Settembre , Monza
Ho sempre amato la sensazione di inizio estate, il caldo, i primi bagni, l'abbronzatura che pian piano prende il posto del solito colore pallido che mi contraddistingue. Senza poi contare come io abbia sempre scritto di più in questi mesi, forse perché ispirato dalla libertà che inevitabilmente cattura ognuno di noi dal primo Giugno in poi.
Oggi, però, tutti questi ricordi e buoni propositivi svaniscono, mescolandosi con il calore del cemento che scorre rapidamente sotto di noi conducendoci a Monza.
Questo weekend è il più importante dell'anno, per me che scrivo per un giornale italiano, per mio papà che ha ancora i brividi nel tornarci ogni volta, e per Victor più di chiunque altro.Sono chiusi in un'ufficio dell'hospitality da più di un'ora, non so di cosa stiano parlando ma sicuramente non qualcosa di cui io possa minimamente percepire la tensione.
Penso nessuno possa realmente farlo, almeno che non stia per correre per la prima volta a Monza, con una Ferrari, da figlio di Charles Leclerc.
Già, il grande Leclerc, che da queste parti viene ancora adulato come avesse vinto ieri. Quante volte abbiamo sentito quella storia, quella della sua prima vittoria, di quel podio, di quei folli giorni.
Victor sogna il suo momento da una vita, sogna sempre e solo questa gara, unica chance per poter raggiungere papà lassù nell'Olimpo della marea rossa, ed io temo seriamente una sconfitta possa distruggerlo interiormente."TT!" Mi volto sentendo la voce di mamma e, subito dopo, la sua mano sulla mia spalla.
"Ciao mamma" Le lascio un leggero bacio sulla guancia invitandola poi a fare quattro passi con me per il paddock, così da distrarci entrambi.
Oggi è sabato, il che significa qualifiche, ed ogni minuto che scorre ci avvicina di più a quell'inevitabile momento in cui Vic salirà in macchina.
Ah si, la macchina. Non è competitiva, non lo è per niente. La McLaren sta letteralmente dominando la stagione, lasciando a noi Ferrari giusto le briciole, qualche podio qua e là, una vittoria in Spagna per pura fortuna. Vittoria che non è nemmeno stata di Vic, tra l'altro.
Quindi potrete ben immaginare come l'aria che tira non sia delle migliori in questi giorni, benchè tutti cerchiamo di stare il più vicino possibile a Victor e fargli capire che la sua carriera non dipende da questa singola gara.
Peccato sia il più testardo di tutta la famiglia.15.54
Ci siamo. Io sono seduto nel box numero 16, al fianco di mamma e le gemelle. Papà ha preferito starsene nel muretto e nessuno ha osato negargli questo privilegio.
La tensione che si respira è terrificante, specialmente ora che inizia il fatidico ultimo giro.
Sono sicuro di sapere esattamente cosa passi per la testa di Vic ora, un respiro profondo e poi one shot one kill.
Curva uno e subito dopo curva due.
Roggia, Lesmo, Ascari.
Parabolica a tavoletta.
Rettilineo."Ok Victor per ora è P1, P1! Aspettiamo gli altri" La voce ferma del suo ingegnere di pista riesce a far aumentare a dismisura il mio battito cardiaco. Ho sempre preferito le qualifiche alla gara in sè, un giro netto con cui ti giochi tutto, non ci sono altre occasioni.
Rimaniamo a fissare lo schermo per quelle che sembrano ore, i piloti dietro di lui passano man mano il traguardo, tutti dietro.
Mi volto verso mamma, non l'ho mai vista così in ansia come ora, neppure quando Vic aveva avuto un piccolo ed innocuo incidente a Silverstone lo scorso anno.
Mi stringe la mano, improvvisamente, facendo sì che io torni a concentrarmi unicamente sulla qualifica e sull'ultima, dannatissima macchina che sta affrontando ora la parabolica."Allora?!" Domanda nervosamente Victor. "Manca una McLaren, è in parabolica e...È dietro, è dietro! Pole position! VICTOR È POLE POSITION!".
Un urlo liberatorio si innalza nel box, tutti si abbracciano entusiasti, si alzano a festeggiare, a gridare allegri. Tutti tranne me. Io rimango lì, immobile, seduto al mio posto, a fissare la pit lane davanti a me.
Conosco Victor più di chiunque altro al momento, so quanto sia felice e quanto aspettasse questo momento ma, allo stesso tempo, quanto questo alzi ancor di più le aspettative sul suo gran premio di domani.
Ma forse, in fondo, a quello è meglio pensarci domani no? È sbagliato ma in Formula 1 per noi tifosi funziona così, i punti si fanno la domenica ma il sabato è il giorno dei festeggiamenti.
È una cosa difficilmente spiegabile a chi non si appassiona a questo mondo, è semplice chimica ed io ora ho tutta la voglia di festeggiare la prima posizione di mio fratello.18.45
Gli ultimi a rientrare in albergo siamo io e Victor. Ho deciso di aspettarlo per tutte le svariate interviste e riunioni, non volevo certo lasciarlo tornare da solo sapendo quanta voglia abbia di godersi il momento con tutti noi.
Sono mesi che pensiamo e ripensiamo a questa giornata, immaginandone ogni dettaglio e facendo le più svariate previsioni.
In alcune di queste, le più ottimistiche, il sabato finiva proprio come oggi e la domenica, beh la domenica finiva sul gradino più alto del podio.
Ma se c'è una cosa che non ci è mai passata nemmeno per l'anticamera del cervello è di ritrovarci faccia a faccia con Charlotte e sua figlia, ovvero nostra sorella, nella hall dell'hotel.
Appena le vedo mi blocco, al fianco di Vic, voltandomi immediatamente verso di lui e osservandolo sbiancare e irrigidirsi.
Non ha mai accettato la cosa a pieno, in qualche modo l'ha messa da parte, l'ha ignorata e, pensavo fino ad oggi, dimenticata. Gli poso una mano sulla spalla mentre le due si avvicinano a noi, titubanti.
"Complimenti per oggi, sei stato grande" Esordisce Charlotte, aumentando, se possibile, il già presente imbarazzo.
Victor farfuglia una qualche risposta mentre non stacca gli occhi di dosso a Marina, a sua volta sorridente nel vederlo.
Vorrei dire qualcosa ma, come nei migliori film, durante il momento di massima suspance compare Melissa alle loro spalle, sorridente nella mia direzione.
E per quanto desideri davvero tanto sapere come vanno a finire le cose, non posso proprio evitare di correre incontro all'australiana, che non vedo da qualche settimana."Mel non mi avevi detto saresti venuta" Dico abbracciandola e sollevandola da terra, mentre la sento stringersi con forza a me.
"Che sorpresa sarebbe stata se no?" Ci separiamo quel che basta per far incontrare i nostri sguardi, illuminati e felici di rivedersi dopo tanto tempo.
"Ma che succede lì?" Mi chiede poi indicando le tre persone di cui ero precedentemente in compagnia.
Sembrano parlare normalmente ora, non che la cosa mi stupisca ma effettivamente non sapevo che aspettarmi.
"Non lo so - ammetto disperato a Melissa, facendola ridere - Non ne ho proprio idea" Concludo poi tornando ad abbracciarla per sentirla ancora vicina a me.
STAI LEGGENDO
TT. /Sequel "Irene"/
FanfictionNon ho preso nulla da papà, fuorchè gli occhi, quelli sono i suoi. Ma forse era scritto dovesse essere così perchè, come dice mamma, gli occhi non mentono mai. SEQUEL DI: "Irene /Charles Leclerc/"