la sbrigo con lui! Perché voi bellocci non sapete fare nulla!?» mi trattengo dal ridere solo perché Max ha fatto una faccia epica.
«Chi ti dice che lui sa farlo?» domanda immediatamente il biondo.
«Sesto senso.» borbotta lei.
«Andiamo, ce l'ho nel sangue queste cose.» continua a parlare a vanvera prima di urlare nuovamente.
«Se c'è un pagliaccio con una spranga alla fine della strada, prendi Olive e dattela a correre.» dice subito Max e questa volta scoppio a ridere seguito da Alex.
«Devo alzare la parte dove devo smontare la ruota, svitare i bulloni che la tengono ferma, toglierla e riposarla, mettere la nuova e fissarla per bene e poi riabbassare la macchina, giusto?» Max schiude le labbra eannuisce.
«Come?» domanda poco dopo.
«Bacia Russell da parte mia, ti chiamo dopo, ciao Maxie.» la chiamata finisce in quell'istante e Max è ancora confuso.
«Cos'è appena successo?» borbotta fissando lo schermo del telefono.
Alex si avvicina a lui e glielo sfila dalle mani e glielo mette in tasca.
«Sei ancora scosso per la mancata pole di prima, adesso ti riprenderai, okay? Tranquillo. Mich e Liv stanno bene.» Max annuisce e sparisce dentro ai suoi box.

Al mio rientro in hotel, tutto mi sarei aspettato, tranne che incontrare non so quanti giornalisti, accaniti contro di me, quando solitamente mi ignorano sempre. Mi bombardano di domande su Mich ed Olive. Accusano me, la mia famiglia, Mich e la sua famiglia di cose non vere e vorrei fare come Justin Bieber nei suoi tempi d'oro e buttare a terra tutte le loro telecamere ed andare via. Ma sono costretto a restare calmo, far finta di non sentire grazie alle cuffie che indosso ed entrare dentro l'hotel con la rabbia che mi ribolle dentro.
«Lando!» mi fermo non appena la voce di Toto mi raggiunge.
Mi porge il suo telefono e dopo aver abbassato le cuffie, me lo porto all'orecchio.
«Pronto?» borbotto.
«Grazie a dio, Dove lo hai il telefono? ti sto chiamando da mezz'ora!» socchiudo gli occhi nel sentire la voce di Mich.
«Tu, stai chiamando me?» domando, ancora più confuso di prima.
«Sì, so di esser scomparsa, ma tutte le volte che ho fatto pausa dallo studio, sono sempre stata con Liv e il telefono lo avevo perso tra i cuscini del divano.
L'ho ripreso oggi per chiamare Lewis ma non è andata a buon fine, quindi ho provato con Verstappen ma pure lui non stava molto per la quale alla fine ho scritto su instagram a George e lui mi ha aiutato, bisogna farlo santo quel ragazzo. Comunque, sono finalmente arrivata al centro commerciale, mi ha chiamato tua madre e mi ha detto di prendere qualcosa anche a te, quindi: cosa ti devo prendere?» parla a macchinetta e non prende mai un attimo per respirare, potrebbe avere una carriera nel mondo rap se non riuscisse a prendere la laurea tra due giorni.
«Jeans e camicia? Non lo so? Non sono mai stato a questi eventi, non so come devo comportarmi né tanto meno come devo vestirmi, quindi pensaci tu e poi lunedì scopro cosa mi hai preso. A proposito, Max sa cosa devi fare e ha detto che sarà il mio più uno.» Mich ridacchia.
«Liv vuole assolutamente farti vedere cosa si è comprata, quindi fammi il favore di trovare il tuo telefono e di rispondere alle mie chiamate, sennò mi farà impazzire. Ah! Tramite l'applicazione della Formula Uno, ho tenuto sotto controllo le qualifiche oggi, è un buon risultato partire quinti, se tutto va bene ri- no, okay, non conosco il circuito. Per quanto ne so, potrebbe essere come Monaco e quindi un circuito cittadino dove è quasi impossibile sorpassare, ma ti porti a casa dieci punti, credo. Senti, faccio schifo a complimentarmi con le persone, hai fatto un buon lavoro, a dopo.» riattacca immediatamente e do il telefono a Toto che mi guarda attentamente.
«Ragazzo, hai fatto sesso con mia figlia?» mi strozzo con la mia stessa saliva.
«Signore.. è nata Olive, è successo molto tempo fa.» borbotto e lui annuisce.
Credo che intendesse se recentemente lo abbiamo fatto, ma comunque la risposta sarebbe stata no.

Raggiungo la mia camera al quinto piano, solo dopo essermi fatto dieci rampe di scale. Questo perché nell'ascensore c'era puzza di bruciato e mi stava venendo il panico. Non ho fatto in tempo a fargli chiudere le porte che già le avevo riaperte e sono corso via, imboccando la strada per le scale.
Con le gambe doloranti ed i polmoni quasi scoppiati, mi accascio contro la porta della mia stanza, senza avere la forza di infilare la chiave nella serratura e girarla per poter aprire la porta.
Resto a terra, credo per quasi venti minuti, probabilmente mi sono anche appisolato.
Sta di fatto, che con le urla in francese di Grosjean, mi sono svegliato e sono entrato immediatamente nella stanza per non sembrare pazzo, agli occhi dei miei compagni di griglia.
Lancio lo zaino sul letto e mi ci butto al suo fianco. Solo dopo altri dieci minuti, mi ricordo delle parole di Michelle, quindi cerco il telefono dentro lo zaino e quando lo trovo, collego lo spinotto alla corrente e metto sotto carica il telefono, che dopo altri dieci minuti si accende. In totale, dopo quaranta minuti, torno "online" e sullo schermo leggo la scritta "Mich Wolff 47 chiamate perse".  Non so se ridere o piangere per tutte quelle chiamate e mi auguro che siano solo perché Olive vuole farmi vedere i suoi acquisti.
Il nome della figlia del team principal della Mercedes riappare sullo schermo e questa volta sono pronto a rispondere, infatti non appena appare la faccia — storta — di Mich, lei batte le mani.
«Signore e signori, Lando Norris, colui che fa attendere due ragazze per più di un ora. Almeno vieni presto.» capisco al volo il suo doppio senso e sono pronto a risponderle se solo la porta non si fosse aperta, rivelando Magnussen, con solo un asciugamano in vita.
«Beh che dire, salve splendidi addominali.» Mich sta incollata allo schermo e non fa altro che fissare Kevin.
«Bimbo latte, mi presti il phon? Il mio si è rotto.» scrolla le spalle e io gli indico il bagno, dove lui entra, prende il mio phon rigorosamente arancione fosforescente e se ne va via, suscitando diverse lamentele da parte di Michelle.
«Adesso spunterà anche Kimi, vero? Io amo Kimi lo sai? Se non fosse sposato, lo sposerei io. Io ed Iceman abbiamo la vodka che ci lega.» sorride ampiamente e questo mi fa pensare che sia ubriaca.
«Sei tipo, ubriaca?» borbotto e lei aggrotta le sopracciglia, prendendo un bicchiere davanti a se, mostrandomelo.
«È acqua, a meno che da un momento all'altro divento Gesù e la faccio diventare vino, no, non sono ubriaca. Ma in astinenza, quindi potrebbe essere la stessa identica cosa.
Ti ho chiamato per dirti che sei stronzo e che tua figlia c'è rimasta male e che è andata a dormire con la sua scimmietta nel letto di Alex. A proposito, siamo a casa tua. Ho rotto il termostato da me, dopo averlo tenuto per una settimana ininterrottamente acceso sulla sezione "hot" probabilmente ho perso dieci chili solo per il sudore.»
«Come ci sei finita a casa mia?» borbotto e lei si butta all'indietro e se non sapessi come è fatto il mio divano, mi sarebbe venuto un infarto.
Torna poco dopo davanti alla telecamera con un mazzo di chiavi in mano. Le chiavi sono tutte rosa, sono di mia sorella.
«Io volevo andare in Hotel, ne avevo trovato uno con la piscina e la spa, era un sogno, capisci? Tua madre mi ha lasciato le sue ciabatte dicendomi che c'era casa tua a gratis. Mi ha spaventato e sono scappata da tuo fratello. Lui si è spaventato e siamo andati da tua sorella che per cacciarci dalla sua camera, ci ha lanciato le chiavi di casa tua, della tua auto, del garage e del lucchetto della bicicletta. Lo so, perché le ho provate tutte ero curiosa. Ah e ha qualche problema con il colore rosa, ho visto persino un d-.» si blocca e distoglie lo sguardo dal telefono. Stava parlando a ruota libera, Lewis mi ha detto che le capita spesso quando passa la maggior parte del tempo a studiare, ma non capisco perché si è bloccata all'improvviso.
«Cosa hai visto? Sono curioso.» le dico e lei scuote la testa.
«Fidati, meglio che non lo sai. Comunque, di a papà che deve essere qui per le due di pomeriggio, stesa cosa vale per chi si vuole imbucare e fammi un favore, fa mettere a Max la cravatta nera, gli sta da Dio.» sospira sorridendo ampiamente.
Aggrotto le sopracciglia.
«Tra te e Max c'è qualcosa, so che lui e Dilara si sono lasciati una vita fa..» dico e lei scrolla le spalle.
«Abbiamo parlato ogni tanto su Instagram, l'ho usato dal computer. A proposito, ho scoperto di non seguirti e se non mi segui tu per primo io non lo faccio.»
«Aspetta, tu durante questa settimana ti saresti potuta far sentire su Instagram ma se io non ti seguo, tu non mi segui?» lei annuisce e questo mi fa capire ancora di più quando sia strana.
«Sei strana.»
«Si lo so, adesso vado a dormire, buonanotte.»
«Dove dormi?» borbotto e lei indica il piano superiore.
«Nella tua stanza da Twitch, ci ho buttato un cuscino ed una coperta e sto lì.» scrolla le spalle ed io spalanco gli occhi.
«Usa il mio letto, per favore. Non voglio che la tua schiena ne risenta.» lei scrolla le spalle e dopo aver mosso la mano in segno di saluto, riattacca.
Sbuffo e poso il telefono, ancora collegato al filo della carica, sul comodino. Mi tolgo le scarpe e i vestiti restando in boxer, tolgo lo zaino da sopra il tavolo e mi metto sotto il leggero lenzuolo e mi addormento all'istante.

•Revisionato il 8/05/2020 da _puffettalcioccolato

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