Capitolo 17

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Andrea è un po' triste per il mio trasferimento, ma consapevole che effettivamente va fatto... poi traslocherò solo di qualche centinaio di metri, e potremo sempre spostarci a piedi da un appartamento all'altro in breve tempo. Così, dopo alcuni giorni, tra firme e documenti, prendo finalmente possesso del mio nuovo appartamento e della mia rinnovata esistenza; ne avverto il formicolio fin nelle ossa.

La prima cosa che la nuova me deve fare è troncare immediatamente tutto quello che è ancora in sospeso con Eva. Non posso mantenere questa situazione nel limbo. Non ho nessun interesse per lei, almeno non come lei lo desidera... d'accordo, ci sono stati alcuni momenti intensi tra noi, ma sono convinta che per me fosse la novità di essere apprezzata da una donna: quella particolare sensazione di baciare labbra diverse da quelle di un uomo, che agognavo da quando ero adolescente...

Quindi ho deciso di telefonarle, senza però fissare nessun appuntamento per vederci; tutto quello che devo dirle lo posso fare attraverso una cornetta, e chiudere la questione una volta per tutte. Non me la sento di rivederla; non in quanto a quello che potrei fare io, è quello che potrebbe fare lei che mi spaventa un po'. 

Le uniche due volte che ci siamo viste lei ha cercato di baciarmi: se lo facesse anche questa volta, per cercare di farmi cambiare idea? Sono abbastanza sicura che la rifiuterei comunque, ma sarebbe un colpo basso per il suo ego... e ho ancora nella mente tutto il suo discorso accorato, sul non essere stata accettata dai suoi genitori e dai suoi amici. 

Voglio farle capire che potrà sempre contare su di me, naturalmente come amica; magari non subito, le darò il tempo di digerire la questione e potremmo rivalutare il tutto con calma tra qualche tempo. Prendo un respiro profondo e compongo il suo numero.

"Pronto? Rebecca sei tu? Finalmente, stavo quasi..."

La interrompo subito "Ciao Eva, sì sono io... ti chiamo perché ho qualcosa di importante da dirti, e voglio che tu sappia che ci ho pensato molto...io credo..."

La ragazza non mi lascia concludere il discorso che mi ero preparata "Che cosa? Non dirmi che mi vuoi scaricare?" quasi urla al telefono, tanto che un po' sposto l'orecchio dal cellulare!

"Eva, non fare così, sapevi che non poteva funzionare tra noi... avevi detto che aspettavi una mia risposta, quindi eccola. Mi spiace per come sono andate le cose, non volevo darti false speranze..."

"Ma mi hai baciato! E ti è piaciuto, non negarlo! Ora non fare la stronza egoista! So che stai divorziando, quindi tuo marito non può più essere una scusa... cos'è allora Rebecca? Stai insieme a quella snob con la quale ti ho visto al ristorante?"

Rimango in silenzio per riprendermi un po' dall'aggressività di Eva, non me l'aspettavo! Lei però interpreta male il mio silenzio, prendendolo come una conferma, e ne approfitta per continuare "Ah, è così allora? Quella puttana ti ha portato via da me! Sai una cosa Rebecca? Non è finita qui... mi piaci e non rinuncio a te così facilmente!"

Lei chiude la telefonata, ma io sono talmente sconvolta che tengo il telefono appoggiato all'orecchio per un altro paio di minuti senza accorgermi che ormai la conversazione è interrotta. Continuo a ripetere nella mia mente ciò che ormai mi sembra una minaccia, 'non è finita qui' ancora e ancora...

***

Sono incerta se dirlo o no a qualcuno, in fondo Eva è solo arrabbiata e forse (forse) me lo merito, dopo averla un po' illusa... Così passo la notte a rotolarmi nel letto agitata e rivivendo in sprazzi di sogno la conversazione con lei.

Al mattino mi risolvo a parlarne con qualcuno, e quel qualcuno è Andrea. Prima del lavoro, mi reco a casa sua e lei mi accoglie con il più dolce dei sorrisi, offrendomi la colazione. Quando rifiuto perché le dico di avere lo stomaco chiuso, capisce che qualcosa non va. Le racconto così della telefonata di ieri sera ad Eva, per chiudere del tutto con lei, e le parole dure che mi ha lanciato contro.

Andrea rimane allibita dal mio resoconto "Rebecca, sono un po' preoccupata, non te lo nascondo..."

Le faccio un cenno di assenso e un'espressione come per dir 'anch'io'. Poi continua "Cosa avrà voluto dire? In che senso non è finita? Che abbia intenzione di fare un gesto eclatante?"

"Oddio, non lo so!" Le parole di Andrea, invece di calmarmi, mi stanno facendo spaventare ancora di più! "Dovrei andare alla polizia?"

"Per queste cose, Rebecca? Credo in tutta onestà che si metterebbero a ridere, etichettandoti come una fanatica del sospetto, o qualcosa del genere... le sue sono solo parole, per quanto inquietanti... ma sono contenta che tu sia venuta da me. Al momento non possiamo fare altro che aspettare una sua mossa, per capire cosa realmente intendeva... Non preoccuparti, lo affronteremo insieme" mi abbraccia stretta, facendomi sentire la sua vicinanza, e mi bacia piano la testa concludendo "Sappi che ci sarò sempre per te!"

Sospiro. Ok, però non so come dirle che non mi ha rassicurato per niente...

Un lunedì di marzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora