24. 15.00

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Domenica

Charles e Irene si stanno finendo di preparare prima di andare dal loro primo genito. È una splendida domenica di sole, il tempo è abbastanza caldo e una leggera aria rinfresca la stanza.
Irene si avvia per prima, uscendo dalla camera verso le 12. Pochi minuti dopo bussano alla porta, facendo sorridere Charles "Che succede ora?" Chiede ironicamente mentre apre, convinto di ritrovarsi davanti quella smemorata di sua moglie.
La donna però non è Irene, benché sia altrettanto elegante e fine "Charlotte?".

Charles

Mi sposto per farla entrare, con uno sguardo decisamente confuso.
È visibilmente scossa, nonostante siano passati molti anni riesco ancora a leggerle negli occhi cosa prova e in questo momento posso giurare ci sia qualcosa che non và.
La faccio accomodare sul letto pregando con tutto me stesso che da quella stessa porta non entri Irene, non sarebbe decisamente il momento.
"Scusa se mi presento così ma devo assolutamente parlarti" Dice sospirando e guardandomi con uno sguardo triste, quasi colpevole.

Annuisco posizionando una sedia davanti a lei e sedendomici, così da essere alla sua stessa altezza.
"Io c'ho provato davvero a fare finta di niente ma non posso proprio, non è giusto" La voce quasi le si spezza per il pianto mentre io non so veramente come comportarmi.
In questi ultimi mesi ci siamo visti qualche volta, più che altro per farmi conoscere meglio Marina, benchè la ragazza abbia chiaramente espresso il desiderio di non far parte della mia vita.
Da quel che so era all'oscuro tanto quanto tutti noi e la notizia deve averla sconvolta parecchio, specialmente se penso a cosa si stava creando con Victor.
Ho pensato di odiare Charlotte, tornata come un uragano nella mia vita, ma alla fine dei conti so che qualsiasi cosa faccia, o abbia fatto in passato, sia per pura ingenuità e senza cattiveria. O almeno questo è quello che credo io, non riuscendo proprio a vedercela nei panni della manipolatrice.

"Dimmi forza" La incito senza mai dimenticarmi come io debba sbrigarmi a raggiungere gli altri per andare al paddock.
La monegasca sospira mordendosi il labbro inferiore e alzando non di poco la mia ansia.
Poi, finalmente, apre bocca e mi dà le spiegazioni che tanto attendevo.
"Ti ho mentito Charles, ma prima che tu possa dire qualsiasi cosa voglio tu sappia che l'ho fatto solo per il bene di Marina. Ed è proprio per questo che oggi so che è meglio farmi odiare da te, e da lei, piuttosto che continuare a tenermi tutto dentro" La guardo più confuso di prima, agitato e allo stesso tempo desideroso di conoscere questa verità che tanto sta preannunciando.

"Marina non è tua figlia. Quella sera quando ti ho cisto con i tuoi figli ho pensato solo che anche lei si meritasse una famiglia così, felice e non incasinata. So di aver sbagliato ma era meglio darle un padre come te piuttosto che dirle di quell'essere che realmente le ha dato la vita. Ma negli ultimi mesi l'unica cosa che ho visto è che la sua vita è peggiorata rispetto a prima, è innamorata di Victor e non desidera un padre ma tuo figlio".

"Lei lo sa?" Riesco solo a chiedere, in qualche modo forse sollevato da tutta questa situazione "Sì, ora sì. Probabilmente lo starà dicendo a Victor in questo istante".
Mi passo una mano sul viso stanco a causa di tutta la tensione di questi giorni.
Odio Charlotte per avermi mentito ma, allo stesso tempo, la ammiro.
In questa ultima settimana non ho fatto altro che caricare Vic di stress per questa dannata gara, di motivarlo, di dargli consigli che non fanno altro che pesare sulle sue spalle. Eppure me lo dice sempre Irene 'Non è te', già. E sono contento di questo.
Charlotte ha sbagliato, ma alla fine ha scelto la felicità di sua figlia ed io dovrei fare lo stesso.

"Hai sbagliato - dico - ma alla fine l'importante è saperlo ammettere" Ora il mio sguardo è dolce e comprensivo, forse in fondo dopo tanti anni siamo finalmente pari. Mi alzo tirandola a me, abbracciandola e sentendola rilassarsi fra le mie braccia.
Non so cosa le abbia riservato la vita dopo di me, ma so che si merita molto di più.

Victor

"Cosa significa?" Chiedo a Marina, in piedi davanti a me, sorridente come non mai. Mi ha appena raccontato questa improbabile storia sul fatto che non siamo fratelli e che, sostanzialmente, quella folle di sua madre si è inventata tutto.
"Significa che possiamo riprendere da dove ci siamo lasciati mio caro Leclerc" Mi fa un occhiolino afferrandomi le mani e guardandomi dritto negli occhi.
Non l'ho dimenticata, mai. Ho provato a pensare ad altro e sarei ipocrita se dicessi che sono stato ad aspettarla in lacrime.
Però ora che è qua davanti a me, e non è più mia sorella, è tornata ad essere la ragazza più bella del mondo. L'unica che voglio, l'unica che io abbia mai realmente voluto.
Mi avvicino a lei un pò di più, lentamente, pronto per ricevere questo tanto atteso bacio, quando mi squilla una sveglia.
Chiudo gli occhi buttando la testa all'indietro mentre la sua risata riempie l'intera stanza "Che c'è ora?" Mi chiede ed io sbuffo ridendo a mia volta "Devo correre alla circuito, effettivamente potrei essere in ritardo".
"Vorrà dire che dovrai aspettare ancora un pò" Mi dice facendomi l'occhiolino e lasciandomi correre fuori a tutta velocità. Non posso arrivare tardi proprio oggi.

15.00

Mi guardo intorno per un'ultima volta, la miriade di gente che circondava le monoposto è ormai sparita e sul grande rettilineo rimaniamo solo noi piloti.
Il motore acceso, rombante sotto di me, sento perfino il calore del cemento salire fino alle mie mani, strette al volante.
Respiro profondamente nel casco stretto, che mi sembra possa soffocarmi da un momento all'altro.
Alzo lo sguardo verso i semafori, più vicini a me che a chiunque altro, poi lo abbasso per osservare il rettilineo e la prima curva, a destra. Può sembrare assurdo ma quando sei in macchina a 300 km/h la strada è l'unica cosa che vedi perfettamente, non cosa c'è intorno e nemmeno la monoposto in sé, ma il cemento, i cordoli, le curve, quelli sono definiti in ogni loro dettaglio.
Torno a guardare i semafori sopra di me, uno ad uno si accendono tutti e cinque, rimanendo qualche istante fissi immobili così, con quel color rosso sgargiante tanto simile alla mia Scuderia. Poi, di colpo, il buio. I semafori si spengono, la frizione viene rilasciata, la macchina improvvisamente prende velocità e sai che l'unica cosa che conta è ripassare quello stesso traguardo davanti a tutti.

TT. /Sequel "Irene"/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora