14 fefebbraio, San Valentino, la festa degli innamorati. Ma lo sapete quanto può essere difficile essere innamorati?
Prendete Victor, che apre il suo cuore per la prima volta e vi si trova dentro una bomba atomica pronta ad esplodere travolgendo quella che è sempre stata la sua 'normale' vita.
Prendete Penelope, che si sveglia felice come non mai di passare la giornata con Aaron e scopre che lui si era già organizzato per stare con degli amici, rimanendo così incazzata tutto il giorno.
Prendete Julia, che dice di non aver mai amato e che questa è una stupida festa commerciale in cui ognuno è costretto a dimostrare qualcosa a qualcuno.
E infine prendete me, che saluto la ragazza che amo senza dirle niente, ancora, prima di partire e non rivederla per chissà quanto tempo.
Eh già, bello l'amore, ma quanto fa schifo?Busso alla porta di casa Ricciardo trovandomi zio Dan ad aprirmi, dietro di lui un salotto pieno di rose. Ecco, lui si che è folle quando è innamorato, e di sua moglie lo è decisamente.
"Ciao TT, allora è vero che ve ne andate" Annuisco tristemente prima di entrare e aspettare l'arrivo di Melissa.
Quante volte ho già visto questa scena, lei che scende le scale sorridente, perfettamente elegante, saltellando verso di me. Mi stringe forte, così forte da farmi quasi male, ma quanto bene mi fa. Quando ci separiamo il suo viso è però triste, il labbro inferiore trema e gli occhi sono lucidi "Non ce la faccio TT" Mi dice tenendomi le mani sulle guance e accarezzandomi dolcemente "Guarda che non sto andando in Iraq, puoi sempre venirmi a trovare, così cone farò io per te" Le faccio un occhiolino e lei mi torna ad abbracciare per nascondermi le lacrime, che versa ora sulla mia maglietta.
San Valentino l'abbiamo sempre passato insieme, anche quando eravamo rispettivamente fidanzati. Il pranzo era McDonald, d'obbligo, poi la sera un film così stupido e adolescenziale da far ridere per forza, un barattolo di Nutella e un plaid leopardato improbabile. Senza considerare poi che ogni anno, da sempre, le regalo una rosa, per farle capire quanto ci tenga a lei, tanto che neanche se lo immagina.
"Lo so idiota, ma non sarà lo stesso" Ribatte separandosi da me e asciugandosi le lacrime ridendo per l'immagine 'patetica' che crede di avere.
Usciamo insieme di casa dirigendoci verso la mia, Victor sta già caricando i bagagli nel taxi mentre gli altri lo guardano intristiti. Lui e papà non hanno più fatto pace, a niente sono serviti i tentativi di mamma di tenerci a Montecarlo, una ferita così ha bisogno di tempo per risanarsi e io, dal canto mio, so che Vic ha bisogno di qualcuno al suo fianco, e questo qualcuno posso solo essere io.
Mi avvicino alle gemelle sorridente "Sarete contente, ora avrete casa tutta per voi" Dico abbracciando Jolly "Ovviamente" Risponde, mentre Penelope rimane silente. "Ehy Polly, fallo un broncio ogni tanto. So che sei incazzata per Hamilton ma-" Mi tira per un braccio avvicinandomi a sè e abbracciandomi "Stai zitto TT, sono triste che tu te ne vada, non mi interessa niente di Aaron ora". Le lascio un bacio sulla fronte per poi avvicinarmi a mamma e papà.
"Tu sei sicuro di voler partire?" Chiede mamma, evidentemente scossa. Per lei sono e sarò sempre il suo bambino, quello non pronto a lasciare il nido, quello fragile che ha bisogno di lei, e forse in parte è vero. Ma da qualche parte dovrò pur iniziare per crescere no? "Mamma" Rispondo con un tono di ovvietà facendola annuire prima di abbracciarmi e lasciarmi un'infinità di baci sul viso.
"Mi mancherai tanto mon cour" sussurra prima di lasciarmi salutare papà.
Ora che lo guardo bene mi sembra di rivederci me stesso in quei due occhi azzurro-verdi. "Fa il bravo e bada a Victor, sappiamo che sei tu quello responsabile" Lo abbraccio rapidamente per poi tornare a voltarmi verso Melissa, che a sua volta sta salutando Vic."Non sono mai stata brava con gli addii" Mi dice scompigliandomi i capelli "Non osare nemmeno dire che questo sia un addio, perché non lo è".
La abbraccio per un'ultima volta, mi giro verso il taxi e ci salgo senza più guardarmi indietro.
È la parte più difficile quando esiti, quando ti volti a vedere cosa stai lasciando dietro di te. Io ho fatto l'errore di farlo con camera mia, mi sono girato e ho guardato il mio lettino di sempre, i muri tappezzati di poster, i vecchi CD di mamma, le foto...Ho preso solo la chitarra di tutto quello, per sentirmi un po' a casa ovunque andassi. Ma ho anche lasciato qualcosa di mio, già.
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TT. /Sequel "Irene"/
FanfictionNon ho preso nulla da papà, fuorchè gli occhi, quelli sono i suoi. Ma forse era scritto dovesse essere così perchè, come dice mamma, gli occhi non mentono mai. SEQUEL DI: "Irene /Charles Leclerc/"