Capitolo 13

897 45 0
                                    

Ci dirigiamo, a bordo della sua auto, un bel po' fuori città, verso la campagna, dove non sono mai stata. È una bella serata di inizio primavera e c'è ancora un po' di luce per apprezzare le delicate colline in lontananza.

Andrea svolta ad un bivio su una strada sterrata e dopo un centinaio di metri ferma la sua auto davanti all'ingresso di una cascina ben tenuta, con un enorme giardino davanti. Lei si prende un attimo per guardarmi con un sorriso, poi mi fa cenno di scendere dall'auto. Fa di corsa il giro della macchina per affiancarmi e, appoggiandomi la mano sulla parte bassa della schiena, mi indica di guardare alla mia sinistra, dove rimango senza parole ammirando un tramonto mozzafiato.

"Ti piace?" mi chiede.

Annuisco "è bellissimo!" Poi aggiungo in tono scherzoso "non dirmi che l'hai messo lì apposta per me!"

Lei ride di cuore e, ragazzi, mi sto abituando a questa risata! La guardo intensamente, lei naturalmente lo nota e mi domanda, in tono curioso "che c'è?"

Alzo appena le spalle "mi piace il suono della tua risata, è spontanea, cristallina..."

Lei rimane un po' di stucco, probabilmente non sa cosa dire. La posso capire... che cavolo mi è preso nel dirlo ad alta voce?

Si riprende subito però, sorridendomi, e mantenendo la sua mano sulla mia schiena, insieme ci dirigiamo verso l'entrata.

Il posto si rivela essere un agriturismo molto glamour; i tavoli, divisi da alcune paratie e tendaggi, sono abbastanza distanti gli uni dagli altri per dare ai clienti la massima privacy, le luci soffuse completano il tutto, regalando un'atmosfera intima e raccolta.

Probabilmente è più indicato per coppie di amanti, piuttosto che per una coppia di amiche come noi, ma in fin dei conti non mi dispiace passare una bella serata con Andrea in un posto incantato come questo.

A fine cena lei mi dice che ha un'altra sorpresa per me, così alzandoci dal tavolo ci dirigiamo all'esterno dell'edificio, verso il grande giardino che avevo notato all'arrivo.

Quello a cui non avevo fatto caso era il sentiero di ciottoli che parte da un lato del giardino e prosegue poi dopo una curva, in mezzo agli alberi del parco.

Io e Andrea passeggiamo lungo il sentiero parlando di tanto in tanto di argomenti leggeri, sempre a bassa voce per non disturbare la natura che ci circonda. Il percorso è illuminato da alcune lanterne qui e là, una piccola fontana nell'oscurità fa sentire lo scroscio leggero dell'acqua, ma soprattutto è la luce della luna che conferisce al paesaggio un'atmosfera magica. Sembra di essere su un altro pianeta, invece siamo a meno di un'ora dalla città, e da tutti i pensieri che al nostro rientro sarebbero ritornati ad affollarmi la mente.

***

In macchina sono silenziosa, ma mi costringo a tirar fuori qualche parola, non voglio che Andrea pensi erroneamente che non mi è piaciuta la serata che abbiamo trascorso insieme.

"Grazie per avermi portato in quel posto bellissimo, non c'ero mai stata. A dir la verità non sapevo nemmeno esistesse un posto così, è..." lascio in sospeso un attimo la frase, cercando l'aggettivo giusto, ma Andrea mi anticipa "magico, non è vero?" La guardo per confermarle con un sorriso che è proprio quello che intendevo.

Lei continua "Non ci vado spesso, in realtà ci sono andata solo un paio di volte, ma è uno dei posti che preferisco, anche solo per fare una passeggiata e schiarirmi un po' le idee"

"Sì, ti capisco... mi ha dato una sensazione di serenità che non provavo da un po'" le dico.

Mi guarda un momento prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione alla strada. Passa qualche minuto in silenzio, poi mi chiede "Hai voglia di raccontarmi cosa è successo durante la cena, giovedì?"

Mi giro un po' le mani in grembo e penso rapidamente all'episodio imbarazzante successo al bagno! Davvero vuole sapere? Ma pensandoci meglio, io ho bisogno di spiegare esattamente per chiarire con Andrea, e quale migliore occasione di questa, dove sono protetta dal buio della sera, evitando sue eventuali espressioni di sdegno e biasimo?

Inizio così a raccontare, dal primo incontro/scontro con Eva quel lunedì mattina piovoso e continuo con i suoi messaggi; fino alla mia visita, inaspettata e involontaria, a casa sua, dove aveva cercato, con successo, di baciarmi. Le spiego poi della mia decisione di recidere i contatti con Eva, ma poi il destino ci fa incontrare di nuovo quella sera nel ristorante dove lavora; anche lì la prima mossa è stata sua, io però ammetto che ho volentieri proseguito il bacio.

"Questo è tutto, e sicuramente non ci sarà altro tra me ed Eva" sospiro.

"Quindi... non ti piace?" mi chiede Andrea.

"Beh, è una bella ragazza, ma... no, non in quel modo"

"Ah, quindi aveva letto male i tuoi segnali? Se mai ce ne sono stati...?"

Ci penso su per un po', poi provo a risponderle "Non so se le ho inviato qualche tipo di segnale... se sì, l'ho fatto inconsciamente"

Lei annuisce pensierosa "Quindi tu... sei etero?"

Lo sapevo che il buio questa sera sarebbe stato mio alleato! Ringrazio mentalmente! Ho variato probabilmente tutte le sfumature di rosso del pantone RAL, ma è il momento della verità, perciò mi faccio coraggio e mi costringo a risponderle "Io ho... da ragazzina avevo... c'era questa sensazione in me..." quello che viene fuori dalla mia bocca è un pasticcio di parole a caso. Prendo quindi un respiro profondo e inizio da capo, riorganizzando i miei pensieri "Ho sempre saputo che mi piacevano le ragazze più dei maschi, ma per seguire le regole non scritte delle ragazze per bene, ho nascosto a tutti i miei veri pensieri e sentimenti. Fino all'inevitabile sfacelo di una vita vissuta nella menzogna..."

Finisco il mio discorso con un lungo sospiro. Pensavo di stare male e piangere, una volta ammessa la mia vera natura a qualcun altro; ma mi accorgo che invece è come riuscire a respirare a pieni polmoni, dopo aver trattenuto il respiro per troppo tempo. Sono... felice!

Un lunedì di marzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora