La mia giornata è iniziata come tutte le altre ma in più oggi è lunedì, mi trovo imbottigliata nel traffico e piove a dirotto, già questo potrebbe bastare...
Ma Qualcuno deve pensarla diversamente, perché la mia auto all'improvviso sbalza in avanti, tamponata da qualche genio che non ha probabilmente ancora notato che avanziamo a passo di lumaca da mezz'ora! Scendo immediatamente dall'auto, l'altro conducente pure, ho voglia di sbraitare a questo stronzo tutta la mia rabbia, ma mi trattengo quando vedo che è una ragazza, forse poco più che ventenne, sull'orlo delle lacrime.
"Scusami, scusami, davvero ho solo distolto gli occhi per un attimo e ti giuro non l'ho fatto apposta, ho anche frenato ma non sono riuscita a fermarmi in tempo..." è un fiume in piena, a stento le sto dietro per capire tutte le parole che mi sta buttando addosso.
"Cazzo, è la macchina di papà, mi farà il culo per questo!" dice. "Possiamo metterci d'accordo tra di noi? è un casino se metto in mezzo l'assicurazione..." continua poi con occhi imploranti.
Controllo meglio la mia auto, una vecchia Alfa 156, chissà quante volte io e mio marito abbiamo parlato di cambiarla... in effetti non ha grossi danni, solo una piccola botta e qualche graffio sul bagagliaio, a differenza della sua che ha una vistosa ammaccatura sul cofano.
A questo punto non so se ho più pietà di lei perché si è fottuta la macchina del padre o più pietà di me sotto questo diluvio che mi sta inzuppando fin nelle ossa, fatto sta che con un sospiro le dico "senti, sono già in tremendo ritardo per il lavoro... scambiamoci i numeri e ci parliamo più tardi nel pomeriggio, capiamo cosa si può fare e in un modo o nell'altro sistemeremo la cosa... che dici?"
Forse non si aspetta neanche lei che potessi cedere così facilmente, mi guarda con occhio dubbioso per un paio di secondi poi capisce che non stavo scherzando e mi sorride, la vedo visibilmente più rilassata. Ci scambiamo i numeri, poi senza tanti convenevoli saliamo ognuna sulla propria auto e partiamo. Solo quando parcheggio l'auto e scendo, dirigendomi verso il mio ufficio, mi rendo conto che non le ho chiesto il suo nome.
***
La mattinata si trascina tra qualche chiacchiera tra colleghi e sporadiche telefonate, fino all'arrivo del capo dipartimento alle 11.40 che ci annuncia una riunione straordinaria fissata per le 13.50 alla quale dobbiamo essere presenti tutti.
"Fantastico ragazzi, già abbiamo poco tempo per il pranzo, ora ci tocca pure ingozzarci come maialini da spiedo in mensa, altrimenti arriveremo in ritardo alla riunione!" Si lamenta il mio collega in tono abbastanza alto da farsi sentire tranquillamente da tutto il piano, il capo gli lancia uno sguardo inceneritore e se ne va però senza degnarlo di altre spiegazioni.
Arrivati in sala riunioni, il capo dipartimento ci parla di un ammanco importante di denaro dai conti della società e ci avvisa che noi e il nostro lavoro saremo tutti sottoposti a controlli da un revisore contabile esterno alla società, per evitare in questo modo conflitti di interessi.
Non c'è il tempo di far sorgere brusii, il direttore infatti entra a passo spedito in sala seguito da una donna alta e dall'aspetto professionale con una borsa 24ore in una mano e un pacco di fogli e cartelle nell'altra. I suoi occhi scrutano intensamente tra la folla di impiegati, e penso in un momento di stupidità che stia già cercando di individuare il colpevole, per risparmiare tutto quel carico di lavoro di revisione che la aspetta. Mi lascio così sfuggire una risatina, ma nel silenzio totale che si è creato, purtroppo il mio sbuffo leggero sembra rimbalzare tra le pareti della sala fino ad arrivare alle orecchie della donna, che si volta nella mia direzione e posa i suoi gelidi occhi blu su di me.
Mentre il direttore parla di come si senta amareggiato e tradito dai suoi dipendenti e bla bla bla, la donna di tanto in tanto continua a far cadere gli occhi verso di me, io in totale imbarazzo per la figura di merda di poco fa, che non so come interpretare quei piccoli sorrisi che mi indirizza.
***
A riunione conclusa, le scommesse su chi avesse rubato e di quanti soldi stavamo parlando si scatenano e il pomeriggio sta passando senza ulteriori sforzi.
Mi ricordo però che devo telefonare alla ragazza di questa mattina, quella dell'incidente, e dieci minuti prima di finire l'orario di lavoro, prendo il foglietto e compongo il suo numero dal telefono fisso del mio ufficio.
"pronto?" sento la risposta titubante dall'altra parte, dopo alcuni squilli.
"ciao... sono la ragazza di stamattina, quella che hai tamponato..." dico.
"ragazza?" la sento ridacchiare dall'altra parte "scusa, senza offesa, ma non sei un po' vecchia per definirti ancora ragazza?"
Mi ha lasciato senza parole, non che mi sia offesa per carità, è che non me l'aspettavo... ma è seria?
"ma davvero?" le chiedo infastidita, senza mezzi termini.
Silenzio sulla linea per qualche secondo e poi mi risponde piccata "scusa, volevo alleggerire un po' la situazione..."
Mi pento subito del mio atteggiamento, non era questo il tono da usare per sperare di trovare un punto d'incontro.
Sospiro "no figurati, è che oggi ho avuto una giornata pesante al lavoro" non proprio la verità ma meglio di niente "...quindi dicevi di metterci d'accordo? A dir la verità è la tua auto che ha avuto la peggio, perciò direi che se ci accordiamo su una cifra ragionevole, la questione per me è risolta."
"sì hai ragione, è la mia auto, anzi quella di mio padre che ha il danno maggiore, e dovrò pagare la riparazione tutto di tasca mia..." Sento sospiri tremolanti al telefono, ho la sensazione che stia per mettersi a piangere, ma può essere una tattica "non so come farò, ho trovato lavoro da un paio di mesi, per non parlare che sono già in arretrato con l'affitto dell'appartamento del mese scorso..." Ora ne sono sicura, sta piangendo.
Lo sapevo, ecco mi sto intenerendo... prima di rendermene conto parlo "ok dai, ho capito... non voglio complicarti la vita, se non hai subito i soldi posso aspettare." Mi appoggio le dita della mano libera sulla tempia, massaggiandomi distrattamente.
"sei sicura? voglio dire, sono messa male ma non vorrei che pensassi che sto approfittando della tua bontà..."
Io e il mio stupido altruismo... "ma no te l'ho detto, non ti preoccupare, posso aspettare qualche giorno."
"certo, solo qualche giorno, magari chiedo aiuto ai miei amici, un piccolo prestito, e vedrai che io e te chiuderemo la questione in un batter d'occhio!" mi dice e mi sembra proprio di averla sentita tirare un sospiro di sollievo. "Me lo sentivo che eri una dal cuore tenero! Bene, allora ci sentiamo presto, ti ringrazio ancora!"
"ok, certo" balbetto, ma aveva già chiuso la telefonata. Cavolo, ho pensato, nemmeno stavolta le ho chiesto il suo nome!
***
Chiudo computer e luci dell'ufficio e mi incammino verso gli ascensori per tornare a casa, probabilmente mi fermerò al supermercato sulla via del ritorno, ho in mente una ricetta sfiziosa da provare per cena e mi servono due o tre ingredienti che non ho in casa. Lì, in attesa dell'ascensore, trovo il revisore contabile, quella donna dagli occhi di ghiaccio che mi mettono in soggezione, e non posso fare altro che fermarmi al suo fianco.
"buonasera" le dico, girandomi appena a guardarla.
"buonasera" mi risponde formalmente, lo sguardo fisso in avanti, poi sembra ripensarci e continua "possiamo darci del tu se non ti dispiace? Già alcuni tuoi colleghi si tengono alla larga come se fossi il diavolo in persona, non voglio passare per la snob menefreghista che mette nei guai qualcuno solo per divertimento." Mi guarda con un sorriso appena accennato.
"certo che no! Cioè no, voglio dire... si diamoci del tu, ma no, non penso affatto che tu sia il diavolo" balbetto in risposta.
Si gira allora verso di me e mi guarda, offrendomi un sorriso genuino; non so perché sono così spaventata da questa donna, ma in questo momento sento una morsa nello stomaco.
Fa i tre passi che servono per entrare nell'ascensore che nel frattempo è arrivato, così la seguo, senza però mai rialzare gli occhi dalle punte delle mie scarpe.
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Un lunedì di marzo
ChickLitLa vita di Rebecca scorre monotona tra il lavoro e il matrimonio. Fino a quel lunedì di marzo, quando lei incontrerà il suo destino e la sua esistenza sarà stravolta, il suo modo di vivere rimesso in discussione.