Capitolo 22

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Circa un anno e mezzo dopo

Guardo fuori dal finestrino, ancora nuvole! Che mi aspettavo? Non ho mai viaggiato in aereo, e se non fosse per questo viaggio tanto necessario, avrei fatto volentieri a meno. Per fortuna mi hanno dato un posto vicino al finestrino, non avrei sopportato tutte queste ore di volo guardando il retro del sedile davanti al mio, o le altre persone sedute al di là del corridoio.

Comunque, dicevo... un viaggio necessario. Lasciate che vi riassuma cosa è successo in questo anno e mezzo, mese più mese meno.

Quando Alice se ne andò quella sera, mi lasciò con molte domande nella mente... cosa provava realmente per me? E io provavo qualcosa per lei? Era diventata mia amica, le volevo bene. Ma poteva essere qualcosa di più? Purtroppo non sono mai riuscita ad avere delle risposte. Lei infatti il giorno dopo era già partita per chissà dove, aveva lasciato lavoro e amici e non aveva detto nulla nemmeno a sua madre.

Ok, mi sono detta, se lei era partita per andare avanti con la sua vita, io sarei andata avanti con la mia! Certo! Più facile a dirsi che a farsi! La situazione in sospeso in cui mi aveva lasciato, non mi faceva dormire bene la notte. Alice mi mancava, non c'era altro da dire.

Mi buttai quindi nel lavoro, e solo sporadicamente mi concessi qualche uscita con gli amici del gruppo divorziati.

Circa tre mesi dopo si rifece viva Andrea, tornata dall'estero. Disse che lavorava in una importante holding internazionale a Ginevra e aveva ricevuto un incarico per una transazione qui in Italia con un cliente coreano. La trattativa era un affare da milioni di dollari, che richiedeva molta diplomazia e soprattutto molto tempo. Così, disse, avremmo avuto il modo di recuperare la nostra relazione.

Inutile dirle che non volevo avere più niente a che fare con lei... ma continuava a dirmi che era cambiata e voleva che tornassi nella sua vita, anche solo come amica. Così le diedi una seconda possibilità. Ci vedevamo un paio di volte a settimana, quasi sempre a casa mia, bevevamo qualcosa e parlavamo del più e del meno, ma non ha mai provato a spingersi oltre.

Purtroppo non posso dire lo stesso di me. Una sera, complice qualche bicchiere di vino di troppo, non ho più resistito alla tensione sessuale che correva tra noi e l'ho baciata; poco dopo siamo finite a letto insieme.

Da quella sera ci siamo frequentate per un po', fino a circa un anno fa, quando mi disse che doveva fare ritorno all'estero. Aveva concluso con successo la trattativa e doveva ripresentarsi alla sede centrale per un altro importante incarico. Mi chiedeva perciò di andare con lei... cos'era, un'abitudine?

Andrea trascorse tre giorni insistendo che partissi con lei; si era perfino inginocchiata per supplicarmi, diceva che il destino ci aveva dato una seconda possibilità e non potevamo sprecarla così. Disse che non era lo stesso senza di me, e doveva andare negli Stati Uniti per il suo prossimo incarico, non avrebbe voluto andarci senza di me. Ma rifiutai, anche se a malincuore, chiudendo lì il nostro rapporto, e ci salutammo tristemente.

***

Poi, qualche giorno fa ho ricevuto una telefonata inaspettata, ed è quella che mi ha portato qui alla mia prima esperienza di volo.

Qualche giorno prima

Sento la suoneria del cellulare suonare ripetutamente dal soggiorno, mi affretto ad asciugarmi le mani e corro dalla cucina verso il mobile accanto al divano, dove ho lasciato il mio telefono. Lo afferro velocemente e lancio appena lo sguardo al numero del chiamante, aggrottando le sopracciglia.

"Pronto?"

"Ehi, ciao Rebecca... è da un po' di tempo... come stai?"

"Ciao!... Beh, davvero non mi aspettavo la tua telefonata... io sto abbastanza bene, tu?"

"Anch'io, tutto bene... Alla fine mi sono abituata alla vita qui in Florida, hanno un altro modo qui in America di vedere il mondo, sai? Diverso. Più caotico, ma allo stesso tempo più tranquillo..." Lei ride tra sé "hai capito, no? Perché non so come spiegarlo!"

Rido anch'io "Oh certo, ho capito benissimo!" La prendo in giro.

Rimane in silenzio per un po' all'altro capo del telefono, poi tornando seria mi dice "Mi è successa una cosa Rebecca, qualcosa che pensavo non potesse più capitarmi dopo di te" La sento prendere un respiro profondo "Io ho... ho trovato qualcuno... qualcuno di cui mi sono innamorata e che ricambia i miei sentimenti..."

Il mio cuore batte forte, e l'unica cosa che posso dirle, con uno strano turbamento nella mia voce, è "Sono felice per te! Davvero! Io probabilmente non potevo darti tutto quello che meritavi" Sono sopraffatta dall'emozione, così lascio parlare lei.

"Rebecca, ti voglio ancora bene. E voglio che tu faccia ancora parte della mia vita, come amica... se vuoi..."

"Ma certo, io... sì, certo!"

"Bene! Lo speravo! Infatti ti ho chiamato perché... vorrei tu fossi la mia damigella d'onore! Mi sposo tra due settimane!"

***

Atterraggio brusco, ma mi basta essere tornata con i piedi per terra! Grazie!

Una volta scesa dall'aereo, trovo lei ad aspettarmi con il classico cartello, con il mio nome scritto sopra a mano in caratteri cubitali, giusto per farsi riconoscere anche qui!

Affretto il passo per andarle incontro, ma poi mi blocco qualche secondo non sapendo se vuole abbracciarmi... lei risolve il problema, chiudendo lo spazio che c'è tra noi avvicinandosi di un passo, e circondandomi le spalle in un abbraccio stretto.

"Rebecca, sei sempre più bella!"

Arrossisco un pochino "Nah, ma che dici! Tu invece, sei raggiante! Come vanno le preparazioni per il matrimonio?"

"Tutto procede alla grande!" dice entusiasta, prendendo il mio bagaglio a mano, poi continua a parlare eccitata "Dai vieni, ti porto a casa mia, sarai mia ospite!"

"Cosa? Ma avevi detto di avermi prenotato una camera..." 

La donna mi guarda un attimo con sguardo colpevole, ma è solo un attimo, perché poi il suo viso si apre con uno splendido sorriso birichino "Ho mentito! Altrimenti non saresti mai venuta, per paura di disturbare! Ma non ti preoccupare, la casa è abbastanza grande per tutt'e due!"

"...tre"

"...come?" mi guarda un po' confusa.

"Ho detto, una casa abbastanza grande per tutt'e tre... non vivete già insieme... tu e...?" Mi rendo conto che non conosco il suo nome e in realtà non lo voglio sapere. Non riesco a finire la frase, deglutisco a vuoto, la gola secca... sarà stata l'aria condizionata in aereo?

"Ah, no no... vivo da sola" mi risponde lasciando in sospeso la mia domanda,  dirigendosi verso l'uscita.

Arriviamo quindi al parcheggio dell'aeroporto, e quando si ferma vicino a una Mustang GT decappottabile rosso borgogna, non riesco a fare a meno che la mia bocca si apra per lo stupore; la mia voce probabilmente è salita di tono, eccitata "è tua? Cavolo, adoro questa macchina! E gli interni in pelle neri!" I miei occhi brillano osservando quest'auto, è fantastica!

Lei mi sta guardando con un sorriso sul viso, senza dire nulla, sicuramente starà pensando a quanto sono infantile; ma non mi importa, ho sempre adorato questo tipo di auto e finalmente posso farci un giro!

Un lunedì di marzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora