Più tardi, ritornate nel suo appartamento, nessuna di noi due vuole ancora andare a letto, così siamo entrambe sedute sul divano, immerse in un silenzio interrotto solo dai dialoghi del film in tv, ma è un silenzio buono, confortevole. Siamo ognuna con una tazza di tisana in mano, lei con la schiena appoggiata ad un bracciolo e le gambe distese sopra il divano, mentre io sono seduta composta nell'angolo opposto, nel poco spazio non occupato da lei.
"Hai finito?" ora è in piedi, e mi sta guardando.
Non l'ho sentita, così le chiedo "Scusa, hai detto qualcosa?"
"Hai finito di bere? Dammi la tazza, la porto in cucina"
"Ah, sì, ecco... buona, comunque! Che tisana era, dicevi?"
Lei ridacchia, ritornando ora a sedersi come prima "Non l'hai riconosciuta? Era semplicemente camomilla! Se vuoi domani proveremo salvia e menta"
"Ok, l'abbinamento non mi dispiace... ahi!" mi lamento, sentendo una fitta di dolore al collo.
"Cosa c'è Rebecca?"
"Nulla, probabilmente un po'di torcicollo..."
"È un souvenir dell'altra notte in auto? No no, Rebecca, niente più bravate di questo tipo, non sei più giovane!" mi ammonisce, col suo sorrisino sornione.
"Ha-Ha... Scusami, ma se io sono vecchia lo sei anche tu, o sbaglio?"
"Sì sì... dai siediti qua" dice, allargando le gambe e battendo con il palmo della mano sulla parte di divano liberata.
La guardo un po' confusa, così lei continua "Siediti con la schiena verso di me, ti faccio un massaggio"
"No no, Andrea" dico minimizzando "non serve..."
"Dai, solo per sciogliere un po' i nervi del collo... dai!" esclama un po' impaziente alla fine.
Così cedo e mi accomodo tra le sue gambe con un po' di imbarazzo. Lei mi sposta i capelli sul davanti e mi posa le mani sul collo, e mi sembra di sentire, in questo momento, una scarica elettrica attraversarmi la schiena. Inizia piano a muovere le mani, ma sono talmente tesa che i miei muscoli, invece di sciogliersi, sono più contratti che mai!
"Rebecca, forse fraintendi il fine ultimo del massaggio, perché mi sembra di sentirti irrigidire, invece che rilassarti!" mi rimprovera, sorridendo.
"...è che hai le mani un po' fredde..." mento.
"Strano, non mi sembra... comunque puoi togliere la maglietta? Così arrivo meglio fino alle spalle..."
"Ma no, basta così, grazie..." cerco di alzarmi, ma Andrea mi blocca sul posto con entrambe le mani sulle spalle; improvvisamente mi prende l'orlo della maglia dalla vita e inizia a tirarla su, così non mi resta altro da fare che toglierla del tutto, rimanendo solo in canottiera.
"Molto meglio" bisbiglia tra sé, continuando a massaggiare, estendendo i movimenti circolari fino alle mie spalle.
Sto iniziando finalmente a rilassarmi, quasi assopita dal ritmo lento e costante del suo tocco morbido, quando sento le labbra di Andrea posarsi leggere sulla mia spalla destra, per poi spostarsi pian piano, continuando a dare piccoli baci, verso il mio collo.
"Dimmi di smettere e lo farò..." mi dice.
Mi attira a sé e fa scorrere le sue mani sui miei fianchi, poi sul mio stomaco,sotto la canottiera, abbracciandomi da dietro. Mi bacia sulla guancia, così muovo appena la testa e poso le mie labbra sulle sue, in un bacio lento e passionale.
No, non ho alcuna intenzione di dirle di smettere.
***
Mi sveglio domenica mattina presto. La sera prima ci eravamo addormentate sul divano e ci troviamo accoccolate ancora lì; trovo gli occhi di Andrea già aperti ad osservarmi, il suo braccio drappeggiato sul mio fianco.
Mi passa la mano sul viso spostandomi i capelli dietro l'orecchio, e in un sussurro mi dice "Credo tu sia la donna che aspettavo da una vita..." Si sporge per darmi un leggero bacio sulle labbra. Arrossisco, non so cosa risponderle.
Poi sorrido, ricordando la prima volta che l'ho vista, e le chiedo curiosa che impressione avesse avuto di me all'inizio. Ci pensa un po' su e risponde "Quel giorno volevo colpire tutti con il mio aspetto austero e professionale. Sai, talvolta gli uomini credono che perché sei una donna non sei abbastanza da tenere in considerazione... quindi, sì, in effetti ero un po' fredda e sulle mie. Alla riunione mi ricordo di questa bella donna" e mi guarda sorridendo "in mezzo a tutte le persone, l'ho notata subito. Poi, parlando con lei nei giorni seguenti ho avuto modo di apprezzarla come persona e mi sono affezionata al suo sorriso, il più bello che avessi mai visto..."
Mi guarda teneramente, oh cosa mi stanno facendo quegli occhi! "Sei bellissima Andrea, dentro e fuori... ma i tuoi occhi, i tuoi incredibili occhi blu ghiaccio, sono tutto quello che mi ha colpito quel giorno!"
Ah, è così? Quindi io mi agghindavo e tu non mi guardavi nemmeno?"
"Avevo timore di guardarti..." fa una faccia strana, così mi sbrigo a spiegarmi meglio "perché sembrava che volessi leggermi dentro, avevo paura di quello che mi facevi provare..."
Lei drizza le orecchie "Cosa ti facevo provare?"
Arrossisco e chiudo gli occhi, oddio in cosa mi sono avventurata!
"Qualcosa... io credevo...", ma alzo le spalle, non voglio e non so cosa dire di più, devo ancora capire io stessa a che punto sono con la mia vita.
***
Il lunedì arriva in un batter d'occhio, io e Andrea partiamo per andare al lavoro, ognuna con la propria auto. Lei in effetti deve solo presentarsi al direttore e, una volta compilata qualche scartoffia burocratica, se ne andrà definitivamente, concludendo così la collaborazione con la nostra società.
Non abbiamo più ripreso il discorso di domenica mattina, probabilmente lei non vuole forzare troppo le cose, e a me va più che bene così.
Prima della chiusura, mi faccio coraggio e telefono dall'ufficio a un avvocato divorzista, fissando un appuntamento per il giorno seguente, poi esco. Decido di fermarmi al supermercato, per comprare qualcosa da mangiare per stasera: visto che sono ospite di Andrea, voglio in parte contribuire.
Sono quasi alla cassa, quando mi accorgo della presenza di Alice nella corsia di fronte... mi ritorna in mente la conversazione, al nostro ultimo incontro in ospedale e le sue accuse non troppo velate; mi nascondo in qualche modo aspettando che se ne vada, poi proseguo per la mia strada.
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Un lunedì di marzo
Literatura FemininaLa vita di Rebecca scorre monotona tra il lavoro e il matrimonio. Fino a quel lunedì di marzo, quando lei incontrerà il suo destino e la sua esistenza sarà stravolta, il suo modo di vivere rimesso in discussione.