Epilogo

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E quindi, come vi dicevo all'inizio di questa storia, quel giorno ormai lontano, quel lunedì di marzo, ha segnato per sempre la mia vita. Ha marcato il confine tra la vecchia Rebecca, quella che abbassava la testa, che accettava di vivere una felicità di riflesso, e la nuova Rebecca, che ha fatto pure i suoi sbagli e le sue cazzate, ma alla fine ha trovato quello che cercava.

Ma un attimo, non voglio rovinarvi la storia, riprendiamo da dove siamo rimasti.

Ci siamo quindi preparate per il suo matrimonio, aiutandoci l'una con l'altra con il trucco. Lei poi mi ha sistemato i capelli in una acconciatura abbastanza semplice, io non riuscivo nemmeno a tenere la spazzola, le mie mani continuavano a tremare; a quanto pare oggi sono più nervosa io di lei!

Mi ha fatto salire nella sua auto, anche se oggi sono troppo agitata e irrequieta, per apprezzare la sua fantastica decappottabile, e non ho idea di dove ci stiamo dirigendo, a dir la verità non me l'ha ancora detto... lei e la sua dannata segretezza! Non mi ha nemmeno lasciato dare un'occhiata ai nostri vestiti, che sono tuttora chiusi nelle custodie, stesi sul sedile posteriore della sua auto.

Finalmente accosta la macchina vicino alla spiaggia, almeno ora ho un'idea della location! Lei mi guarda per un attimo con un'espressione che non riesco a capire e scende dall'auto, afferrando i fiori dal sedile posteriore. "Rebecca, puoi prendere tu i vestiti, per favore?" mi chiede con un sorriso, e si incammina verso la spiaggia.

Un brivido mi scorre su tutto il corpo. Ho sempre pensato che sposarsi sulla spiaggia fosse il massimo del romanticismo, ora il mio sogno si trasformerà in un ricordo malinconico. Non vedo ancora nessuno, siamo così in anticipo? D'accordo, lei mi ha detto che il matrimonio è previsto al tramonto, ma qui intorno non c'è anima viva.

Mi accorgo che lei si sta dirigendo verso la casetta vuota dei guardaspiaggia un po' più in là; si ferma prima della rampa di scale e mi indica di salire "Prego prima tu... indossa il vestito, poi lo farò io" mi dice.

"Ok, ma... tutti gli altri dove sono?"

"Arriveranno, non ti preoccupare. Sono io che ho voluto fare le cose con calma" Alza appena gli angoli della bocca, accennando un sorriso, e mi indica di nuovo, con impazienza, di entrare nella casetta, alzando le sopracciglia per incitarmi a muovermi.

"D'accordo! Vado, vado..."

Il vestito che mi ha dato è uno stupendo abitino senza maniche color crema, con tagli asimmetrici di tulle e pizzo che scendono fino a metà coscia. Bellissimo! Lo indosso con cautela e mi passo leggermente le mani su pancia e fianchi per lisciare il tessuto. Non ho uno specchio, ma ho la sensazione che mi stia a pennello.

Esco e lei pare pensarla allo stesso modo: la vedo rimanere incantata ai piedi della passerella, fissandomi per qualche attimo di troppo.

Le passo scherzosamente la mano davanti agli occhi, dicendole "Ehi, tocca a te"

Sembra stia per parlare ma chiude di scatto la bocca, senza dire nulla; poi la sento prendere un respiro profondo e la osservo allontanarsi velocemente, diretta verso la porta della casetta che ho lasciato aperta.

Cammino avanti e indietro con un'impazienza che non pensavo di provare, i miei piedi nudi affondano sulla sabbia calda, i miei occhi vagano tra le onde spumose e la spiaggia deserta. Sento un crampo allo stomaco, ma decido di ignorarlo. 

Dopo un'attesa che mi sembra interminabile, vedo la porta del capanno aprirsi, e guardo con trepidazione. Ora tocca a me rimanere a bocca aperta: è lo stesso modello del mio abito, ma il suo è di un tono più chiaro, tendente al bianco, e addosso a lei sembra dieci volte più bello!

Viene verso di me, camminando lentamente. "Che ne dici?" mi chiede, passandosi nervosamente le mani sul vestito.

"Sei stupenda!"

Lei rovescia gli occhi, un sorriso le passa sulle labbra prima di rispondermi "Intendevo gli abiti che ho acquistato..."

"Oh! Sono... sono stupendi anche loro..." Le dico, arrossendo un pochino.

Poi, d'un tratto, con una stretta dolorosa allo stomaco, realizzo che questi sono gli ultimi attimi che posso averla tutta per me; tra poco arriveranno gli invitati alle nozze, arriverà la sua futura moglie, e io non potrò più dirle quello che sto morendo dalla voglia di confessarle da quando sono arrivata qui. 

Mi mordo il labbro inferiore, litigando con la mia coscienza sul fatto di volerle dire tutto, proprio in questo momento. Il cuore sembra voler uscire dal mio petto, dalla frequenza e dall'intensità dei battiti; sto tremando, mentre le parole sfuggono fuori dalla mia bocca. 

"Ehi, ascolta... mi spiace per il cattivo tempismo, ma devo, devo dirtelo... Quando ho sentito la tua voce quel giorno al telefono, è stato come se... se fossi colpita da una scarica elettrica. Mi sono ritornati alla mente in un attimo tutti i momenti passati con te. Sono stata una stupida a lasciarti partire quel giorno. Mi sono resa conto troppo tardi che... beh, sì, ecco... ma volevo essere sincera con te, prima che tu ti sposi. Ma, ehi! Non badare al mio blaterare, hai fatto bene, sei andata avanti con la tua vita, hai trovato qualcuno che ti rende felice. La tua ragazza è fortunata ad avere trovato una donna come te" concludo la mia patetica confessione, non riuscendo a trattenere le lacrime.

Mi guarda con gli occhi che le brillano e mi afferra le mani, posizionandosi di fronte a me. Prende un respiro profondo e inizia a parlare "Rebecca, anche io devo dirti una cosa" abbassa lo sguardo sulle nostre mani e sussurra "non ci sarà nessun matrimonio..."

Sono sgomenta "Cosa? Oh, mio Dio! Lo sapevo che non dovevo dirtelo! Ora la tua ragazza mi odierà!"

La vedo scuotere energicamente la testa "Lasciami finire Rebecca. Non ci sarà nessun matrimonio... perché non c'è nessuna ragazza! Ci sei sempre stata solo tu! Perdonami se ti ho fatto venire fin qui con una menzogna. Apprezzo davvero tanto che tu sia uscita dalla tua zona di comfort, quasi non ci credevo quando hai accettato di venire! Volevo che tu mi vedessi come sono qui, lontano dalla mia vecchia vita..." la vedo inginocchiarsi davanti a me, tirando fuori da dietro la schiena una scatolina di velluto rosso. Ho la mente vuota per qualche secondo, poi mi metto la mano davanti alla bocca per contenere lo shock.

"Rebecca, in tutto questo tempo non ho mai smesso di volerti bene. In questi giorni sono stata più sicura che mai dei miei sentimenti per te... e ho speranza nei tuoi sentimenti per me..." Apre quindi lentamente la scatola, rivelando un semplice anello in oro bianco, con un piccolo diamante al centro "Ti amo Rebecca. Vuoi essere la mia compagna per la vita?" mi guarda seria, impaziente per la mia risposta.

Percepisco un brivido e un senso di déjà vu alla menzione del mio nome, deglutisco a vuoto e le chiedo "Puoi... puoi ripetere quello che hai appena detto?"

Lei aggrotta le sopracciglia, ma mi accontenta ripetendomi quella frase "Ti amo Rebecca..."

Chiudo gli occhi e sorrido. Eccola! La voce del mio sogno! È un ricordo vivido, come fosse ieri... la voce che sentii quella notte di un paio di anni fa, quella voce ha pronunciato queste esatte parole! Era lei! È sempre stata lei!

Prendo un respiro: ecco il mio momento perfetto, il momento in cui tutto finalmente ha un senso, ecco il mio istante di serendipità! Le sorrido e le metto le mie mani sulle guance, tirandola dolcemente in piedi. La bacio delicatamente sulle labbra e le rispondo "Sì" in un sussurro.

Basta questo per farla urlare di gioia e abbracciarmi stretta, prendendomi in braccio e facendomi girare. Rido della sua reazione e aggiungo, questa volta ad alta voce "Ti amo anche io, Alice"


Fine

Un lunedì di marzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora