10. Colpe

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Karen era viva, dannatamente viva. Amava ridere e divertirsi, amava fare follie e, più di tutto, amava amare.
Karen era energia pura, era vita, era tutto quello che una ragazza di vent'anni può voler essere.
Karen era Karen, e questo le bastava per essere speciale.
Ed ora, per colpa mia, colpa sua, o colpa del destino, non c'è più, e nessuno riempirà mai una stanza come faceva lei.

È la vigilia di Natale, io sono in ospedale e mi sono appena svegliato. Penso sia mattina, ma in terapia intensiva non ci sono finestre. Hanno detto che, se tutto va bene, entro sta sera mi porteranno in una camera normale, con un letto normale, e un sacco di cose normali. E forse la normalità è l'unica cosa di cui ho bisogno adesso.

Dopo pranzo è passato papà, mi ha raccontato un pò di com'è stata la loro vita in questo mese, delle continue visite alla mia stanza, della follia delle gemelle, di Victor e la sua delusione nel rischiare di diventare pilota Ferrari senza poter essere visto da me "Non corre più questo rischio, non mi sarei perso il suo debutto in rosso per nulla al mondo" Dico scherzando facendo ridere papà "Già, lo sapevamo tutti. Sai Polly era l'unica certa che sarebbe finito tutto per il meglio, continuava a ripetere che 'Alla fine tutto si sistemerà, altrimenti non sarà la fine', ne sai qualcosa?" Ora a ridere sono io, ripetevo quella frase alle gemelle ogni volta in cui si arrabbiavano per qualcosa, sono contento se la ricordino ancora.

"E Melissa, come sta?" Chiedo a Victor, passato a metà pomeriggio per salutarmi e farmi compagnia "Oh bene, come sempre lo sai" Vedendolo stranamente schivo decido di farmi bellamente i fatti loro, che diciamocelo, sono anche fatti miei. "Se non lo sai tu" Rispondo in maniera provocatoria sapendo di ricevere in risposta quanto desidero "Ci siamo lasciati da quando siete tornati. Lei era distrutta per te, non mangiava, non parlava più...sicuramente ero l'ultimo dei suoi pensieri. Ma in fondo è meglio così, sapevamo entrambi che non poteva essere il grande amore che sperava" Fa spallucce sistemandosi meglio sulla sedia "E tu? - continuo a domandare - Questa cosa ti ha fatto capire che la vita non è poi così lunga e che dovresti cercare l'amore invece del solo divertimento?" Entrambi ridiamo, è buffo anche solo accostare Victor al 'per sempre', ma le sue parole mi stupiscono "Sai, non penso di essere pronto al grande amore, ma vorrei provarlo prima o poi. Un po' come mamma e papà, tu mi capisci" Annuisco passandomi una mano fra i capelli, effettivamente tagliati, mio malgrado "Già, mamma e papà. Ho sempre sognato di chiedere la mano della persona giusta al primo incontro, tanto romantico quanto patetico".
Patetico? Abbiamo sempre riso di questa storia, ci sembrava il gesto disperato di un povero ragazzo solo, eppure ha funzionato con loro, perchè non dovremmo avere la stessa fortuna noi?

Verso le 21  vengo finalmente spostato in una camera in reparto, potendo così festeggiare la Vigilia con tutta la famiglia. Apriamo i regali e manteniamo viva la tradizione, vediamo vecchie foto e ce la ridiamo, benchè mi faccia male leggere nello sguardo di ognuno di loro un pò di malinconia e di pietà.
"Melissa non viene?" Chiedo a papà, solitamente il Natale lo abbiamo sempre passato anche con la famiglia zio Dan, come fossimo una cosa sola, perciò non avere qua la mia migliore amica mi fa strano "Vedi TT, non se la sono sentita di venire in ospedale" Annuisco sbuffando e non credendo ad una sola parola. Melissa non è mai venuta, mai.
Non un messaggio, una chiamata, un saluto...se davvero è stata così male per me per quale motivo non ha voluto venire a trovarmi? Avevamo forse litigato, non mi pare, no. Quindi cosa la tiene lontana da me?
Questo pensiero non mi abbandona per tutta la serata, rovinandomi ahimè anche l'apertura dei regali e la presenza delle persone più importanti della mia vita.
"Ora dobbiamo proprio andare, ma ci vediamo domani! Non ti libererai di noi così facilmente" Abbraccio Julia dandole un colpo scherzoso sulla nuca, e ridendo ancora di più nel vedere la sua reazione scocciata "Non vi preoccupate -urla uscendo dalla stanza e raggiungendo gli altri - è tornato il solito!" . Scuoto la testa sorridendo e posandomi al cuscino alle mie spalle, guardo le carte lasciate a terra, i miei regali impilati sul tavolino, la finestra che dà sulla città illuminata.
Sono solo nella notte di Natale, chi lo sa magari vedo passare Santa Klaus, magari mi viene a donare qualcosa. Spengo la luce e rimango a fissare il mondo esterno ancora per qualche minuto, prima che il sonno prenda il sopravvento e mi faccia cadere dolcemente fra le braccia di Morfeo. Non sarà il Natale più bello della mia vita ma perlomeno avrò un paio di storie da raccontare anche io ai miei figli.

