Capitolo 20

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In questi giorni ho ricevuto un'altra busta con alcune foto, ma si sono rivelate copie delle prime, e una lettera con sopra scritto solo il mio nome, questo ci scommetto per tenermi costantemente sulle spine. Ma fortunatamente Andrea è sempre disponibile, sembra che lei percepisca quando ho bisogno della sua compagnia; ultimamente abbiamo sempre passato le serate a casa mia, accoccolate sul divano, a bere tisane e a tenerci per mano.

Andrea si sta dimostrando una buona amica, ma non è solo questo. Penso di sentire qualcosa per lei, qualcosa di più dell'amicizia, ma... qualcosa meno dell'amore; non so ancora bene da che parte stanno andando i miei sentimenti. Nonostante i miei tentennamenti, non ci sono dubbi che lei è una bellissima donna e mi sento orgogliosa e onorata ad interessarle.

E stasera le avrei fatto una sorpresa. Ci ho pensato bene: lei mi piace, io so di piacerle, ed è arrivato il momento di portare la nostra relazione al livello successivo. E voglio in qualche modo sdebitarmi di tutto quello che ha fatto e continua a fare per me, la sua vicinanza mi ha confortato nei momenti peggiori. 

Probabilmente si è dimenticata che ho ancora le chiavi del suo appartamento, così ne ho approfittato per venire a casa sua prima che lei torni dal lavoro, per prepararle la cena (in realtà mi sono limitata a riscaldare i piatti della gastronomia al microonde). Ho acceso una candela sopra il tavolo e mi sono vestita con un abitino in seta rossa; un po' audace avete ragione, ma stasera sono decisa ad andare fino in fondo!

Sento la chiave girare nella serratura e subito dopo lei entra. Fa un paio di passi, ma quando mi vede, lì in piedi che la guardo con un mezzo sorriso furbo, lei si blocca sul posto, un po' stupita.

Mi squadra da capo a piedi e sorride, passandosi inconsciamente la lingua sulle labbra; scuotendo un po' la testa bisbiglia "Se sto sognando, vi prego non svegliatemi!" e si avvicina lentamente, sembrando quasi un predatore che punta la sua preda; i suoi occhi socchiusi non mi mollano un attimo, la sua bocca atteggiata in un ghigno malizioso; arriva a un passo da me e mi prende tra le sue braccia, baciando e mordicchiando il mio collo. Rido della sua foga e la allontano un po' "Dai Andrea, ho preparato un sacco di cose da mangiare..."

"Oh, ma io voglio assaggiare te..." dice con una voce bassa e seducente, senza mai lasciare i miei fianchi e continuando a piantare piccoli baci sul collo e sulle scapole.

"Dai ,andiamo in cucina" questa volta parlo con più convinzione, prendendo tra le mie mani le sue braccia. Lei si stacca e, fissandomi coi suoi bellissimi occhi, mi prende la mano e mi sussurra all'orecchio "Sei bella da togliere il fiato Rebecca... ora ceniamo, ma più tardi sarai mia..." Andrea ha il fuoco nel suo sguardo, io probabilmente su tutto il viso!

Quella notte ha mantenuto la promessa. Abbiamo trascorso ore ad esplorare una il corpo dell'altra, dandoci piacere reciproco e infine crollando sfinite sulle lenzuola, tenendoci abbracciate.

"Ti amo Rebecca" mi dice lei ad occhi chiusi, probabilmente sul punto di addormentarsi, dandomi un lieve bacio sulla tempia. La sua confessione mi toglie il fiato; so di voler bene ad Andrea, e so che tutto questo è stata una mia idea e l'ho voluto fortemente; ma quando apro la bocca per risponderle, non riesco a dire nulla.

***

Il mattino seguente ci trova ancora nude, abbracciate sotto le lenzuola di seta del suo letto. Io sono sveglia da un po', ma non voglio muovermi; il mio corpo e quello di Andrea sono aggrovigliati uno sull'altro, le sue braccia attorno al mio stomaco, le mi gambe sopra le sue. Mi attardo un po' ad ammirare i suoi lineamenti nella penombra, la poca luce che filtra dalle pesanti tende lancia sul suo viso degli spettacolari giochi di ombre che la fanno sembrare un dipinto. Aspetto ancora qualche minuto, ma ora devo proprio alzarmi, ho una necessità urgente e non posso aspettare di più!

Allungo il braccio e sbircio il mio telefono per l'ora, sono appena passate le sette e trenta, per fortuna è sabato! Faccio del mio meglio per non fare rumore, mi alzo e mi vesto con qualcosa preso a caso tra tutto quello che è sparso sul pavimento, e in punta di piedi esco dalla sua camera.

Una volta svuotata la vescica, mi prendo il tempo di rinfrescarmi il viso e risciacquare la bocca col collutorio. Uscita dal bagno, mi accorgo che la porta della camera degli ospiti, quella che fino a poco tempo fa era mia, è socchiusa, e intravedo dei fogli sparsi sopra il letto... strano, per una maniaca dell'ordine come Andrea! Curiosamente spingo, aprendo un po' di più la porta, ed entro.

Mi serve qualche secondo per mettere a fuoco, e capire cosa i miei occhi stanno fissando. In questo momento è come se tutto il sangue fosse defluito dal mio corpo: quelli che da fuori sembravano fogli sono in realtà foto: foto di me come quelle già ricevute e molte altre mai viste. Foto della mia vita, rubate a mia insaputa! E poi elenchi dei miei spostamenti, fogli con date e persone incontrate... dove sono entrata? 

La mia mano è salita inconsapevolmente davanti alla mia bocca, per soffocare un grido di stupore; i miei occhi sono spalancati, sono incredula anche davanti all'evidenza... arretro piano fino ad arrivare alla porta, ma mi scontro con un corpo, dietro di me. Mi volto appena, per incrociare lo sguardo colpevole di Andrea.

"Non è il modo migliore per scoprirlo, ma visto che siamo qui, penso di doverti spiegare qualcosa" mi dice lei, con un mezzo sorriso sul volto.

Come osa riderci sopra? Era lei dietro tutto questo? E per tutto questo tempo ho pensato fosse Eva! "Cosa... cosa hai fatto?" Faccio fatica a trovare la voce, mi gira tremendamente la testa, come dopo un giro infinito di giostra!

Mentre la donna di fronte a me spiega, percepisco il suo tono di scusa nella voce, ma non vedo nessun pentimento nei suoi occhi "Scusami tesoro, ma non mi piaceva che tu fossi così indipendente... il fatto di vivere da sola, gli incontri al bar con la tua amica fino a tarda sera... non va bene, Rebecca! Poi mi hai raccontato della tua telefonata con Eva, e devo ammettere che ho un po' perso la testa. Non ci vedevo più dalla rabbia, così sono andata al ristorante dove lavora e l'ho minacciata, dicendole di lasciarti stare. Le ho dato il tuo indirizzo per farti mandare una lettera di scuse, con la promessa che non ti avrebbe più cercata! E così è stato, per lei... 

"Ma mi piaceva troppo quando cercavi conforto tra le mie braccia! Ho approfittato della situazione, Rebecca, e sono davvero mortificata... Lo so, hai sofferto, e mi è dispiaciuto un po' vederti star male... ma è servito per un bene più grande! Io ti amo e non voglio condividerti con nessuno!" Andrea mi osserva mentre parla, per vedere la mia reazione; ma finché le sue parole escono dalla sua bocca, rimango immobile, basita, di fronte al suo doppio gioco.

Ecco... ora tutto si ricollega... spalanco gli occhi alla realizzazione. "Tu sei pazza!" non ho altre parole per descriverla. Voglio andarmene da qui, lontano da lei, il prima possibile.

"Rebecca, no aspetta!" Andrea mi afferra per il braccio "Tutto quello che è successo stanotte dichiara che siamo fatte per stare insieme!"

La guardo con occhi freddi, il mio viso non nasconde il disgusto "È l'errore più grande che ho mai fatto! Ora lasciami!" le sibilo addosso.

Andrea molla la presa sul mio braccio e mi lascia andare; cade a terra con le mani davanti agli occhi, gemendo. La sento piangere per tutto il tempo che mi serve a prendere le mie cose e andarmene.

Un lunedì di marzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora