Cinque

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A cena ho mangiato pochissimo.
Il mio malumore ha influenzato persino Olive, che è stata tutto il tempo a piangere tra le braccia di mio padre.

Dopo cena sono salita nella mia stanza, ma solo per mettermi una tuta per stare comoda.
Verso le undici, Alex ha scritto a Lewis, e lui mi ha riferito di dover scendere nella hall.
Mi sarei aspettata di tutto, meno che Lando.
Indossa un paio di skinny jeans neri, ai piedi delle converse basse bianche, abbinata alla polo che fa risaltare maggiormente la sua abbronzatura.
«Ci vediamo domani.» Sainz saluta Lando con una pacca sulla spalla, mi sorride dolcemente e poi se ne va su per le scale.

«Alex ci ha incastrati?» domanda ed io annuisco. Le parole mi hanno già abbandonato, sarà davvero lunga questa serata.
«Andiamo a fare una passeggiata, ti va?» Lando si dondola sui talloni. Credo che anche lui sia nervoso.
«Va bene.» sussurro a bassa voce.
Annuisce e si incammina verso l'uscita dell'hotel.
Non appena metto i piedi fuori dall'albergo, una leggera brezza mi travolge.
Chiudi gli occhi e prendo un respiro profondo.
Lando cammina al mio fianco restando in silenzio e io faccio la stessa identica cosa.
Ogni tanto gli lancio qualche occhiata ma lui continua ad osservare le sue scarpe intanto che si tortura il labbro inferiore.
Dopo mezz'ora, siamo tornati in hotel.
Pensavo di esser riuscita a sviare il discorso, ma il suo sguardo mi ha fatto ricredere.
«Dobbiamo parlare.» dice e annuisco.
«Andiamo nella mia stanza, non voglio dare spettacolo.» si incammina verso l'ascensore ma non sono pronta.
«Qual è il piano?» domando e lui mi guarda.
«Quarto, stanza numero 406.» annuisco e gli volto le spalle.
Salgo lentamente ogni singolo gradino, sperando che questo possa farmi schiarire le idee.
Avevo pronto un discorso, che adesso non ricordo più e questa cosa mi sta struggendo.
Quando raggiungo la porta della stanza dell'inglese, lui è appoggiato a essa. Ha le braccia conserte e faccio appello a tutti i santi in paradiso per non puntare i miei occhi sui suoi bicipiti.
Apre la porta e si sposta di lato per farmi passare. Non appena entro dentro la stanza, mi stupisco per l'ordine.
È fatta, ora o mai più.

«Perché non mi hai detto di essere fidanzata prima che facessimo sesso?» borbotta continuando a fare avanti ed indietro sul pavimento della sua stanza.
«Fidanzata?» aggrotto le sopracciglia guardando fuori dalla finestra.
«Harriet me l'ha detto.» continua ed io annuisco.
«Ho la bellezza di venti anni e l'unica relazione che abbia mai avuto è stata all'asilo, con la bambina con le codine altissime.» commento e sorrido al ricordo di Yve.
La porta viene aperta lentamente e sbuca la testolina di Liv.
Sono stupita di vederla qui, in questa stanza. Ma lei è brava a farsi dare le informazioni delle quali ha bisogno.
È piccola sì, ma è molto intelligente.
Non dimostra nemmeno l'età che ha, sembra più grande di un anno e mezzo.
Corro immediatamente da lei, apro tutta la porta e nessuno l'ha seguita.
Alex me la pagherà cara per averla lasciata girovagare da sola.
La prendo in braccio e la porto sul letto.
Lando si è appoggiato alla scrivania e osserva la scena restando in silenzio.
«Devi smetterla di scappare da qualsiasi persona, mi farai venire un infarto.» dico guardandola dritta negli occhi e lei sporge il labbro inferiore.
«Scusa.» sussurra. Gattona fino all'inizio delle coperte e si infila sotto di esse.
Fantastico, adesso ha deciso di impossessarsi del letto del padre.
«Sembra mio fratello quando era piccolo.» commenta Lando e io mi avvicino alla bambina che ha chiuso gli occhi. Sistemo i cuscini vicino a lei e mi siedo alla fine del letto.
Nemmeno do conto a Lando. Adesso c'è solo lei.
«Non ho il libro con me.» borbotto e lei mi fissa.
«No ninne?» biascica sbadigliando.
Accenno un piccolo sorriso.
«Sì ninne. Troviamo un altro metodo, va bene?» lei annuisce e mi porge la mano.
Mi sdraio al suo fianco e lei si accoccola contro il mio petto.
«Ti ho mai parlato di Shinichi Kudo e di come è tornato ad avere dieci anni?» sussurro e lei scuote la testa.
Sorrido ed inizio a raccontarle il primo episodio di Detective Conan.
Non appena arrivo alla fine, lei dorme beatamente.

«Quanti anni ha?» domanda fissandomi.
«A cosa serve saperlo?» domando come risposta, e sono stata molto sulla difensiva e lui sorride.
«Mi hai dato la risposta.» sospira e si siede alla fine del letto, fissando la bambina.
«No, non ti ho dato nessuna risposta.» ringhio e lui continua a sorridere.
«Ora mi spiego tutte le domande sulla paternità che Alex e George mi fanno da questo pomeriggio.» ridacchia a bassa voce.
Non capisco la sua reazione ma una cosa è certa, quei due se la vedranno con il cric di papà.
«Perché?» continua.
«Perché cosa?» adesso lo guardo.
Ha gli occhi arrossati, forse a breve piangerà.
«Perché non me lo hai detto subito.» mi guarda.
«Dirti cosa?»
Non funzionerà molto.
«Non fare la finta sciocca.» ringhia.
«Non mi porterai via mia figlia.» ringhio di rimando e lui spalanca gli occhi scuotendo la testa.
«Non voglio portarti via tua figlia, cosa ti passa per la testa?!» si è alzato in piedi.
«Quando è nata?» continua.
«Novembre.» rispondo e lui mi fissa.
«Tredici.» sbuffo ed i suoi occhi si riempiono di lacrime.
Ecco appunto.
Aggrotto le sopracciglia e lui scuote la testa; si avvicina al letto, toglie il cuscino per non far cadere Olive e si stende al suo fianco, circondando con un braccio il bacino della piccola e poi le bacia dolcemente i capelli.
Questo non me lo aspettavo. Mi aspettavo urla e mobili rotti, ma non questa reazione.
«Sono nato il tredici novembre.» sussurra e io punto lo sguardo nel suo. Adesso capisco la sua reazione.
«Sei più piccolo di me.» sorrido divertita e lui scuote la testa.
«A prescindere sono più grande, tu sei del 2000 ed io del 1999.» Ridacchio, ma perché è convinto di quello che dice.
«Harriet è del 2000, io sono del 1999.» dico e lui scuote la testa.
«Sei novembre.» ridacchio e lui piagnucola.
«Sei davvero più grande di me.» annuisco e lui mi guarda male.
La conversazione finisce così, e sono completamente spiazzata.

Dieci minuti dopo, Lando si è completamente addormentato e mi ha stupito vederlo dormire nella stessa posizione di Olive. Testa girata di lato, con la guancia destra attaccata al materasso. La mano destra stretta in pugno, portata fin sotto il mento ed infine la pianta del piede destro, attaccata al laterale del ginocchio sinistro, in pratica ha formato una P.
Scendo dal letto e rimetto il cuscino affianco alla bambina e a passi lenti, raggiungo la porta della stanza ed esco da essa per andare nella mia.
Per quanto mi costi lasciarla sola con lui, ma non tanto per lui, ma perché non ho la forza necessaria per gestire questa situazione, ho deciso di andare via.
«Lando Norris è il padre della bambina?» borbotta papà facendomi sussultare.
«Come?» lui indica il divano dove Lewis dorme.
Annuisco lentamente e lui si avvicina abbracciandomi.
Scoppio a piangere sulla sua spalla, per le troppe emozioni provate in tutta questa giornata.
Lui mi abbraccia e sussurra parole dolci.
«Dormono nella stessa posizione e lei è nata lo stesso giorno del suo.» singhiozzo e papà sorride dolcemente.
«Hanno anche gli stessi occhi e lo stesso naso.» continua ed io annuisco.
«È la sua versione in miniatura, non ha preso nulla da me.» continuo a singhiozzare e papà mi porta a letto, mi toglie le scarpe e mi infila sotto le coperte.
«Ha la tua bellezza, la tua intelligenza e la tua stessa passione per Harry Potter.» mormora papà prima di darmi un bacio sulla fronte.
«Dormi bambina, domani sarà una giornata importante.» annuisco e le palpebre si chiudono in pochissimo tempo e finalmente mi addormento.
Magari domani mi sveglierò nel mio letto di Londra e tutta questa situazione è stata solo frutto di un brutto sogno.

•Revisionato il 6/05/2020 da _puffettalcioccolato

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