Capitolo 31.

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Ricordare episodi del genere era un conto, ripercorrerli ad alta voce era un altro. Mentre raccontavo a Thomas i miei ricordi su Newt, mi sentivo raggrinzire il cuore. Non sapevo se fosse perché avevo infranto la promessa di mantenere il segreto su quell'episodio, o perché erano momenti che mi ero scordata di aver vissuto, ma che si erano conservati così bene nella mia mente da risultare ancora dettagliati in tutto e per tutto.

Thomas rimase ad ascoltarmi per tutto il tempo. Il ragazzo non era lì la notte in cui Newt aveva tentato il suicidio per la seconda volta, perché era rimasto chiuso dentro il Labirinto. In più nei giorni successivi erano successe così tante cose che Newt non aveva avuto il tempo di dirglielo. O forse, molto semplicemente, anche se ne avesse avuto il tempo, non glielo avrebbe mai confessato. Newt era sempre stato così: odiava farsi vedere debole, eppure con me riusciva in qualche modo ad aprirsi, come se lo mettessi così tanto a suo agio da farlo sentire come se fosse in compagnia di sé stesso.

Quando finii di raccontare la storia, su me e Thomas calò il silenzio. Il ragazzo non sapeva cosa dire di tutto ciò, troppo sconvolto per proferire parola, segno che, in fin dei conti, aveva capito il motivo per cui Newt gli avesse chiesto di ucciderlo, piuttosto che tentare di togliersi la vita da solo. Poi un piccolo pensiero si insinuò nella mia mente: forse il ragazzo non aveva solo paura di fallire di nuovo, magari non si era suicidato perché sentiva di venire a meno a una promessa. Quella notte mi aveva promesso che non ci avrebbe mai più riprovato, che quella sarebbe stata l'ultima volta.

Ti aveva anche promesso che non ti avrebbe lasciata, e invece guarda cosa è successo. Mi disse una voce nella testa, come un sussurro acido. Forse una parte di me ancora lo odiava per avermi lasciata da sola in quel mondo. Ma cosa avrebbe potuto fare in quelle condizioni? Povero Newt. Forse sperava solamente di fare un ultimo atto di gentilezza verso di noi togliendosi di torno. Replicai alla voce, sentendomi stupida per non averlo capito prima.
Lasciai cadere la testa sulle ginocchia e sospirai. Ero una causa persa. "Mi manca Newt." ammisi, accennando un piccolo sorriso. Non mi ricordavo di averlo mai ammesso ad alta voce.

Vidi Thomas allungarmi uno sguardo, poi non appena notò il sorriso sulle mie labbra, si mosse un po' verso di me, finché i miei fianchi non toccarono i suoi. Poi il ragazzo mi mise un braccio sulle spalle e mi tirò a sé, strattonandomi un po', dopodiché mi accarezzò la spalla. "Lo so, manca a tutti, ma posso capire che a te faccia un effetto diverso."
Mi venne in mente di quando eravamo ancora in marcia, prima che l'incendio avvenisse, prima delle mie scuse. Stavo camminando con Minho e Violet quando mi era caduto lo sguardo su Thomas e Teresa che camminavano davanti a noi, ridacchiando e scambiandosi sguardi che parlavano da soli. 

Allora mi ero arrabbiata, non capivo perché Thomas poteva avere a fianco a sé l'amore della sua vita quando aveva strappato il mio dalle mie braccia. In realtà però, l'amore della mia vita era scivolato via dalla mia presa molto tempo prima che Thomas mettesse fine alle sue sofferenze. In un certo senso avrei voluto essere lì in quel momento, per potergli dare il mio ultimo vero addio, per poterlo baciare o anche solo sfiorare un'ultima volta. Ma sapevo che era solo un'idea pazza: non avrei mai superato la morte di Newt se avessi visto la sua uccisione davanti ai miei occhi.

"Senti, Thomas." dissi poi dal nulla. "Io..." tentennai. "Forse è sbagliato chiedertelo, dopotutto ne abbiamo parlato solo poco fa, ma ho bisogno di sapere."
Il ragazzo si allontanò di poco per guardarmi meglio, poi annuì per incoraggiarmi.
"Pensi di riuscire a perdonarmi tutto?" domandai.
Il ragazzo ridacchiò, una risata sollevata che non sentivo da chissà quanto tempo. "Ma certo. Non che pensavo di doverti perdonare per qualcosa, non ho mai smesso di volerti bene. Posso capire come ti senti, ma ti ringrazio per essermi venuta a parlare. Mi hai tolto un peso dal cuore, ecco."

Ricambiai il sorriso, poi avanzai un'altra domanda. "Ho visto come guardi Teresa, Tom. Quando ti deciderai a dichiararti?" poi, dandogli una gomitata, aggiunsi: "Siete molto carini insieme e immagino che quello che provate entrambi ora è molto forte. In un certo senso mi manca quella sensazione, però... Ecco, volevo solo dirti che non devi sprecare nemmeno un secondo, okay? Non fare il mio stesso errore di dare per scontato tempo e persone."
Thomas mi guardò triste e mi sentii di nuovo male per lui, non volevo farlo sentire in colpa, la mia era solo una semplice confessione, come quella che si fa a un amico di vecchia data. "Ho bisogno che me lo dici anche tu." confessò il ragazzo, serio come non mai, archiviando per un attimo il discorso Teresa. "Ho bisogno di sentirmi dire che mi hai perdonato."

The Maze Runner - LiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora