Non mi rendo conto di essere arrivata al lavoro finché non sbatto accidentalmente addosso a qualcuno e questo mi fa uscire dai miei pensieri nebulosi. Chiedo distrattamente scusa e mi infilo nei bagni del mio piano, giusto il caso di ricontrollare il mio aspetto... non sono sicuramente al meglio stamattina!
Sono piegata sopra il lavandino, con le mani sopra il marmo ai lati e cerco di calmare il mio respiro, quando qualcuno entra e si ferma a qualche passo dietro di me.
"Rebecca" riconosco la voce di Andrea "tutto bene? Mi hai urtato in corridoio e mi sembrava fossi sconvolta... è successo qualcosa?" è sinceramente preoccupata.
Per un secondo considero di confidarmi con lei, versare tutta la mia rabbia e disperazione... ma è solo un secondo, così rispondo, intonacandomi sul volto un sorriso di circostanza "no nessun problema... tutto bene grazie. Ora scusami, devo andare in ufficio" le dico, passandole accanto e uscendo dal bagno in fretta.
***
Evito il più possibile interazioni con i colleghi durante la giornata, la mia mente è in loop continuo sulle parole di Ale di questa mattina; si sta insinuando nella mia testa l'ombra di un pensiero folle, ma non sono nello stato d'animo di approfondirlo.
Sento il mio telefono vibrare, per un attimo spero sia Ale che chiama per scusarsi, è invece un messaggio di Eva che mi informa che ha i soldi e vuole chiamarmi per fissare un incontro. Mi sorprende che abbia trovato il denaro così in fretta ma forse vuole togliersi il pensiero il prima possibile... non sono però dell'umore giusto per fare qualsiasi cosa oggi, quindi le scrivo in risposta -ciao Eva, ti ringrazio, oggi purtroppo ho qualche problema al lavoro e non sono disponibile, posso chiamarti domani? Grazie a presto- Mi risponde subito con un ok e una faccina sorridente.
Guardo l'ora, è tardissimo! Come ho fatto a non accorgermi che tutti gli altri se ne sono già andati più di mezz'ora fa? Infilo il telefono nella borsa e chiudo il computer prima di alzarmi dalla sedia, anche se non ho fretta di andare a casa, non ho idea di cosa aspettarmi da Ale e sinceramente non so a che punto siamo.
Camminando lungo il corridoio in penombra noto una luce provenire dagli uffici in fondo, dove so esserci l'ufficio di Andrea. Mi torna in mente la sua premura di questa mattina e per contro la mia risposta evasiva, che di sicuro non l'ha convinta; questa può essere l'occasione per chiederle scusa e forse trovare qualcuno disposto ad ascoltarmi... dirigo quindi i miei piedi in quella direzione, e arrivata alla sua porta prendo un respiro profondo e do un paio di colpi leggeri con le nocche.
"Avanti!" la sento dire dall'interno, così abbasso la maniglia, aprendo piano la porta, e faccio capolino nel suo ufficio. Lei è seduta alla scrivania con un mucchio di scartoffie davanti, indossa un paio di occhiali con montatura fine nero metallizzato che non le ho mai visto addosso, le danno se possibile un'aria ancora più professionale e le stanno davvero bene.
Mi sorride appena mi vede e mi invita ad accomodarmi, così le sorrido di rimando ed entro, chiudendomi la porta alle spalle.
"Scusa il disturbo" dico. Lei alza la mano come a scacciare via il pensiero, quindi continuo "e scusa anche per questa mattina, avevi ragione, ero sconvolta da qualcosa e sono stata maleducata con te"
Mi fissa un momento e scuote la testa "non devi giustificarti, avevo capito che qualcosa non andava ma non possiamo essere sempre al cento per cento, giusto? Ci è concesso di avere giornate no e tu non fai eccezione. Sappi solo che se vuoi parlarne sono disponibile ad ascoltarti"
Rimango in silenzio per un po' a guardarla, in piedi davanti alla sua scrivania, quindi lei mi dice, con un sorriso ironico "se hai intenzione di rimanere qui, almeno siediti..."
"Sì scusa"
"La smetti di scusarti? Tranquilla non ti mangio..." continua col suo sorriso disarmante.
Così mi siedo su una delle due poltroncine che ha lì davanti alla scrivania, accavallando le gambe e unendo le mie mani in grembo, giocando un po' con le dita, pensando a come posso iniziare la conversazione.
"Belli i tuoi occhiali, non ti avevo mai visto con quelli addosso, stai bene"
Mi è sembrato o le sue guance si sono tinte di rosa? "grazie, sì... uso gli occhiali solo per leggere. Non mi piace metterli in realtà, mi fa sembrare una secchiona" storce la bocca alla menzione.
"Ma no invece, ti stanno bene, ti rendono più professionale... sei carina così!"
Ecco di nuovo quel piccolo rossore sulle guance, stavolta non mi sbaglio.
Torno a pensare al mio motivo originale per cui mi sono diretta qui al suo ufficio, voglio in qualche modo spiegare il mio comportamento, senza però rivelare molto della mia vita privata... ma fallisco miseramente. Finisco infatti per raccontarle nei dettagli gli atteggiamenti e le parole che mio marito mi riserva e alla fine, come stamattina con Ale, non riesco a trattenermi dal piangere. Unica differenza, non mi nascondo da lei, mi sento stranamente a mio agio anche se mi vede nella mia debolezza; si alza quindi dalla sedia e, aggirando la scrivania, si siede sulla poltroncina accanto alla mia e si sporge a circondarmi le spalle con un braccio.
Alzo la testa per il gesto improvviso e lei coglie il momento per appoggiare la sua mano sulla mia guancia, asciugandomi le lacrime con il pollice; mi immobilizzo quando sento le sue labbra morbide appoggiarsi delicatamente sulla mia fronte.
Quando si ritira, mantenendo le sue mani sul mio viso, ci guardiamo un momento negli occhi, poi il suo volto si illumina con un sorriso sincero. Sembra voler comunicare mille parole con un solo sguardo e quando finalmente la vedo prendere fiato e aprire la bocca per parlare, sentiamo bussare alla porta.
Immediatamente si stacca da me e si alza per andare ad aprire, scopriamo che è l'agente di sorveglianza che fa i controlli di routine, e una volta gettata un'occhiata veloce all'interno dell'ufficio, ci saluta e se ne va per il corridoio.
La piccola bolla di intimità che si è creata tra me e Andrea è scoppiata, lasciandomi però una strana sensazione nello stomaco. Sbatto un paio di volte le palpebre e mi alzo, decido che è meglio andare e la saluto, dirigendomi poi verso l'ignoto che mi aspetta a casa.
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Un lunedì di marzo
ChickLitLa vita di Rebecca scorre monotona tra il lavoro e il matrimonio. Fino a quel lunedì di marzo, quando lei incontrerà il suo destino e la sua esistenza sarà stravolta, il suo modo di vivere rimesso in discussione.