Capitolo 18

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Arriva il giorno di un altro appuntamento con il gruppo divorziati; anche in questa occasione ascolto senza parlare, ma stavolta Alice chiede di intervenire. Non avevo mai sentito prima la sua storia, mi drizzo inconsapevolmente sulla sedia, ascoltando avidamente mentre lei inizia a parlare.

"Ciao a tutti, sono Alice. Alcuni di voi conoscono già la mia esperienza, ma oggi approfitto della presenza di una mia amica per condividere di nuovo la mia storia" prende un respiro profondo, Federico gli fa un cenno e un sorriso di incoraggiamento, e lei inizia a parlare "Io e mio marito eravamo ormai sposati da quattro anni e lui insisteva per avere un bambino, solo che io non riuscivo a rimanere incinta: ebbi per tre volte degli aborti spontanei a qualche mese dal concepimento. Ma mio marito si era messo in testa che era colpa mia, ero io che, essendo un medico, riuscivo in qualche modo ad abortire facendolo passare per una casualità. Niente di più falso, naturalmente anch'io volevo un bambino. E caddi in depressione, lontano dalla mia famiglia e sentendomi abbandonata da tutti... 

"Lasciai il lavoro e mi chiusi in casa per qualche mese, finché non venni a sapere, da un mio collega, che nella città dove abitavo c'era un gruppo di ascolto, come questo, e mi convinse ad andarci, una sera. Lì trovai molte persone disposte ad ascoltarmi e a condividere le loro vite, è stata una rivelazione. E lì trovai anche una ragazza che aveva avuto un'esperienza simile alla mia, e abbiamo subito legato. Mio marito però aveva da subito letto male la situazione: sapeva che sono bisessuale, e credeva che la mia amicizia con questa ragazza fosse qualcosa di più. 

"Naturalmente non lo era, ma aveva instillato il seme del dubbio così forte, che lui divenne geloso e possessivo, violento nei miei confronti e persino verso la ragazza, che non aveva fatto nulla. Una sera aspettò che lei uscisse da casa nostra e la spinse addosso al muro, procurandole una commozione cerebrale, e quella è stata l'ultima goccia. Il giorno dopo, feci le mie valigie e tornai dai miei" Conclude con un sospiro, in mezzo al silenzio generale. Poi un breve applauso la accompagna, finché si siede di nuovo al suo posto.

Io sono esterrefatta, molto di quello che ha detto mi ha colpito. Partendo dal fatto che ha superato la depressione, poi gli aborti; per una donna sola, deve volerci molta forza di volontà. Aver poi sopportato violenze fisiche... io e Alessio eravamo in una situazione di stallo, qualche parola dura nei miei confronti e poi la sua indifferenza. Ma così... non credo sarei riuscita a cavarmela da sola come ha fatto lei. 

Avverto in me un nuovo sentimento di ammirazione verso Alice. La osservo ora mentre parla con Federico, seguo il movimento delle sue mani, il suo sorriso appena accennato sulle sue labbra. Mi riscuoto dal torpore, quando mi accorgo che si sta dirigendo verso di me; tutti gli altri sono già usciti, l'incontro è finito e non me ne sono resa conto.

"Tutto bene, Rebecca? Ti vedo pensierosa" mi chiede Alice.

"Niente, è che ho scoperto qualcosa di te che mi fa ammirare sempre di più quella che sei..." le dico "hai vissuto molte cose negative ma non lo fai pesare... io mi sento una stupida! Pensare che ho passato un decimo delle tue vicissitudini, e nonostante tutto mi piango addosso, pensando a quanto sfortunata sono!"

"Non è così Rebecca" mi risponde pacatamente "Ognuno reagisce alle sfide della vita in modo diverso, questo però non vuol dire che si soffra di più o di meno..."

Annuisco, restando in silenzio per un po'; poi mi chiede, alleggerendo l'atmosfera "Allora stasera hai tempo per bere qualcosa al bar?"

Faccio un respiro, ricordandomi del mio conflitto interiore, riguardo a lei e Andrea... Poi prendo una decisione e le rispondo sorridendo "Sì, certo! Ma vieni da me, staremo più comode!"

***

Domattina dovrei svegliarmi presto per andare al lavoro, ma in questo momento sono troppo presa a rievocare il passato scolastico con Alice che non faccio caso all'ora. Le ho offerto un caffè e qualche bicchierino di liquore, e siamo sedute sul divano, parlando ininterrottamente da un paio d'ore degli anni prima della maturità e degli altri nostri compagni di classe.

"Quindi vi rivedete ogni tanto?" mi chiede.

"Oh, no... ho perso tutti i contatti da subito dopo la maturità, sai Alessio era un po' geloso..."

"Ah sì, ora ricordo... il tuo ragazzo. Mi chiedevo sempre cosa avessi visto in lui..."

"Ora che me lo fai notare, me lo sto chiedendo anch'io... eppure deve esserci stato qualcosa, visto che poi l'ho sposato" dico amaramente.

Alice strabuzza gli occhi "Cosa? È tuo marito? Scusami, non intendevo offendere nessuno..."

Scoppio a ridere, nonostante l'argomento delicato "Tranquilla, non mi offendi! Ed è il mio ex, sì... probabilmente al tempo credevo d'aver trovato quello giusto..." mi faccio un po' seria, ritornando con la mente al periodo dei miei diciott'anni "volevo assolutamente provare qualcosa, sai; quando tutte le tue amiche hanno il ragazzo e tu no, ti chiedi cosa c'è di sbagliato in te..."

Lei appoggia brevemente la mano sul mio ginocchio "Non c'era niente di sbagliato in te... mi piacevi, sai?" mi dice a bassa voce, quasi timidamente.

La guardo confusa, credo proprio d'aver capito male "Cosa... cosa hai detto?"

Le sue guance si tingono di rosa e la vedo deglutire a vuoto, prima di rispondermi con un filo di voce "Avevo una cotta per te... non te n'eri mai accorta?"

Credo d'aver perso l'uso della voce per qualche secondo, ho la gola chiusa quando scuoto la testa. Oh. Merda. Questo è un secchio d'acqua gelata che mi ha buttato addosso! Anch'io! Anch'io avevo una cotta per te! Voglio dirglielo, ma le parole non escono. E no, non me n'ero mai accorta! 

Se me lo avesse detto una decina d'anni fa, come sarebbe stata la mia vita? Poteva essere diversa?...Prendo un respiro e mi dico di calmarmi internamente, valutando la sua rivelazione per quello che è: una cotta adolescenziale. No, non me l'avrebbe mai detto, come io non l'ho mai detto a lei... Scuoto ancora la testa, questa volta per cercare di fare ordine nei miei pensieri. 

Alice probabilmente prende il mio sguardo frastornato per il verso sbagliato "Scusa, ti ho turbato... forse non dovevo dirtelo, credo d'aver bevuto qualche bicchierino di troppo... meglio che vada, è tardissimo" dice, alzandosi velocemente dal divano.

"Ma no... niente affatto... Alice, non..."

Interrompe il mio blaterare con un sorriso appena accennato sulle labbra, ma che non raggiunge i suoi occhi "Ci vediamo al prossimo incontro, Rebecca" e mi augura la buonanotte, chiudendo la porta dietro di sé.

Io allora mi accascio sospirando sul divano, con la testa bassa, stretta tra le mani, cercando di distinguere i volti e le parole che in questo momento mi vorticano tutti insieme nella mente.

Un lunedì di marzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora