Capitolo 3

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Bene, questo è quello accaduto ieri, molta carne al fuoco, direi... non è vero? Lasciatemi ora andare avanti con la mia storia...

Al mio risveglio stamattina ho trovato come al solito il letto già vuoto, Ale si sveglia sempre un'ora prima di me e parte presto per il lavoro. Non trovo più il mio telefono, di solito lo metto sempre sul comodino vicino a me... probabilmente l'ho scordato sopra il tavolo ieri sera, comprensibile visti già i mille pensieri che mi vorticavano in testa.

Scendo le scale e mi dirigo in cucina, mi preparo il caffè e con la tazzina in mano mi metto a cercare il telefono. Eccolo sul bracciolo del divano in soggiorno, strano non mi sembrava di essere passata per di qui ieri sera.

Vedo le notifiche di una mail e due messaggi whatsapp da leggere, così mi accomodo sul divano e inizio a leggere la mail: è un collega di lavoro che cerca complici per "rendere la permanenza del revisore contabile nella nostra azienda indimenticabile", e ho anche una mezza idea di cosa può inventarsi il tipo, qualche scherzo di cattivo gusto al quale non voglio affatto partecipare. Rispondo alla mail un secco -no grazie, passo-.

I messaggi invece sono della ragazza, Eva, a quanto pare mi ero dimenticata di risponderle ieri sera, quindi mi aveva scritto di nuovo lei - ehi, sei un agente segreto o cosa? perché non vuoi dirmi il tuo nome? è così brutto? - poi ancora un paio d'ore dopo - ciao, spero tu non ti sia offesa prima, puoi anche non dirmi il tuo nome, nessun problema... ti ho scritto perché volevo essere sicura che non la prendessi nel modo sbagliato...-

Povera ragazza, si era sentita in colpa! Le rispondo, cercando di mantenere un tono scherzoso - ciao, nessuna offesa, ho solo dimenticato il telefono sopra il divano ieri sera... pensavo mi avessi scritto perché hai già la somma che mi devi! Scherzi a parte, il mio nome è Rebecca...-

Mi preparo quindi per il lavoro, trucco leggero, indosso il mio solito outfit gonna, camicetta e giacca, metto le scarpe, tacco non molto alto, altrimenti alla sera avrei dovuto smorzare i piedi in fiamme con l'estintore, e parto per l'ufficio, pregando per una giornata tranquilla.

***

Quindi... dicevo tranquilla? Sono appena le 10 del mattino e il telefono è bollente dalle telefonate ricevute, c'è stata probabilmente una fuga di notizie e si è saputo pubblicamente dell'ammanco di denaro e dobbiamo tranquillizzare i clienti minimizzando il più possibile l'accaduto.

Sento un leggero bussare alla cornice della porta dell'ufficio, la tengo sempre aperta per la comodità di potermi spostare velocemente, alzo la testa e vedo degli occhi blu ghiaccio fissi su di me.

"ciao Rebecca" mi dice.

Non capisco subito come fa a sapere il mio nome "ciao...revisore contabile" le rispondo un po' perplesso.

Scoppia a ridere, indicandomi con la mano la targhetta sopra la scrivania, col mio nome in evidenza.

Poi, sempre mantenendo il sorriso, mi tende la mano presentandosi formalmente "piacere, sono la dottoressa Lardini, revisore legale, esperto in contabilità, bilancio e controllo delle scritture contabili... ma tu puoi chiamarmi Andrea" conclude, facendomi l'occhiolino.

Le sto stringendo la mano, scuotendola un po' ad ogni materia che elenca, sorridendole e sollevando le sopracciglia impressionata. Sorvolo sulla mia presentazione, il mio nome già lo sa dalla targhetta, oltre a quello non ho molto altro da aggiungere, quindi meglio tacere e andare avanti.

"È un piacere Andrea... davvero interessante il tuo nome, avevo qualche amico di nome Andrea, ma tutti maschi. Non l'ho mai sentito per una donna... scusa, probabilmente sarai stanca di sentirlo!"

Ride "in effetti è la frase standard quando mi presento, con qualche variazione, ma in fin dei conti non mi dispiace, mi differenzia dalla massa"

"giusto... se ti piace essere differente"

Un lunedì di marzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora