Capitolo 33.

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Era stata davvero una lunga giornata quella e anche io, proprio come Gally, iniziavo a sentirmi stanca, così, quando raggiungemmo i nostri amici intorno al fuoco, aiutai Gally a sedersi a terra. Come promesso, gli cambiai le fasciature, utilizzando di nuovo gli impacchi che avevo creato con i fiori e le loro radici, depositando poi l'intruglio rimasto in due bocchette che mi porse Teresa. Le infilai nel mio sacco, in modo da poterle portare in viaggio e usarle all'occorrenza.

Questa volta avevo deciso di stendere la sostanza anche sui miei palmi e di fasciarli subito dopo. Una volta finito, aiutai Gally stendersi a terra e poi feci lo stesso, dando le spalle al fuoco e guardando negli occhi il ragazzo per capire se stesse bene. Aveva voluto camminare fino a lì da solo a tutti i costi e, nonostante mi pesasse lasciarglielo fare e ignorare i lamenti di dolore ogni volta che si muoveva, alla fine gliel'avevo permesso.
Chiusi gli occhi per qualche secondo e sbadigliai, sistemando meglio il braccio sotto la mia testa e sospirando. Intorno a noi si sentiva una quiete tranquilla, segno che anche la natura stesse dormendo. Qualcuno nel gruppo ancora parlava, ma era un bisbiglio soffocato, che non dava per nulla fastidio, ma anzi che animava la notte.

Da quando avevamo raggiunto gli altri, Stephen mi aveva lanciato un altro paio di sguardi preoccupati quando aveva notato che avevo intenzione di dormire vicino a Gally, poi però lasciò perdere e andò a coricarsi poco distante da noi, come se volesse comunque essere sicuro di non lasciarci da soli. Sorrisi senza riuscire a trattenermi e di nuovo provai tenerezza: era così dolce a preoccuparsi sempre per me, anche quando non ce n'era bisogno.
Richiusi gli occhi e mi avvicinai di più a Gally: il fuoco aveva iniziato a scaldarmi troppo la schiena e iniziava a essere fastidioso. "Vuoi fare a cambio?" domandò il ragazzo, notando il mio spostamento.

Mugugnai un 'no' stanco e mi risistemai sul braccio già indolenzito, sbadigliando un'altra volta.
Sentii Gally muoversi delicatamente di fianco a me e sentii una sua gamba sbattere per sbaglio contro la mia. Il ragazzo bofonchiò delle scuse e, in tutta risposta, premetti con la punta del mio piede tra i suoi, chiedendo tacitamente l'accesso, nella speranza di poter aggrovigliare le mie gambe alle sue. Inizialmente non ci feci subito caso, probabilmente per via della sonnolenza che si stava facendo sempre più strada nel mio corpo, poi però mi accorsi di quel gesto così intimo e per un attimo me ne vergognai. Sbarrai gli occhi di scatto e arrossii, quando il ragazzo comprese ciò che volevo fare e racchiuse la mia gamba destra tra le sue, strofinando le sue scarpe contro la mia, come una specie di carezza. 

Tossicchiai imbarazzata e, rendendomi conto che gli altri sembravano essersi messi tutti a dormire, iniziai a sussurrare: "Scusami... È una cosa che di solito facevo sempre quando..." mi bloccai. Lo facevo sempre quando dormivo con Newt nella Radura, non sapevo il motivo di quella mia necessità, ma se non aggrovigliavo le mie gambe alle sue durante la notte, non riuscivo proprio ad addormentarmi. Lo avevo fatto anche in quelle poche volte che avevo dormito insieme a Stephen, nel periodo in cui avevo litigato con Gally e gli altri. Solo una notte avevamo dormito nello stesso letto per via di un incubo e della mia incapacità di riaddormentarmi da sola. 

Ma con Steph era diverso: lui era mio fratello, praticamente. Non avevamo un legame di sangue, certo, ma la nostra storia comune, le esperienze che entrambi avevamo vissuto e il nostro carattere compatibile erano bastati a sancire quel legame per sempre. Tuttavia, ora che applicavo quella mia abitudine su Gally, acquisiva una sfumatura del tutto diversa: sembrava quasi che il mio corpo lo avesse scambiato per Newt e avesse fatto quel gesto in modo innocente, spontaneo. Gally, al contrario di me, non sembrò così imbarazzato e si limitò a dirmi che non mi dovevo preoccupare e che andava bene così.

Chiusi nuovamente gli occhi e, ancora titubante, valutai più volte se sfilare la mia gamba dalle sue o se far finta di essermene dimenticata. Dopotutto sarebbe risultato ancora più strano se, dopo che mi aveva rassicurata che a lui stava bene, avessi ritirato quel gesto presa dalla vergogna. Non c'era nulla di cui vergognarsi, dopotutto, no? Eravamo solo amici.
Certo, due amici che dormono insieme. Mi rispose acida la mia mente. Se va bene con Stephen andrà bene anche con Gally. Non c'è nulla di cui vergognarsi. Le risposi interdetta, sentendo nascere del senso di colpa nel petto. Perché non c'è niente da nascondere, no? Solo amicizia, tutto qui. Come con Stephen.

The Maze Runner - LiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora