Qualche sera dopo, al rientro dal lavoro, trovo incastrata sotto la porta d'ingresso una busta da lettere bianca: mi chino a raccoglierla e mi guardo un po' in giro, per vedere se qualcuno è nelle vicinanze. Sono sola lungo tutto il mio piano e mi sbrigo ad entrare in casa, la pelle d'oca mi corre inconsapevolmente lungo le braccia. Controllo meglio la busta: è senza mittente, con solo il mio nome indicato sopra. La apro e dentro vedo del denaro e una nota, con su scritto -Ecco i soldi per risarcirti dei danni alla tua auto, sarò anche stronza ma non disonesta, Eva-
Sono un po' perplessa su come lei abbia avuto il mio nuovo indirizzo, comunque penso di scriverle un breve messaggio per ringraziarla; mi risponde dopo poco -Quei soldi sono tuoi, non mi devi ringraziare... e non scrivermi più, puoi andare a farti fottere dalla tua amica-
Beh, sono un po' confusa, vista la nostra ultima chiacchierata al telefono; ma, se non altro, sembra abbia accettato di aver chiuso con me una volta per tutte!
Quanto mi sbaglio!
Le buste da lettere bianche senza mittente (ma io so bene chi le manda!) continuano ad arrivare.
Trovo la seconda missiva una sera di una settimana dopo, mentre torno a casa, a conclusione dell'incontro col gruppo divorziati.
Rovescio gli occhi alla vista della carta bianca incastrata sotto la porta. Ancora? Cosa vuole Eva questa volta? Apro velocemente la busta, con un misto di curiosità e apprensione.
Piombo nel più totale panico, quando vedo alcune foto di me, scattate in vari momenti della giornata, naturalmente senza che me ne rendessi conto! Una dove ho in mano le chiavi di casa per entrare nel mio appartamento; una nel parcheggio della società mentre esco dal lavoro; una mentre sto parlando con Alice e gli altri fuori dal palazzo delle riunioni del gruppo; una addirittura dove mi si intravede attraverso la tenda della finestra, che mi sto spogliando in camera mia!
Mi sento male, perché Eva mi perseguita in questo modo? Un conato di vomito mi sale in gola e corro velocemente in bagno per svuotare lo stomaco.
Non me la sento di dormire da sola, penso quindi su due piedi di andare da Andrea, sperando di trovarla ancora sveglia. Prendo la mia macchina e in breve tempo sono lì.
Appena suono al suo campanello, me ne pento... cosa le dico? I miei piedi sono inchiodati al pavimento. Sto sudando freddo, tremando incontrollabilmente, e faccio respiri veloci e superficiali. Dopo quello che mi sembra un'eternità, ma sarà passato probabilmente nemmeno un minuto, lei apre la porta, e mi trova lì davanti in piena crisi di panico... quasi non mi rendo conto che mi sta abbracciando e tirando dentro in casa delicatamente, per farmi poi sedere sul divano.
"Rebecca, ti prego parlami! Mi sto davvero preoccupando! Cosa ti è successo?" la sento parlarmi da chilometri di distanza.
Poi è come se qualcuno mi schioccasse le dita davanti agli occhi, mi sveglio dalla mia trance e la guardo, fissando i miei occhi su quelli blu chiaro di lei. Prendo un respiro e velocemente inizio a spiegarle, con un filo di voce "Ti ricordi che ti avevo accennato di quella busta di Eva con i soldi?" Lei mi fa un cenno affermativo con la testa, così continuo, un po' più agitata "Ho appena ricevuto un'altra lettera, con delle foto..." e le racconto tutto, come un fiume in piena.
Mi sveglio all'alba dal mio sonno popolato di incubi, sul divano. Sono avvolta in una coperta, con la testa appoggiata sulle gambe di Andrea, le sue mani passano dolcemente tra i miei capelli.
"Ehi, come stai?" Mi sussurra lei.
"...non lo so, mi sembra di vivere in un brutto sogno..." mi sento di essere in pezzi, fisicamente e psicologicamente. "Perché?" mi chiedo frastornata, rimanendo distesa; le sue mani continuano ad accarezzarmi la testa, un senso di rilassamento si impadronisce delle mie membra, potrei facilmente riaddormentarmi "perché Eva mi fa questo? È a tal punto ossessionata da me?"
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Un lunedì di marzo
Chick-LitLa vita di Rebecca scorre monotona tra il lavoro e il matrimonio. Fino a quel lunedì di marzo, quando lei incontrerà il suo destino e la sua esistenza sarà stravolta, il suo modo di vivere rimesso in discussione.