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Gossipnews Bentornato Timothée! Questa mattina verso le 12 Timothée Leclerc, figlio del celebre pilota monegasco Charles Leclerc, è stato fotografato mentre lasciava l'ospedale di Montecarlo per dirigersi verso casa. Il ragazzo aveva avuto un brutto incidente ormai quasi due mesi fa a Rio de Janeiro, incidente in cui aveva perso la vita la sua fidanzata, Karen Russeau, e si trovava in coma fino a qualche giorno fa. Un miracolo, è di questo che si parla vista la gravità dell'evento: nessuno ne sarebbe potuto uscire intatto, eppure  TT, come lo chiamano gli amici, evidentemente non lo sapeva e non solo ne è uscito in vita, ma pure sulle sue gambe! Non possiamo che rallegrarci per lui e per tutta la sua famiglia e augurargli un 2025 ricco di soddisfazioni e amore♡

"Come vedi tutto è rimasto ad aspettare te" Dice papà aprendo la porta della mia camera e mostrandomi come nulla sia stato spostato nemmeno di un centimetro, facendomi rallegrare. Lo saluto per rimanere qualche minuto da solo, quanti ricordi in queste quattro mura. Mi siedo al bordo del letto e un'ansia improvvisa mi cattura, mi manca il respiro e una serie di immagini un tempo felici riaffiorano come lame nella mia mente. Gli occhi mi si riempiono di lacrime, la testa cade fra le mie mani e i singhiozzi invadono ben presto la stanza.
"Tutto bene?" Sento la voce di Vic attraverso la porta, dev'essersi preoccupato a sentirmi piangere, non è un suono familiare "Si si, tutto bene" Cerco di mentire ma non è possibile ingannare il proprio stesso sangue. Victor apre la porta e, sbiancando nel vedermi, corre ad abbracciarmi.
Vorrei davvero credere a tutte le loro belle parole, al fatto che con il tempo passerà, che è stata una tragedia ma ogni ferita si rimargina, ma come faccio? Non la amo, devo essere sincero, non più almeno. Ma aveva vent'anni, come me, e non meritava di fare quella fine.
"Se solo l'avessi assecondata, se solo avessi accostato per-" Mi interrompo per il dolore, non riesco nemmeno a pensare a quel momento. "TT non è colpa tua, non potevi far altro" Cerca di consolarmi ma non lo ascolto, come sempre, andando dritto per la mia strada "Ha incrociato le braccia al petto, ha fatto quel suo solito broncio, e stretto gli occhi perchè il sole le bruciava in viso. Il sole, non lo vedrà mai più e chissà se lo sapeva. Chissà cos'ha pensato come ultima cosa, chissà se si sentiva che sarebbe stata l'ultima boccata d'aria, l'ultimo sbuffo, l'utlima frase..." Nuovamente i singhiozzi interrompono il mio sconnesso discorso mentre mio fratello mi stringe sempre più forte a sè.
"Non puoi prenderti colpe che non hai Timothée" Sussurra accarezzandomi la testa, ma io so che è colpa mia, che se lei non c'è più è solo colpa mia. Perchè lei e non io? Questa è l'unica cosa a cui riesco a pensare. Perché?

***
Ok scusate per la depressione ma prima o poi torneranno capitoli sereni, don't worry :)

TT. /Sequel "Irene"/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora