Mi sveglio nella mia vecchia camera, a casa dei miei (come sono arrivata qui?...), mia madre mi chiama dalle scale con una certa urgenza: sono in ritardo, ma non capisco per cosa... cammino lentamente (vorrei sbrigarmi, ma i miei piedi sono di piombo) verso la porta che dà sul corridoio ma, quando la apro, mi ritrovo in una grande sala circolare.
Tutto è grigio, nessuna finestra, nessuna luce artificiale, solo una illuminazione naturale che non riesco ad individuare... mi guardo indietro, dove dovrebbe esserci la porta da cui sono appena uscita, invece non c'è nulla, solo muro grigio (dovrei essere spaventata, ma stranamente non lo sono)... mi volto di nuovo verso la sala, ora davanti a me ci sono quattro porte nere, tutte chiuse.
Con la coda dell'occhio intravedo un movimento, guardo meglio e la maniglia della prima porta alla mia sinistra sembra muoversi, come se qualcuno cercasse di aprirla dall'altra parte. Mi avvicino piano e allungo la mano, afferrando delicatamente la maniglia.
Mentre sto per aprirla, noto che la seconda porta, quella alla mia destra, è appena socchiusa; torno indietro di un passo e sono quindi in piedi tra le due, indecisa su quale porta aprire per prima...
All'improvviso una voce alle mie spalle "Rebecca...", mi volto di scatto, mio marito Alessio è sulla soglia della quarta porta, quella alla mia estrema destra.
"Ale, che ci fai qui?" gli chiedo, facendo qualche passo verso di lui e guardandolo un po' confusa.
"Rebecca, devo dirti una cosa, ma loro non devono ascoltare..." mi fa segno con il dito alle mie spalle, io mi giro velocemente e osservo le prime due porte, ora completamente spalancate.
Nella prima noto Eva, è appoggiata sullo stipite, le braccia incrociate sul petto. Ha una scritta sulla maglietta, dice "Sono gay" in caratteri cubitali arcobaleno. Mi guarda e sorride, facendomi l'occhiolino. Sulla seconda porta invece si staglia la figura di Andrea, non credo di averla mai vista così casual, le mani infilate mollemente sulle tasche posteriori dei pantaloni, anche lei mi guarda con un sorriso, ma è solo accennato.
Ritorno a guardare Ale, smarrita. Non capisco... chiudo gli occhi, estremamente frastornata, e mi sembra di sentire lo scricchiolio dei cardini di una porta che si sta aprendo. Non ho il coraggio di guardare, ma avverto ora chiaramente nella stanza la presenza di una quinta persona.
Cado in ginocchio, le mani davanti agli occhi, una voce mi parla "ti amo Rebecca"
Mi sveglio ansimando, mi metto a sedere sul letto e, passandomi le mani sul viso, scopro di aver pianto.
Era un sogno... Cerco di calmarmi respirando a fondo, guardo l'ora, sono da poco passate le quattro del mattino, e decido di scendere in cucina a prendere un bicchiere d'acqua.
Così la consapevolezza del mio bacio con Eva mi ha raggiunto, e il mio subconscio mi ha fatto capire quanto mi sono spinta in là. Sono sposata con Ale e, per quanto siamo ai ferri corti al momento, è ancora mio marito, e gli devo fedeltà!
Valuto se tornare a letto, ma mi rendo conto di non aver più sonno. Mi rannicchio così sul divano e inizio ad analizzare il sogno. Ci sono alcune parti nebulose, d'altronde quale altro sogno non ne ha, ma in sostanza ho capito che io e Ale dobbiamo parlare per chiarire alcune cose, solo io e lui, lasciando alle spalle i nostri errori.
Ma alla fine del sogno, proprio prima di svegliarmi, non è stata la voce di mio marito che ho sentito...
***
Il giorno seguente, al lavoro, ricevo un paio di messaggi da Eva, dove si scusa del suo comportamento impulsivo, capisce se non me la sento di parlarle e mi lascia tutto il tempo di cui ho bisogno; mi chiede però di richiamarla in qualsiasi momento avessi deciso perché, dice, non vuole rinunciare alla mia amicizia... questo mi fa stare male, non serviva il sogno per farmi capire il mio errore madornale e non voglio darle false speranze.
Sono passati alcuni giorni, durante i quali ho telefonato e scritto messaggi ad Ale molte volte, sempre senza risposta. È trascorso anche il fine settimana senza avere sue notizie e inizio a preoccuparmi un po', così telefono ai suoi genitori; ma anche loro, a parte una sua telefonata sabato sera, non lo vedono dalla settimana scorsa.
Decido quindi di passare al suo posto di lavoro prima di andare in ufficio. Nel parcheggio riconosco la sua macchina, perciò entro nell'edificio e mi avvio a passo spedito, sicura di trovarlo alla sua postazione alla catena di montaggio. Non sbaglio infatti, eccolo lì! Mi monta dentro all'improvviso una rabbia feroce e quando gli arrivo davanti, piantando le mie mani sui fianchi e con lo sguardo di fuoco, lo vedo impallidire un po' e guardarsi intorno.
"Becca! Che ci fai qui?" sembra spaventato, ne ha tutte le ragioni... mi sento in fiamme, probabilmente le mie orecchie stanno fumando!
"Cosa ci faccio qui! Secondo te? Passi quasi una settimana fuori casa, dormendo chissà dove, non mi chiami e non rispondi alle mie chiamate, e hai il coraggio di domandarmi che ci faccio qui? Sono tua moglie! Ma sinceramente non so se a te interessi ancora..."
Continua a lanciare sguardi intorno, ha paura di dare spettacolo? In giro c'è qualche altro suo collega e ognuno è occupato col proprio lavoro, in più non mi sembra di aver alzato troppo la voce.
Ma finché volta la testa guardando in giro, noto una cosa sul suo collo, una macchia rosso scuro che sicuramente non è sporco; sento rivoltare il mio stomaco, una sensazione violenta di nausea mi assale.
Fisso per qualche secondo il succhiotto, e quando rivolgo di nuovo i miei occhi su Ale, lui mi sta già guardando... sa cosa ho visto e sa anche che non gliel'ho fatto io!
Sono disgustata! D'accordo, anche io l'ho più o meno tradito, ma... non ho mai dormito fuori casa per giorni! E ho provato a contattarlo molte volte, lui invece ha sempre ignorato telefonate e messaggi! Sto cercando di giustificarmi? Mi sento una merda, la situazione con Ale è al limite, ma non la considero solamente colpa sua...
Comunque gli volto le spalle e me ne vado senza dirgli un'altra parola, né lui effettivamente cerca di fermarmi.
Nemmeno quella sera è tornato a casa.
STAI LEGGENDO
Un lunedì di marzo
ChickLitLa vita di Rebecca scorre monotona tra il lavoro e il matrimonio. Fino a quel lunedì di marzo, quando lei incontrerà il suo destino e la sua esistenza sarà stravolta, il suo modo di vivere rimesso in discussione.