Baby Daddy | Lando Norris ✅

Quattordici

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Fin da quando ero bambina, mio padre mi ha sempre insegnato a prendere dei respiri profondi per calmare l'ansia, la paura e qualsiasi altra emozione di cui non riesco ad avere il controllo; ed ha funzionato, certo, fino all'esame di maturità.

Un mio compagno di classe, vedendomi in uno stato pietoso, mi ha passato una boccetta di vetro, con tante micro pasticche all'interno.
Ha detto che era roba naturale, e mi sono fidata ciecamente. Ne ho prese quattro e mi sono calmata dopo cinque minuti. L'esame è andato bene, ovviamente. Avevo studiato come una pazza, doveva andar bene per forza.
Subito dopo però, non mi sono fermata a festeggiare, sono corsa in ospedale per farmi analizzare il sangue ed è venuto fuori che era realmente roba naturale. Mi ha dato della valeriana.
Da quel momento in poi, l'ho iniziata ad usare solo quando ne avevo strettamente bisogno, e adesso, seduta davanti allo specchio della camera di George, ne ho davvero, davvero bisogno.

Apro il barattolino che porto sempre con me, prendo cinque pasticche, perché non si sa mai, e le ingerisco senza nemmeno l'ausilio dell'acqua.
Sulla confezione c'è scritto di prenderne massimo cinque al giorno, quindi la mia dose di oggi l'ho raggiunta. Prendo un respiro profondo e finalmente mi alzo, liscio le pieghe che si sono formate sul vestito nero elegante, ed esco dalla stanza.

Quando raggiungo il college, nessuno dei miei amici o parenti è arrivato, ma è logico, visto che l'esame l'ho alle quindici, e sono solo le dodici.
Mi siedo in un angolo della stanza, tenendo in mano la mia tesi e ascolto attentamente ogni ragazzo e ragazza, che come me, oggi si laurea.
Quando arriva il mio turno, non mi guardo intorno, perché se riconoscessi una sola faccia amica, mi sentirei male. Mi siedo alla sedia che è tremendamente bollente e poggio sul tavolo la mia tesi, tirando fuori dalla borsa le copie per gli altri professori e commissari esterni e inizio a parlare a ruota libera.

Al termine della mia tesi, i professori mi sorridono e mi invitano ad uscire fuori dalla porta, e così faccio.
Probabilmente Lewis deve aver avvertito tutti, perché nessuno è qui fuori, devono essere andati via prima.
Quindici minuti dopo, la porta si riapre, il preside mi mette in testa le foglie d'alloro a forma di corona e mi da un libricino, il quale deve aver fatto fare appositamente con la copia della tesin che ho dato loro nei giorni precedenti. Mi sorride, e mi annuncia che mi sono laureata con la lode. Non lo avrei mai detto, pensavo che me la sarei cavata con un ottanta, ma meglio così.
Ancora mezza scossa per la notizia appena ricevuta e ancora sotto l'effetto della valeriana, esco fuori dalla scuola, e mi ritrovo completamente zuppa di champagne.
Lewis, Max, Daniel, Charles, Lando, Pierre e Valtteri hanno in mano delle enormi bottiglie dell'alcolico che più amo in assoluto, e me lo stanno ancora svuotando addosso, proprio come se fosse la premiazione alla fine di un gran premio. Prendo la prima bottiglia che mi capita, e ne bevo una grossa quantità, o almeno, quella che resta e poi porto i miei occhi su quelli di mia madre, che piange disperata sulla spalla di mio padre, il quale sta facendo di tutto per non commuoversi davanti a tutti.
Corro da loro due, infischiandomene delle occhiate che mi stanno rifilando tutte le persone fuori dall'istituto e li abbraccio fortissimo. Se sono riuscita ad arrivare fin qui oggi, è merito loro. Mi hanno sempre supportata ed incoraggiata.
Piango sulla spalla di mio padre, lascio che il trucco macchi il colletto della sua camicia bianca, intanto che la mamma mi accarezza la schiena.
Solo dopo dieci minuti, mi stacco dalle persone più importanti della mia vita dopo mia figlia e cerco con lo sguardo la mia bambina, dalla quale sono separata da un giorno e mezzo e ne sento la mancanza.
La trovo tra le braccia del padre, nel suo splendido abito rosa, pieno di tulle. Sulla testa porta il diadema di Priscilla Corvonero che con la pietra azzurra nel mezzo, stona completamente con l'abito, ma deve aver insistito per farselo mettere e quasi nessuno le riesce a dire di no.
La prendo in braccio e le riempio il viso di baci, intanto che mi beo della sua risata.